Che senso ha leggere oggi pagine scritte più di otto secoli fa? Quale significato può avere per noi sapere come e perché Guglielmo di Saint-Thierry e Bernardo di Chiaravalle accusarono Abelardo di aver elaborato e divulgato una Theologia nova e come e perché Abelardo abbia tentato di difendersi da questa accusa?
La vicenda si colloca in anni di trasformazioni molteplici e profonde, che potremmo definire di crisi, "di crescita". Era in questione il rapporto tra auctoritas e ratio, la possibilità di accostarsi alla sacra pagina con strumenti ermeneutici sempre nuovi, di valutare criticamente i contributi offerti dai Padri. Diverse e contrastanti furono le risposte della tradizione monastica da un lato e della nuova cultura delle scuole dall'altro.
Si trattava di fissare i limiti che regolassero le relazioni tra intellettuali e fede, di trovare e proporre i modi in cui il messaggio cristiano poteva e doveva calarsi entro strutture temporali, politiche e soprattutto culturali, conservando tuttavia la propria genuinità.
Sono problemi ardui, che ora, come allora, interrogano e coinvolgono nel profondo, mettendo alla prova il nostro vivere concreto, di uomini, nella storia. Problemi, mutatis mutandis, ancora attuali, che chi crede non può eludere. E giova non poco poterne leggere in pagine scritte parecchi secoli fa, perché da sempre la fede non ha vita autonoma, ma si incarna nel tessuto della vita collettiva, "nella storia".
La figura di don Primo Mazzolari (1890-1959) sta sempre più emergendo come una delle voci più significative del cattolicesimo italiano della prima metà del Novecento: i suoi scritti e le annate di "Adesso" (la rivista da lui fondata e in gran parte redatta) rappresentano ancora oggi un essenziale punto di riferimento per un'adeguata conoscenza del cammino della Chiesa italiana attraverso il nazionalismo, il fascismo, la Resistenza, la ricostruzione. Le pagine qui raccolte fanno il punto sull'insieme dell'opera mazzolariana, dalle passioni nazionalistiche degli anni giovanili alle intense e sofferte pagine di Tu non uccidere (1955), quasi suo testamento spirituale. Un'ampia ricognizione sull'ormai cospicua mole di studi mazzolariani consente di fare il punto sulla sua personalità e sull'eco che ha avuto in Italia l'opera, e soprattutto la testimonianza di vita, del parroco di Bozzolo.
"Giovanna Francesca Frémyot di Chantal è nota per lo più come la fondatrice, insieme a S. Francesco di Sales, dell'Ordine della Visitazione. Viene perciò spontaneo collegare la santità, riconosciutale dalla Chiesa, alla figura della religiosa. Giovanna Francesca è, però, una figura a tutto tondo e nella stessa Bolla di Canonizzazione è proposta alle donne come modello in tutti gli stati di vita. Tutta la sua esistenza è attraversata dal filo rosso della docilità eroica alla volontà di Dio, perfino quando questa le chiese il cambiamento di stato di vita. Proprio l'adesione piena, anche quando tormentata, al proprio ruolo nei diversi stati le consentì quello straordinario cammino interiore che la portò a un elevato grado di santità, unita a una profonda maturità umana e a una fecondità che supera i limiti della natura, rendendola splendidamente donna. Elisabeth Stopp ne ha ricostruito le vicende biografiche con "la sensibilità dello storico e la leggerezza del narratore. Giovanna di Chantal è sempre stata vista entro il fascio di luce di Francesco di Sales. In tal modo le si è tolto respiro e ci si è preclusi la possibilità di conoscerla appieno. Il libro della Stopp ha il grande merito di restituirci i caratteri peculiari di una personalità che risulta essere tra le più significative nel panorama spirituale della Francia secentesca." (dalla Premessa di Massimo Marcocchi)
TITOLO: «Tu non uccidere»
Mazzolari e il pacifismo del Novecento
DESCRIZIONE: Aprendo Tu non uccidere, don Primo Mazzolari aveva avvertito: «Ci siamo accorti che non basta essere i custodi del verbo di pace, e neanche uomini di pace nel nostro intimo, se lasciamo che altri – a loro modo e fosse pure solo a parole – ne siano i soli testimoni».
