I catechismi in lingua indigena prodotti dai gesuiti in America Latina tra la seconda metà del Cinquecento e la prima metà del Seicento sono un ricchissimo e insospettabile osservatorio sull'incontro e lo scontro tra le culture nel primo periodo dell'impresa coloniale dell'Occidente, quando la confessione e l'esame di coscienza diventano centrali nel nuovo modello missionario.
Ben presto le lingue locali si rivelano particolarmente problematiche e inadeguate a progetti di conversione e di civilizzazione, poiché - secondo i gesuiti e in prospettiva missionaria - esse sono prive di concetti e categorie grammaticali, retoriche, teologico-politiche e metafisiche. Tutto ciò rende necessario produrre una «lingua generale» per intraprendere la comunicazione e la traduzione del messaggio evangelico e delle sue categorie linguistiche occidentali con il minor numero possibile di malintesi. La costruzione di questa lingua, il Tupì, detta anche «greco della terra», si realizzerà attraverso due apparati esterni alla cultura indigena: la struttura grammaticale latina e i modelli di discorso proposti dai catechismi iberici.
L'AUTORE
Adone Agnolin insegna Storia moderna e Storia delle religioni all'Università di San Paolo, in Brasile. Tra le sue pubblicazioni: O Apetite da Antropologia. O sabor antropofágico do saber antropológico: alteridade e identidade no caso tupinambá (Associação Editorial Humanitas, 2005); Jesuítas e Selvagens: A Negociação da Fé no encontro catequético-ritual americano-tupì (séculos XVI-XVII) (Humanitas, 2007); e História das Religiões: perspectiva histórico-comparativa (Paulinas, 2013).