Il Cristo nel mondo è la prima traduzione in una lingua occidentale dell'omonima opera scritta a Parigi nel 1940, l'anno in cui l'anziano autore vive imprigionato nella gabbia di una salute molto compromessa e, peggio ancora, vive gli orrori della Seconda Guerra mondiale. L'intenzione che spinge Bulgakov a scriverla è del tutto originale: egli vuole difendere il nome di Dio Padre, Amore e Misericordia, di fronte al male delle infinite sofferenze umane causate dalle guerre, ma anche dalle malattie e da qualsiasi altra sciagura. Il risultato è una teodicea della verità cristiana su Cristo che, in quanto Figlio incarnato del Padre, si rende realmente presente ovunque vi siano un sofferente, un agonizzante o un morente, co-soffrendo, co-agonizzando e co-morendo negli e con gli esseri umani.
La vita di Giobbe, uomo giusto e dedito a Dio, viene scossa e turbata da diverse sciagure che si succedono rapidamente. Questi eventi mettono in crisi le sue certezze e la sua identità portandolo, dopo grandi sofferenze, a guardare la sua esistenza con occhi nuovi. In questo libro cerchiamo di riflettere sull’esperienza del dolore umano e sulla possibilità di conferirgli un significato, lasciandoci guidare dalla vita di Giobbe, dai momenti più bui e da quelli cruciali per la sua rinascita.
Biografia
Giuliano Franzan Teologo, Psicologo e Sessuologo. Lavora con coppie in difficoltà e segue diversi gruppi in un cammino di Fede, leggendo la Bibbia anche sotto l’aspetto psicologico. Segue diversi corsi per fidanzati sia in campo teologico che psicologico in Veneto e in Trentino. Ha pubblicato diversi articoli e due libri con la casa editrice Messaggero di Padova. È specializzato in problematiche di coppia e lavora come psicologo e sessuologo presso il suo studio privato a Bussolengo (VR).
Giulia Ciclamini. Psicologa. Lavora con bambini e adolescenti in difficoltà e con le loro famiglie. Sta portando avanti la formazione in sessuologia presso l’associazione A.I.S.P.A. di Milano. Segue diversi percorsi sul tema dell’educazione e dell’affettività rivolti a genitori ed educatori.Attualmente svolge l’attività di psicologa presso i suoi studi privati di Bussolengo (VR) e Lendinara (RO).
L’opera si presenta come cantiere aperto e sollecitazione per lavori futuri, condotti in modo inclusivo e comparato, perché le teologie possano arricchirsi reciprocamente. La fede oltre le religioni, la pluralità degli studi teologici con i suoi punti di arrivo, in continuo dinamismo, il decisivo lume dell’orizzonte verticale inclusivo nella rispettosa pluralità delle teologie in campo educativo, sono gli spazi di riflessione offerti dal volume. Giuseppina Battista richiama sovente l’opportunità di considerare i vari processi educativi e le teologie che li sostengono, come ‘processi educativi insieme’; insomma teologie delle confessioni cristiane e teologie che si rifanno all’esperienza di fede di Abramo, che possano essere ‘teologie insieme’ a servizio nel vasto campo dell’educazione. (Dalla presentazione di Sua Ecc.za Mons. Enrico dal Covolo)
Giuseppina Battista,
L’Autrice con lunghi anni di ricerca e di studio ha individuato nella pluralità delle antropologie e delle teologie uno spazio di straordinaria importanza per l’educazione che si apre alla trascendenza, colta nella pluralità delle riflessioni di teologia. Con l’attenzione alla ricchezza di questa pluralità, aperta allo scambio del dialogo e all’impegno della testimonianza di credenti, è nata l’idea e la realizzazione di questo volume. Un costante servizio educativo nella scuola statale e in varie Università Pontificie ha corredato il suo percorso di studiosa. Attualmente è docente invitata per il corso di Teologia dell’educazione presso la Università Pontificia Salesiana.