Più che un manifesto programmatico, il saggio (uscito nel 1955) rappresenta il compendio del pacifismo mazzolariano. L’impegno per la pace del prete cremonese si collegava, infatti, ad un originale percorso, non privo di tortuosità, dentro al quale il “bagno” nella storia aveva sollevato interrogativi brucianti, via via ricomposti in riflessioni destinate a trovare sintesi mai definitivamente compiute. Sotto questa lente interpretativa, la ricerca mazzolariana non rimase chiusa ai fermenti, pur contraddittori, che lacerarono la cristianità, ai quali anche il breve ma denso scritto fu debitore.
Questo volume rappresenta un tentativo per cogliere la “lezione” di un grande testimone della pace del Novecento.
COMMENTO: Una lettura innovativa del rapporto di don Primo Mazzolari e la politica della Pace tra la Prima Guerra Mondiale e il secondo dopoguerra.
SAGGI DI: Alberto Melloni, Guido Formigoni, Luigi Lorenzetti, Paolo Trionfini, Massimo De Giuseppe, Daniela Saresella, Lorenzo Bedeschi.
COLLANA: I Testimoni - Fondazione Don Primo Mazzolari n. 4
DESCRIZIONE: Il libro documenta, con la pubblicazione delle lettere della corrispondenza fra Eligio Cacciaguerra e don Primo Mazzolari, la storia di una profonda amicizia tra due anime fraterne, in un tempo di grandi tensioni ideali, come quello del secondo decennio del Novecento. È il periodo drammatico della prima guerra mondiale, a cui ambedue i protagonisti del carteggio partecipano: Eligio come ufficiale, don Primo come cappellano militare, incontrandosi sia nelle pagine della rivista «L’Azione» della Lega Democratica cristiana (1915-1917), sia nel fitto scambio di lettere di un epistolario di alta qualità spirituale e nello stesso tempo letteraria e culturale. Quando l’Italia entra in guerra, Cacciaguerra e Mazzolari, pur insofferenti del nazionalismo, risentono del clima accesamente patriottico e si schierano apertamente per l’intervento, un interventismo democratico, nel quale ha grandissima parte la cristiana solidarietà con i soldati al fronte. La realtà della guerra è filtrata da una sensibilità che la tensione mistica di quelle grandi anime ispira ed esalta: la sofferenza di uomini e popoli ha valore di espiazione e redenzione, e prepara, nelle doglie del parto, un mondo nuovo e purificato, alla cui edificazione anche i democratici cristiani porranno mano e non da ultimi. I documenti epistolari vengono collocati nel contesto degli articoli de «L’Azione» scritti dai due corrispondenti, e del Diario di don Primo Mazzolari, testi che svelano la personalità appassionata di questi confidenti spirituali e confortatori dei soldati al fronte. Emerge, come tema di fondo, l’auspicio che, dopo la fine della guerra, si verifichi un rinnovamento della società e anche della politica, che cominci dai cuori rinnovati dalla fede in Cristo.
COMMENTO: Un prezioso inedito delle lettere di Mazzolari sulla nascita della rivista «L'Azione».
DESCRIZIONE: È divertente giocare agli anagrammi, soprattutto se si tratta di esprimere il carattere di una persona. Che fortuna allora se è l’eroe stesso del gioco a incaricarsi della trasposizione del suo nome: c’è da scommettere che l’anagramma servirà a rivelarlo nell’intimo! È ciò che è successo a Francesco di Sales. Si divertì, un giorno, a creare il suo anagramma ed eccone il risultato: “FOI SANS DESCALER”, cioè fede integrale. Si sarebbe potuto scrivere questa frase come sottotitolo a questa opera. Ciò in cui credeva Francesco di Sales? Sì, ma molto semplicemente ciò che Cristo ha affidato alla sua Chiesa.
