Per quattro secoli ha goduto il privilegio di essere lui il "vero" Matteo. Da quando Giovan Pietro Bellori, il biografo di Caravaggio, ne aveva accreditato l'identità, nessuno più ne aveva messo in dubbio le credenziali. Poi, a metà degli anni Ottanta del Novecento, alcuni storici manifestarono un dubbio amletico: chi è il "vero" Matteo che Caravaggio ha raffigurato nella Vocazione di San Luigi dei Francesi? Sarà l'uomo dall'aspetto ben curato, la folta barba, sontuosamente vestito, che sembra indicare se stesso rispondendo alla chiamata di Cristo; oppure è il giovane senza barba, la testa fìssa sul tavolo a contare i soldi, che sembra non accorgersi nemmeno dell'entrata di Gesù in scena? Questa seconda ipotesi è stata recentemente riproposta, e nonostante il dibattito svoltosi a metà degli anni Ottanta sia caduto ben presto nel dimenticatoio, l'idea che il "vero" Matteo sia il personaggio a capotavola, rimane suggestiva, ricca di spunti interpretativi e tutt'altro che peregrina. Si tratta di un caso di dissimulazione, non insolito per l'epoca di Caravaggio, oppure di un abbaglio critico? Questo libro raccoglie i testi principali del dibattito svoltosi negli ultimi trent'anni su questo caso, per lo più inediti in Italia. Presentazione di Maurizio Cecchetti.
Schegge dappertutto, rumori di macchine e motori, scomparsa del paesaggio umano. Ecco il "disastro" con cui si misurano due nomi tra i più grandi della cultura russa del Novecento. La civiltà delle macchine, la disgregazione del mondo e le avanguardie. La svolta avvenne nel 1914, con la mostra di Picasso a Mosca. Le avanguardie russe annunciavano un mondo nuovo, quello dell'uomo liberato dalla schiavitù del lavoro capitalista cui corrispondeva una liberazione spirituale incarnata dall'artista come prototipo dell'uomo nuovo. Picasso, esponendo le sue opere cubiste a Mosca, mostrava in realtà un mondo in frantumi, dove anche l'uomo usciva malconcio, privato del suo volto e della sua consistenza. La velocità e le scoperte scientifiche vincevano la tirannia del tempo, ma smontavano dall'interno lo stesso materialismo storico, quello che profetizzava la realizzazione di una società armoniosa e trasparente, sul modello del paradiso terrestre; a essere liquidato era anche il pensiero religioso dell'ortodossia, che al centro di tutto poneva la divinizzazione dell'uomo. Berdjaev e Bulgakov scrissero i due saggi raccolti in questo libro poco tempo dopo aver visitato la mostra di Picasso, e nella loro riflessione la "crisi dell'arte" è irrimediabilmente la crisi della rappresentazione del volto umano e la "perdita del centro" che ne deriva. Due saggi che anticipano la critica della modernità, come è stata sviluppata lungo il Novecento, da un pensiero che da Sedlmayr arriva fino a Clair.