Il presente volume contiene due inediti in lingua italiana di due autori che hanno fornito un contributo all’approfondimento della riflessione filosofica e teologica sull’essere personale dell’uomo: Karol Wojtyla e Paul Ludwig Landsberg. Gli altri saggi costituiscono una prima raccolta del lavoro che un gruppo di giovani ricercatori e di docenti universitari di diversi Paesi (Brasile, Cile, Messico, Perù, Polonia, Svizzera, Belgio, Italia) sta svolgendo da diversi anni su questioni antropologiche e personologiche fondamentali. Si tratta quindi di un primo frutto di un lavoro comune. La peculiarità e l’organicità dei diversi contributi è garantita sia dal metodo di lavoro in cui l’amicizia e la comunione diviene intelligenza, sia dalla linea metodologica che è stata abbracciata e assunta e che intende proseguire l’antropologia e la personologia che nel secolo scorso è stata inaugurata da autori quali Romano Guardini, Edith Stein, Henri de Lubac, Karol Wojty?a, Hans Urs von Balthasar.
Questo percorso di riflessione ha lo scopo di rispondere ad alcune domande del nostro vissuto quotidiano. Il primo momento concerne la fondamentale questione del "senso" e le conseguenze del vuoto esistenziale che l'uomo oggi sperimenta: depressione, suicidio, anoressia, bulimia. Si affronta poi la grande domanda sulla sofferenza con la risposta cristiana su questo tema, in un mondo che sembra sempre più esorcizzare il dolore ed esaltare l'efficienza fisica. Infine, si esamina il tema della libertà umana deformata, spesso, da un erroneo esercizio nelle scelte attraverso cui, piuttosto che possedere se stessi, si diventa dipendenti: droga, alcol, fumo, gioco, sesso. Il testo, oltre alle analisi delle varie problematiche, offre una proposta sia di tipo terapeutico che di riscoperta della propria identità filiale nella relazione con Cristo.
In questo volume è riportata, tradotta, introdotta e commentata la riflessione sui "peccati di lingua", scritta in latino da Guilielmus Peraldus, frate dell'ordine dei Predicatori, vissuto nel XIII secolo in Gallia. Nell'introduzione viene presentata dal curatore la questione sui "peccati di lingua", nell'attualità e con alcuni importanti riferimenti storici; vengono poi proposti i tratti essenziali della vita e delle opere di fra Guglielmo Peraldo. Quindi il testo del trattato de peccato linguae (ultimo capitolo della Summa vitiorum, pubblicata nel 1236) è riprodotto nell'originale in lingua latina e in traduzione italiana. La prima parte del trattato offre i motivi per dover custodire la lingua. Nella seconda lunga parte vengono passati in rassegna ventiquattro peccati di lingua: per ogni peccato sono presentati i motivi per cui esso va detestato, evitato, represso; sta qui la struttura portante dell'opera. Infine, nella breve terza parte, si presentano alcuni rimedi contro i peccati di lingua.
Chi era Paolo veramente? Che cosa pensava del Nazareno e dei suoi seguaci? Che ruolo ha avuto nella chiesa nascente? E la sua vicenda – rispecchiata soprattutto nei suoi scritti – può dire qualcosa anche a noi cristiani e non, uomini e donne del XXI secolo cercatori di verità? L’intento di questo scritto è quello di cercare di rispondere a tali domande fornendo le nozioni basilari, le coordinate indispensabili per introdursi nel mondo di Paolo, l’apostolo delle genti, soprattutto facendo emergere le linee portanti del suo pensiero e della sua spiritualità.
Giuseppe Pulcinelli è docente di S.Scrittura nell’Università Lateranense, inoltre insegna materie bibliche nell’Università Gregoriana e nell’Università di Urbino. Ha pubblicato tra l’altro La morte di Gesù come espiazione. La concezione paolina (San Paolo 2007), e un commento alla Lettera ai Romani (San Paolo 2014). Fa parte dell’équipe dei formatori dei candidati al presbiterato per la diocesi di Roma.
Dall'elaborazione di questo pensiero è possibile rintracciare i tratti di una filosofia politica che assume il "metodo della libertà" e lo declina nei temi del costituzionalismo, del governo della legge, della sovranità limitata: l'idea di governo come dominio della legge e non degli uomini. Strumenti che possiamo mettere in relazione con i concetti classici della Dottrina sociale della Chiesa, quali la dignità umana, la libertà integrale, individuale ed indivisibile, la conseguente responsabilità della persona e l'ineludibile limitatezza della sua costituzione fisica e morale. Dunque, una filosofia politica che si presenta come una teoria delle istituzioni sociali proiettata verso un rapporto sempre più stretto con la storia del pensiero cattolico e con la sua moderna Dottrina sociale.