Per osare scrivere questo libro, bisognerebbe avere familiarità con la vita e il pensiero di Francesco di Sales e averne colto le più sottili sfumature. È il caso di André Ravier. Il suo Saint François de Sales (Édit. du Châlet) risale al 1962. Nel 1969 pubblica in «la Pléiade», le tre opere maggiori del «Dottore dell’Amore» dedicandogli una importante prefazione. Nel 1971, in «Bibliothèque de l’Académie Salésienne», Saint François de Sales et ses faussaires. Nel 1980, in «Bibliothèque européenne» (DDB), Lettres d’amitié spirituelle de saint François de Sales [S. Francesco di Sales, Lettere di amicizia spirituale, a cura di André Ravier, s.j. – Paoline, Roma 1984]. Infine, nel 1985, Éditions Nouvelle Cité, Un sage et un saint François de Sales [André Ravier, Francesco di Sales. Un dotto e un santo – Jaca Book, Milano 1986].
Il libro che presentiamo è il frutto di queste ricerche e di questo assiduo lavoro: vi si sente battere, vivo, il cuore di Francesco di Sales.
ANDRE RAVIER (1905-1999), bacelliere in filosofia nel 1922, entra nella Compagnia di Gesù e consegue la Licenza in Lettere a Grenoble. Dopo un anno di filosofia a Jersey viene licenziato in Filosofia dal P. Andrè Brèmont. Durante il servizio militare a Grenoble segue all’Università i corsi di J. Chevalier. Discute la tesi in Filosofia nel 1940.
Nel 1941 è Prefetto Generale del collegio di Lione. Dopo la Seconda Guerra Mondiale è nominato Provinciale dei gesuiti di Lione; è vicino a De Lubac e accoglie Teilhard de Chardin. Terminato l’incarico si dedica allo studio e a scrivere: s. Ignazio di Loyola, Claudio de la Colombière, s. Bruno, s. Francesco di Sales, s. Curato d’Ars, s. Colette ecc. La sua bibliografia conta almeno settanta titoli oltre ad articoli.
COMMENTO: La biografia spirituale di San Francesco di Sales e l'attualità del suo messaggio religioso per credenti e non.
DESCRIZIONE: Fu a partire dal 1937, cioè dall’anno in cui i Carmina Burana vennero musicati da Carl Orff, cultore di musica antica, che quelle produzioni poetiche e musicali divennero note al grande pubblico. La loro fortuna si impose nella cultura generale e nella coscienza collettiva sempre con le caratteristiche della gaudente e disinvolta spensieratezza, spesso allargata alla licenza e alla trasgressione.
Ma a ridimensionare la communis opinio circa il significato e le caratteristiche dei Carmina Burana esce ora questa sorprendente pubblicazione di Ugo Trombi, che ci colpisce sin dal titolo di per sé significativo: I Carmina Burana che non t’aspetti. Diciamo subito che si tratta di una raccolta poetica che proviene dal medesimo codice bavarese che contiene i più noti carmi gaudenti o licenziosi: ce ne parla il curatore stesso nel capitolo dell’Introduzione dedicato al Codice buranense. Tuttavia, la raccolta che qui viene presentata è composta da canti spirituali, corone e drammi sacri: ci mostra dunque un volto completamente diverso (e in questo senso sorprendente) da quanto universalmente conosciuto circa i Carmina Burana. Come il lettore potrà verificare, affiora da questa selezione una produzione di notevole valore spirituale, di tensione al sublime e alla purezza, alla semplicità e alla verità, non priva di qualche accento critico verso l’esercizio del potere all’interno della Chiesa.
