Nel 1917 Albert Einstein tentava di capire che cosa fosse accaduto subito dopo il Big Bang. I suoi calcoli lo portarono a scoprire che l'universo è in espansione, secondo un'equazione che formulò insieme al concetto di costante cosmologica. Per anni Einstein definì queste conclusioni il suo «più grande errore». La scienza contemporanea, però, è riuscita a verificare non solo che l'universo, in effetti, si espande, ma perfino che la sua espansione non rallenta, bensì accelera. Spazzando via più di mezzo secolo di speculazioni, le teorie di Einstein sono state rivalutate, e la costante cosmologica è oggi la chiave di volta per rispondere alle domande più affascinanti sull'origine e il futuro del nostro universo. Amir D. Aczel, matematico di fama mondiale, ripercorre l'«odissea della scoperta» vissuta dalla mente più geniale del Novecento, trasformandola nell'entusiasmante racconto di come Einstein si avvicinò a sciogliere lo straordinario enigma della creazione. "L'equazione di Dio" è un viaggio fra teorie cosmologiche, ricerche astronomiche, fisica della gravità e dello spazio-tempo, capace di infondere in tutti i lettori, anche i non specialisti, il desiderio di capire i segreti dell'universo. E grazie a documenti, lettere e materiali inediti rivela i lati più intimi e gli aspetti più umani di Einstein, che con la sua equazione sognava di «conoscere almeno una parte dei pensieri di Dio». E che ebbe ragione anche quando era sicuro di essersi sbagliato.
Le origini dei numeri che usiamo, e dai quali dipende la nostra esistenza, sono state per secoli avvolte dal mistero. La storia comincia con il sistema cuneiforme babilonese, seguito più tardi dai caratteri dell'alfabeto greco e latino. Ma da dove provengono i numeri che usiamo oggi, quelli che vengono definiti indo-arabici? Per scoprirlo, Amir Aczel si è avventurato in territori inesplorati, attraversando l'India, la Thailandia, il Laos, il Vietnam e infine la giungla della Cambogia. Qui, finalmente, ha trovato il primissimo zero, il cardine del nostro sistema numerico, su una lastra di pietra che tanto tempo fa si trovava sulla parete ora ricoperta di viticci di un tempio del VII secolo in rovina. L'odissea di Aczel è accompagnata da una serie di stravaganti personaggi: accademici in cerca della verità, avventurosi esploratori della giungla, uomini politici sorprendentemente onesti. Alla fine, tutti contribuiranno a rivelare il luogo nel quale sono nati i nostri numeri.
Al furore iconoclasta del cosiddetto Nuovo Ateismo, che vede nella scienza la sua più potente alleata in una moderna crociata contro Dio, Amir Aczel ribatte che una sobria disamina delle più prestigiose teorie, dal Big Bang ai quanti, dalla relatività alla sintesi tra evoluzione e genetica, per non dire delle escursioni della matematica nel campo dell'infinito, porta a conclusioni di tutt'altro segno: il pensiero scientifico né dimostra l'esistenza di una qualche divinità né la confuta. Il che lascia aperta la questione della complessa relazione tra fede religiosa e ragione scientifica, in un clima di mutuo rispetto e tolleranza. C'è ancora spazio, dunque, per l'interrogazione a un tempo filosofica e teologica sul creatore del mondo. Quella che invece appare desueta e dannosa è ogni pretesa neo-fondamentalistica, compresa quella di un ateismo non meno perentorio e dogmatico dell'interpretazione letterale di qualsiasi rivelazione.
Cavalli, bisonti, tori: si dispiegano su pareti di roccia situate in caverne sotterranee pressoché inaccessibili. Chi ha eseguito, nelle grotte preistoriche in Francia e in Spagna, questi straordinari disegni e perché?
Aczel, brillante divulgatore scientifico di fama internazionale, accompagna il lettore in un viaggio nel passato per scoprire che cosa possono rivelare le antiche pitture rupestri sulle origini del linguaggio, dell’arte e del pensiero umano.
L'autore
Amir Aczel insegna Storia della scienza alla Boston University. Nella collana Scienza e idee ha pubblicato Entanglement (2004), L’enigma della bussola (2005) e Chance (2005).
Sembra incredibile che una minima azione su una particella abbia immediatamente effetto sulla particella gemella anche se questa è stata spedita a un universo di distanza. Eppure, questa straordinaria proprietà sembra una caratteristica ineliminabile della teoria della fisica più accreditata e potente di cui oggi disponiamo: la meccanica quantistica. Nota con il termine tecnico di "entanglement", un intreccio tra particelle, costituisce la sfida maggiore per fisici e filosofi da quando Werner Heisenberg cominciò a scandagliare i misteri dell'infinitamente piccolo.