"Vale la pena, per un politico cristiano, anteporre il progetto culturale e la visione antropologica cristiana agli interessi dell'area politica di appartenenza? È un'utopia credere che si possa coniugare l'etica sociale con l'etica della vita e la fede con la ragione? Ha ancora senso parlare di principi non negoziabili?" Sono alcune delle numerose questioni che l'autrice ha voluto affrontare. Attraverso la sua esperienza di donna, madre, docente, volontaria e politica, Olimpia Tarzia ripercorre quanto avvenuto negli ultimi decenni nel nostro Paese -e non solo- nel dibattito sulla questione antropologica e sui temi etici e il loro rapporto con la politica. Le riflessioni che ne scaturiscono sono certamente utili per chi si accinge, da cristiano, ad impegnarsi in politica e per chi, già impegnato in tal senso, vuole trarre nuovo vigore nel suo vivere la dimensione politica come "la più alta forma di carità". Ma il libro intende anche suscitare inquietudine in chiunque, pur non direttamente coinvolto nell'azione politica, voglia capire, magari reagire e ?alzarsi in piedi'. La vita politica, considerata dall'autrice terra di missione, necessita di passione e coraggio, ma anche di competenze; da qui l'esigenza che ella ha colto di riportare nel testo fondamentali documenti del Magistero inerenti le tematiche affrontate, dal Concilio Vaticano II a Papa Francesco, che arricchiscono il libro con elementi di studio.
Sin dall'inizio del suo ministero petrino Francesco ha invitato con forza la Chiesa a promuovere e valorizzare la donna nella comunità ecclesiale e più in generale nella società: "È necessario - dice papa Francesco - ampliare gli spazi di una presenza femminile più incisiva nella Chiesa. Il genio femminile è necessario nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti [...] La sfida oggi è proprio questa: riflettere sul posto specifico della donna anche proprio lì dove si esercita l'autorità nei vari ambiti della Chiesa". "La Chiesa è donna" ha ribadito a più riprese il Santo Padre. Un monito che è stato accolto dalla Pontificia Università Lateranense con il progetto della pastorale universitaria "Donna, custode del Creato" rivolto a diciotto studentesse, religiose e laiche, che hanno completato la loro formazione in Sud America. Le studentesse, autrici del Volume, hanno svolto la loro ricerca affrontando e analizzando, con una solida e chiara base antropologica e teologica (in particolare quella del Concilio Vaticano II che ha valorizzato molto il profilo mariano, tanto «fondamentale e caratterizzante per la Chiesa quanto il profilo apostolico e petrino»), i molti volti e l'importanza della donna nella storia della Chiesa, in relazione alla sua vocazione del tutto peculiare a custodire i doni del creato.
Il tempo si è fatto breve. Vivere cristianamente nella postmodernità: Il tempo si è fatto breve: la citazione è tratta da 1Cor 7,29. L'attesa di un ritorno imminente di Gesù Cristo era un punto imprescindibile della fede dei primi cristiani (cfr. 1Ts 4,16-17; 1Cor15,51-52). La comunità protocristiana era tutta protesa alla parusìa, ovvero al compimento del tempo e della storia. Nel corso dei secoli questa attesa si è poco a poco affievolita e spesso oggi i cristiani non vivono più un rapporto con la vita eterna. Eppure la citazione neotestamentaria è ancora adatta, soprattutto per descrivere le società occidentali, schiave dell'accelerazione della storia e di un mutato rapporto con il tempo. Nella contemporaneità, caratterizzata da mezzi di trasporto sempre più veloci, sistemi informatici rapidi, relazioni saltuarie, affetti fugaci, il tempo si è contratto, da lineare è divenuto frammentato. Si vive in un immediato presente, dimenticando il passato ed il futuro. Il tempo: sebbene ciascuno vi sia inserito, appare difficile riuscire a definirlo e gestirlo. La sensazione di impotenza dinanzi ad una storia sempre più rapida e fugace, insieme ad una mutata (e confusa) fede in un aldilà, portano l'uomo ad una vita colma di impegni ma vuota di senso. L'autore cerca di coniugare la situazione contemporanea della percezione del tempo con la fede cristiana nella parusìa, indicando alcune strade percorribili secondo quattro ambiti pastorali: la persona, la famiglia, il lavoro, la Chiesa. Una ricerca teologico-pastorale affinché, nel crosso della quotidianità, ci sai spazio al kayros.
