Capolavoro fondante della letteratura mondiale, la "Commedia" è opera di inesauribile potenza fantastica. La descrizione dantesca dell'Inferno ha forgiato il nostro immaginario: quella cavità buia, in cui ristagna un'aria fosca attraversata da lamenti è, per i lettori di oggi come per quelli di oltre sette secoli fa, il luogo elettivo del male. Mentre scendono da un girone al successivo Dante e Virgilio si imbattono in una galleria di personaggi capaci di imprimersi a fuoco nella memoria: la passionale Francesca da Rimini, l'orgogliosa eresia di Farinata degli Uberti, la curiosità insaziabile di Ulisse, il conte Ugolino e la sua atroce storia. Canto dopo canto, il viaggio del pellegrino Dante verso la salvazione ci conduce nel centro congelato della terra, all'origine del male, per uscire infine a riveder le stelle. Il commento di Bianca Garavelli offre un prezioso approfondimento e scioglie i passaggi più complessi. Ogni canto è introdotto da una presentazione ispirata ai riassunti introduttivi della "Commedia" "secondo l'Antica Vulgata".
"La Monarchia temporale, che chiamano 'Impero', è dunque il principato di uno solo e al di sopra di tutti, nel tempo ovvero in ciò e sopra di ciò che ha dimensione temporale. Ora intorno ad essa sorgono tre principali questioni: in primo luogo appunto sorge la questione, se essa sia necessaria al buono stato del mondo; in secondo luogo, se il popolo romano abbia rivendicato a sé di diritto l'ufficio di Monarca; e in terzo luogo, se l'autorità del Monarca dipenda da Dio immediatamente oppure da un ministro o vicario di Dio." È Dante stesso a porre le questioni dottrinali che intende affrontare nel suo trattato. Forme e lingua - il latino - sono quelle tradizionali della trattatistica; rivoluzionarie invece le tesi sostenute, quelle "intemptate veritates" che fanno della "Monarchia" l'"espressione dottrinale del problema del dualismo permanente e della tensione concorrenziale tra due poli, lo spirituale e il temporale". Si tratta di "un'opera che nella tradizione giuridico-politica europea condensa in modo originale, per rielaborarlo in chiave rivoluzionaria, un ampio retaggio d'idee e di dottrine", come afferma Diego Quaglioni, noto studioso di diritto medievale, cui si deve il commento.
Maestosa conclusione del viaggio del Poeta nell'Aldilà, sfolgorante esempio di poesia in grado di esprimere l'inesprimibile, il Paradiso stupisce ancora oggi per le invenzioni linguistiche e la vertigine intellettuale in cui immerge il lettore. Nella sua ascesa attraverso i cieli dei beati, Dante diventa testimone dell'armonia perfetta che permea il Paradiso, arrivando a creare una lingua "trasumanata" per esprimere la bellezza assoluta dell'"Amor che move il sole e l'altre stelle". Le magiche apparizioni che popolano le sfere celesti trovano qui un interprete d'eccezione in Moebius, maestro del fumetto contemporaneo capace di tradurre l'estasi mistica della cantica nel susseguirsi di figure fantastiche e coreografie immaginifiche. Introduzione di Bianca Garavelli.
L'ingresso nella "selva oscura", l'incontro con Virgilio, Caronte "con occhi di bragia", l'amore tragico di Paolo e Francesca, il monito di Ulisse a "seguir virtute e canoscenza": a settecentocinquant'anni dalla nascita del Poeta, l'"Inferno" dantesco, mantiene intatta tutta la sua visionarietà dirompente. Scandita dal ritmo serrato delle terzine, la vertiginosa discesa agli Inferi di Dante rappresenta un'ineguagliabile metafora in versi della condizione dell'uomo, destinato a smarrirsi tra errori e angosce prima di poter tornare "a riveder le stelle". In queste pagine i versi del Sommo poeta trovano una trasposizione di grande impatto nelle figure inquiete e allucinate di Lorenzo Mattotti, grande "romanziere per immagini" del nostro tempo. Introduzione di Bianca Garavelli.
