Malgrado tra le opere di Kierkegaard sia una delle più ardue e difficili da interpretare, sorprendentemente Timore e tremore è anche una delle più popolari, lette e commentate. Avvinto dal pathos lirico con cui Johannes de silentio, lo pseudonimo firmatario dell’opera, rielabora poeticamente la “magnifica” storia di Abramo caricandola di attese vitali, spesso il lettore quasi non si avvede della complessità dei nodi teorici che fanno da sfondo alla ripresa della sua vicenda. Alcuni di questi, come quello della comprensione e narrazione del passato o quello del rapporto tra mondo reale e mondo ideale, tra poesia, pensiero e vita, o, ancor più, quello celebre della “sospensione teleologica dell’etica” rivestono ancor oggi un grande interesse e si trovano riproposti nei più diversi contesti narrativi e disciplinari. Il presente volume si propone di analizzarli e discuterli, restituendoli al loro problematico quanto ineludibile contesto – quel “nuoto mistico nell’esistenza” che Abramo, il cavaliere della fede, realizza nella sua affascinante e inquietante storia.
Come può essere reintrodotto il cristianesimo in un mondo che, pur presumendo di essere cristiano, è ormai profondamente scristianizzato? Come possono gli spirituali valori cristiani, in contrasto con l'uomo naturale, trovare accoglienza nella materialistica società moderna? La risposta di Kierkegaard è netta e radicale: non si deve mercanteggiare né ribassare per rendere accetto o attuale il messaggio di Cristo, che ha senso soltanto nella sua purezza e integrità. Le categorie del paradosso, dello scandalo, della contemporaneità e della sequela elaborate dal filosolo danese mirano con precisione a questo obiettivo. Nel suo essere rilettura interiore della tradizione e insieme ripensamento intorno a ciò che più radicalmente fa di ciascun uomo un singolo, l'interpretazione kierkegaardiana del cristianesimo tuttavia non solo propone, come scrisse Hannah Arendt, l'unico modo in cui sia possibile un'odierna autentica esistenza religiosa, ma pone anche problemi ineludibili per chiunque voglia essere uomo.
Come ha potuto quest'ebrea di appena ventisette anni, resistere dentro ai campi di concentramento alla violenza che abbrutisce e uccide? Il saggio chiarisce i successivi momenti di questo cammino di costruzione di sé: gli incontri, le amicizie, le letture e le prove attraverso cui è maturato fino a sciogliersi in un inno di lode alla vita.
Consegnare la Shoah al puro accadimento naturale, integrandola nel corso della storia come uno dei tanti tragici eventi, significa implicitamente ammettere che il tempo può rimarginare tutto e rimettere ogni peccato. Eppure, proprio nel momento più buio di questa storia alcuni uomini e donne, come Hillesum, Arendt, Jonas, hanno dato una risposta forte esigendo che questo evento sia per sempre custodito per ogni possibile riflessione di natura etica, religiosa e metafisica. Il libro comprende, tra gli altri, contributi di Alberto Melloni, Pier Vincenzo Mengaldo, Umberto Galimberti, Giancarlo Gaeta.
La dichiarazione universale dei diritti dell'uomo fra utopia" e "prassi". "