Il titolo di questo libro fa allusione ad una "chiamata", parola sovente utilizzata in teologia al punto di devenire banale. Ma le cose cambiano se si considera il contesto della parola e chi chiama. Il contesto, in questo caso, è legato allo statuto d'essere o, se si vuole, al tratto fondamentale dell'identità dell'uomo cristiano che implica una dignità assolutamente unica che nessuno in questo mondo può attribuirsi. Qui è in gioco lo spessore divino dell'uomo che dalle origini del mondo ha interessato la creatura umana fino a cadere nella trappola del diavolo, il quale, conoscendo bene i suoi desideri innati, le offre falsamente la possibilità di alzarsi da sola alla cima del divino. Dico "falsamente" perché la "chiamata" come la sua realizzazione ha, come già suggerito, bisogno di un di più che l'uomo può solamente ricevere, mai darsi. Ricevere da chi? Dall'unico uomo in questo mondo che è vero Dio, Gesù di Nazareth, il Figlio del Padre rivelato come Amore illimitato capace di far passare l'uomo, piccolo, allo stato d'infinitamente grande o, con le parole di Paolo, di "creature nuova", cioè di una "altra specie" di quella puramente terrena. Da questo dono scaturisce una vita morale che supera il puro umano e che prende i tratti essenziali dell'adorazione o del culto che si incarna in un servizio incondizionato verso i fratelli.
Velato di drappi di seta e d'oro l'ambone, ove erano saliti il Presule Romano coi padri e tenuto un discorso alla turba, viene infine dichiarata la lettera, dalle bolle appese a fili di seta, magnifico dono di letizia. Conteneva essa in verità, da principio, la data del Laterano ma il Presule volle che invece nella sua lettera fosse annotata la data in San Pietro: e il dono fu deposto sull'altare. Di testo non dissimile fu quella inviata alla basilica del Dottore delle Genti . Il 22 febbraio 1300 Bonifacio inaugurava con solennità il primo Giubileo della storia della Chiesa, soddisfacendo le richieste dei fedeli giunti a Roma "molto più numerosi del solito, in folte schiere". In circa un mese, tra il 17 gennaio e il 16 febbraio, Bonifacio fu in grado di far elaborare un nuovo concetto di Giubileo che superava quello della tradizione ebraica, che cadeva ogni 50 anni, e che innovava quello dell'indulgenza introdotto da Celestino V nel 1294. In questo mese fu stesa una prima versione della bolla - in forma epistolare -, poi trasformata nella versione definitiva. Quella versione, apparentemente scomparsa, come spesso accade agli scartafacci, viene ora pubblicata da Federico Canaccini in questo volume in cui ne illustra le vicende, mostrandoci anche la Roma delle taverne e dei pellegrini, conducendo il lettore lungo un appassionante viaggio nel primo giubileo della storia. Una postilla dantesca del prof. S. Marchesi (Princeton University), impreziosisce il volume.