(dalla Prefazione)
COMMENTO: La traduzione dei celebri canti di Carl Orff, che ne rivela il carattere spirituale e profondamente cristiano
UGO TROMBI, già docente di lettere latine e greche, ha pubblicato presso la Morcelliana: Inni preghiere cantici. Antologia di poesia latina cristiana dal iv al xiii secolo (2003); presso Graphital Edizioni: Poesia dall’Eremo. Antologia dei Carmina di Pier Damiani (2002); L’innario Paraclitense e i Compianti di Pietro Abelardo (2003); presso Città Nuova: Romano il Melode, Kontakia/1 (2007).
DESCRIZIONE: Quattrocento anni fa, da un piccolo paese, Olera, remotissima frazione bergamasca e tuttavia importante nodo di comunicazione con la Svizzera e la mittel-Europa, da umile famiglia, e da una condizione di inesistente istruzione e cultura, ricevette i natali Tommaso Acerbis: tanto semplice la sua origine quanto acuta la sua intelligenza, egli riuscì a infrangere ogni regola consuetudinaria del tempo e accedere a un minimo di istruzione. Il frate cappuccino bergamasco, quasi sconosciuto ai più, fu una "guida di anime", prova vissuta di amore cristiano fattivo: un temperamento singolare e contagioso nel patire ed agire condividendo il destino del suo prossimo, povero o ricco che fosse, con l’idea che ciascuno si rendesse veicolo di un progetto insostituibile, quello di Dio. Un uomo che, spinto da tanto ardore proprio "sulle strade", viaggiò molto e incontrò Papi e Imperatori, realizzando con la sua esperienza concreta il senso autentico della Riforma cattolica. Un paradigma del cristiano che vive ogni attimo come dono e memoria di un Altro, e il proprio sforzo come debole riflesso di una chiamata più alta.
In questo libro, con linguaggio piano, si tenta di restituire integralmente la personalità multiforme, l’impegno, la devozione e l’acume che ne resero l’opera Fuoco d’amore una delle letture preferite del Papa suo conterraneo, Giovanni XXIII.
Ambrogio Amati, giornalista professionista, è autore di Grazie, Papa Giovanni! (Editrice Ancora) e Maddalena, Maddalena (Edizioni San Paolo).
Laila Nyaguy ha pubblicato la favola Chi ha rapito Gesù Bambino (Edizioni Villadiseriane) e Quel treno da Fiume (Versiliana Editrice). Per le edizioni Kolbe, insieme a Paolo Mazzoleni, ha scritto Albano e il suo Santuario - un paese, un prodigio e la storia e Santuario Madonna delle Rose.
DESCRIZIONE: Questo volume intende offrire un primo bilancio delle ricerche promosse dalla Fondazione Ernesto Balducci per costruire una memoria critica. Per questo motivo si è voluto dedicare ampio spazio ai giovani, che talvolta non hanno nemmeno conosciuto Ernesto Balducci, ma che si sono confrontati con materiali inediti, lavori di archivio e ricerche originali; d’altro canto queste ricerche sono complementari a quelle degli studiosi che evidenziano i rapporti tra la vicenda balducciana e la realtà della Chiesa e della società italiana, per sottolineare le profonde relazioni e l’apporto conoscitivo e problematico che ne deriva. Ma, per una reale comprensione dei molti aspetti e risvolti di una realtà così complessa, a soli tredici anni dalla scomparsa di Ernesto Balducci, non si è voluto separare in modo assoluto la ricostruzione storica dalle testimonianze, che costituiscono anch’esse una fonte da comprendere e valorizzare storicamente.
L'autobiografia di uno dei protagonisti della storia politica della seconda metà del '900 in Italia, con la pubblicazione di importanti documenti e lettere. Luigi Gui, esponente di spicco della Democrazia cristiana, è stato più volte Ministro (in particolare della Pubblica Istruzione).
Nuova traduzione italiana degli "Inni della Chiesa" dell'intero ciclo liturgico, scritti in forma cantabile. Un libro di poesia e di canto, pensato per tutte le parrocchie, per i gruppi musicali di musica religiosa. Galdino Tagliabue è frate cappuccino a Brescia.