Dopo essere emerso dall'oscurità e dalle sofferenze dell'Inferno, Dante è pronto a proseguire il proprio incredibile cammino da vivo nell'Aldilà, entrando "in quel secondo regno / dove l'umano spirito si purga / e di salire al ciel diventa degno". Regno dell'espiazione e dell'avvicinamento a Dio, il Purgatorio dantesco è un luogo di pentimento e di speranza, in cui il Poeta dà voce al coro delle anime impegnate nel lungo percorso di purificazione, straordinaria incarnazione poetica e teologica della contraddittoria tensione tra ricordo della vita terrena e desiderio di salvezza. Tappa centrale del capolavoro dantesco, il Purgatorio è qui arricchito dalle illustrazioni del celebre artista statunitense Milton Glaser: le sue tavole, vibranti di malinconica dolcezza, cristallizzano l'atmosfera di attesa e sospensione che attraversa la seconda cantica. Introduzione di Bianca Garavelli.
Riprodurre in prosa i versi di Dante è più incisivo che farne la pur utile parafrasi. Perché "spiega" il testo con un'espressività e una cadenza più simili a quelle della poesia. Così che la si può apprezzare con più calma nei suoi aspetti formali, che possono essere meglio approfonditi. I due testi che sono stampati in parallelo spingono anche a valutare in quello ammodernato le soluzioni lessicali, sintattiche e stilistiche: discuterle e integrarle è un modo di studiare la Divina Commedia. Grazie a Dante l'idioma italiano è nato adulto. Perciò la prosa moderna è singolarmente affine alla lingua del poema "antico". Ed è facile fare entrare chiunque capisca l'italiano d'oggi nel mondo poetico e morale di Dante: il più suggestivo e formativo concepito nella storia della cultura occidentale. Un mondo da proporre specie ai giovani e a chi, forestiero, ha però appreso l'italiano.
Cento canti di altissima poesia: la "Divina Commedia" è il capolavoro della letteratura italiana, l'opera immortale del nostro sommo poeta, commentata in questa edizione - che riproduce il testo critico secondo l'ultima vulgata stabilita da Giorgio Petrocchi. Il primo a definire "divina" la "Commedia" di Dante fu Boccaccio; il titolo "Divina Commedia" risulta per la prima volta in una edizione del 1555. Il senso del viaggio dantesco nell'Oltretomba può essere rintracciato nella discussa "Epistola" a Cangrande della Scala - al quale l'autore dedica il "Paradiso" - in cui Dante spiega di aver voluto mostrare agli uomini che l'unico modo per elevarsi dalla loro condizione di peccatori e per conquistare la verità e la salvezza è quello di affidarsi al retto uso della ragione. Introduzione di Italo Borzi.
Se l'Inferno è la cantica più drammatica, rutilante e movimentata, nel Purgatorio, l'unico regno oltremondano non eterno, predominano i toni elegiaci, i colori tenui della mestizia e del dolore che redime. Dal coro dolente e sospiroso dei peccatori che sono disposti sulle sette balze di una montagna dominata dal paradiso terrestre, non emergono più i lividi simboli della disperazione perenne, ma rassegnate e come velate creature che il poeta disegna affettuosamente.
Nell'atmosfera immateriale del "Paradiso" si stemperano, tra visioni ineffabili ed estatici rapimenti, i gorghi tumultuosi della natura umana. E la cantica di Beatrice, ormai beatificata, guida amorosa e teneramente sollecita dei misteri di Dio. Ma è anche la cantica del riscatto del poeta: la sorte personale di Dante raggiunge finalmente la catarsi. A lui, vittima dell'ingiustizia e dei disordini degli uomini, spetta il compito di rivelare le verità divine e il futuro avvento di un mondo giusto. Le invettive, le polemiche, le dure condanne di uno spirito forte si placano nell'ardore profetico, nella consapevolezza di una pace meritata, di una missione compiuta, di una pienezza raggiunta.
Questo volume, che raccoglie la produzione di Dante esule, si apre con il Convivio, frutto della "conversione" alla filosofia, primo impegno intellettuale dopo l'esilio e massimo sforzo dottrinale prima della Commedia. Segue la Monarchia, trattato in prosa latina di argomento storico-politico in cui si affronta il tema della necessità di una monarchia universale che unifichi sotto il suo dominio tutta l'Europa. Le Epistole, frammenti di un epistolario che non fu mai raccolto, ma importante testimonianza di una meditazione su temi e fatti che maturano nei tempi lunghi dell'esilio. Infine le Egloge, corrispondenza poetica con Giovanni del Virgilio, l'ultima opera di Dante e la sua prima e unica prova di poesia latina.