“Nella consapevolezza che il Sinodo è un evento ecclesiale, come Pontificia Università Lateranense, abbiamo deciso di dedicare un corso di approfondimento alle istanze fondamentali della discussione del Sinodo sulla famiglia. Abbiamo voluto privilegiare gli studenti stessi in questa iniziativa, essendo loro il popolo vero che abita la nostra Università. Ci siamo voluti mettere in ascolto del “popolo”, questo “popolo di giovani”. Dalle lezioni e dallo studio e ricerca degli studenti coinvolti nel progetto è nato questo volume. Esso è ciò che in semplicità la Pontificia Università Lateranense ha voluto offrire ai lavori del Sinodo: la parola della stessa comunità studentesca, che orientata dal Magistero e dal contesto contemporaneo, ha tentato di elaborare non delle proposte, ma delle prospettive. Certi che anche a partire dalle spalle di un giovane il Vangelo si può capire e imparare a vivere meglio ogni giorno, sono felice di presentare queste pagine, che spero possano servire a guardare con più stupore il panorama dell’Amore di Dio Uno e Trino, di cui la famiglia è l’immagine più suggestiva”. Dalla presentazione di S. E. Mons. Enrico dal Covolo
"Introduzione alle scienze giuridiche e formazione giuridico-pastorale" nasce con l'intento di fornire un'adeguata e necessaria conoscenza del diritto, della sua evoluzione e delle sue implicazioni con gli altri rilevanti fattori sociali ed offrire al tempo stesso un valido strumento per la formazione giuridico-pastorale. L'opera è divisa in due parti, una prima parte volta a fornire gli strumenti e le chiavi di lettura necessarie per comprendere il complesso mondo del diritto: stato di diritto, concetto di giustizia, costituzionalismo, diritto naturale e positivismo giuridico, pluralismo sociale e pluralismo giuridico, la teoria della giustizia tra moderno e postmoderno. Una formazione soprattutto in ambito pastorale che voglia essere coerente ed efficiente non può sottrarsi dall'approfondire alcune tematiche, come il diritto di famiglia o la normativa in materia di immigrazione, ed è questo il motivo ispiratore della seconda parte. Vengono, tra gli altri, trattati temi come: il diritto di famiglia nel contesto internazionale ed europeo, in chiave comparatistica e con l'accento sui diversi cambiamenti e modelli odierni; la normativa in materia di ricongiungimento familiare; la complessa normativa in materia d'immigrazione in un quadro di riferimento internazionale ed europeo.
La metafora del prisma, impiegata per descrivere la realtà umana, ci ricorda che quest'ultima è plurale non solo nelle sue manifestazioni, bensì nel suo stesso essere, e suggerisce la necessità della ricerca dell'unità profonda dell'uomo, che nasce dalla sua peculiarità e specificità rispetto al mondo e a Dio. Tale ricerca non può essere affidata ad un solo ambito del sapere, ma deve coinvolgere approcci, metodologie, competenze diversificate e plurali e al tempo stesso capaci di dialogare fra loro soprattutto nel tentativo di una faticosa e difficile interdisciplinarità. Il tavolo di lavoro, che ha visto per più di un anno impegnati esperti e ricercatori di diverse discipline sulla domanda sull'uomo, offre ora un primo risultato delle ricerche e dei dialoghi, come contributo al cammino della Chiesa italiana sul nuovo umanesimo che si genera dalla fede in Cristo Gesù. Il percorso, che comincia con una riflessione teologica sul destino dell'uomo, ha assunto il "corpo" come dimensione a partire dalla quale pensare la persona nella sua integralità. Questa prospettiva si è quindi confrontata con quelle dell'etologia, delle neuroscienze, delle nuove tecnologie e della filosofia, concludendosi con un glossario che si auspica possa essere di aiuto al lettore per meglio comprendere ed interpretare non tanto il contenuto di un testo, quanto la propria realtà umana individuale e comunitaria.
Descrizione
Leone e Gregorio: due “grandi” pontefici a servizio della cultura. Ed effettivamente il loro pontificato ha segnato la vita della Chiesa e per alcuni aspetti anche quella della società civile. La presente opera racchiude alcune peculiarità dei due pontefici, tra le numerose che ancora oggi è possibile approfondire. L’esito di due simposi e la pubblicazione delle Concordanze dei due sacramentari che prendono il nome proprio da Leone e da Gregorio sono all’origine di un’ampia riflessione che permette di cogliere aspetti nuovi del loro pensiero e del loro operato, e insieme l’attualità di questi pontificati. Un’attualità che è più eloquente che mai qualora si prenda atto che numerosi testi usati nella liturgia oggi provengono da quei sacramentari (si pensi soprattutto all’attuale Missale Romanum). La ricchezza di queste opere, unitamente al patrimonio oratorio giunto fino a noi (si pensi ai testi presenti nella Liturgia Horarum) permettono di cogliere l’attualità di un pensiero che arricchisce il patrimonio di cultura cristiana che l’antichità ha “donato” alla perenne tradizione cristiana. Il confronto con i singoli contributi permette di sviluppare aspetti che i due pontefici – non per nulla hanno ricevuto il titolo di “grandi” – hanno saputo trasfondere nella complessa congerie che il popolo cristiano ha attraversato in quel loro tempo. Un esempio eloquente anche per l’oggi!
Biografia
Manlio Sodi
È professore ordinario emerito di liturgia, sacramentaria e comunicazione religiosa; è stato preside della Facoltà di Teologia dell’Università Salesiana e del Pontificium Institutum Altioris Latinitatis. Ha pubblicato opere circa la storia della liturgia, in particolare le fonti della liturgia tridentina e le concordanze dei più antichi sacramentari. Una delle sue opere più note è il Dizionario di Omiletica, riedito più volte e apparso anche in Brasile e in Polonia. Ha al suo attivo numerose collaborazioni con università italiane e straniere. È direttore della Rivista Liturgica e della rivista PATH della Pontificia Accademia di Teologia.
Mario Maritano
È professore ordinario emerito di patristica e storia della Chiesa antica presso l’Università Salesiana. Membro del gruppo di studiosi di Origene, ha coordinato per molti anni i “colloqui origeniani” facendo confluire l’esito nella pubblicazione degli atti che costituiscono un punto di riferimento importante per la comprensione e l’esegesi di Origene. Ha diretto per vari anni la rivista Theotokos, assicurando una cura editoriale e scientifica che ha permesso di tratteggiare pagine preziose circa la storia della mariologia nel primo millennio. La sua opera fondamentale è la Introduzione allo studio dei Padri della Chiesa.
Le riflessioni, qui contenute, propongono un'originale "teologia della vita cristiana" come un'esistenza da vivere totalmente nell'ordine dell'amore. L'esistenza cristiana scorre tra grazia ed esigenza. Poiché all'origine, e come forza che comprende in sé tutta la realtà, sta l'amore libero e gratuito di Dio, la morale cristiana è definita da Colui che amiamo perché Egli ci ama, si è fatto prossimo a noi, ci abita. Accogliere e vivere nella fede il dono del suo amore è la sorgente profonda della gioia di chi è alla sequela di Gesù. Le sette parti del volume evidenziano il percorso della riflessione: amo perché amato; corro per la via dell'amore; amo Dio l'unico Signore; amo e rispetto la creazione; mi prendo cura della persona; amo nella verità; per una vita buona in un mondo più bello.
Il re Davide, figlio di Jesse e nato Betlemme, è un personaggio chiave della storia ebraica. Dalla sua dinastia nacque Gesù. Di questo personaggio ripercorriamo alcuni aspetti della sua umanità, psicologia e spiritualità. Quello che colpisce di lui, fin dalla sua giovane età, è l'aspetto vocazionale che rovescia ogni nostro criterio di scelta. È Dio che lo sceglie per ricostruire, tramite percorsi tortuosi, un unico popolo: il suo. Questa figura, così lontana da noi, se accostata da diversi punti di vista, non finisce più di stupirci, ma in queste pagine ci si chiede perché questa personalità affascina ancora, pur non essendo esente da errori. E, nonostante tutto, qui riscontriamo una reciproca sintonia tra l'uomo e Dio. Di fronte ad una simile figura, l'uomo religioso o agnostico rimane perplesso. Queste semplici e brevi riflessioni, tentano di accostare Davide nella sua normalità, che lo accomuna a noi, e nella straordinarietà, che desta stupore. Un approccio umano, non certo dualistico, ma unitario ed olistico, che instaura legami di alleanza con Dio fino a diventare strumento di mediazione del suo popolo con Dio.
"il denaro deve servire, non governare". Con una delle sue sintesi omiletiche che ormai abbiamo ben imparato a conoscere e ad apprezzare, Papa Francesco non ha fatto che ribadire, in fondo, il primato dell'umana creatura su tutto quanto è stato creato per essere posto a suo servizio. In che direzione dobbiamo cercare, allora, la forma buona dell'uso del denaro? O, detto altrimenti, che relazione debbono avere l'economia e i sistemi economici in rapporto agli altri poteri e alle altre forze che determinano i sistemi sociali e la vita dei popoli? Quale dovrà essere il contributo specifico dei cristiani nella governance dei processi economici? Che ruolo, in particolare, deve occupare la politica, che così spesso ci appare succube e ancillare rispetto alle leggi del mercato e alle decisioni che esse le impongono? Sono queste alcune delle domande e delle tematiche oggetto dei lavori del Colloquio e alle quali ci si è accostati con un approccio interdisciplinare.