L'attenzione dell'autore per la religione e la sua storia è maturata nell'incontro con le lezioni di Angeli Brelich negli anni 1959/1960 e si è nutrita poi di costante riflessione e di numerose letture. Tra queste un posto importante hanno avuto le opere di Mircea Elice e di Ernesto de Martino, ma anche quelle di filosofi diversamente orientati come Kierkegaard e Fauerbach. E come per un dovere civico che egli ha sentito di voler riversare il sapere così acquisito in un linguaggio accessibile ai giovani che vivono oggi in un mondo attraversato da conflitti religiosi e da un uso spesso improprio della religione.
Pur avvalendosi di tale linguaggio che si rivolge direttamente ai più giovani, il libro può incontrare interesse degli adulti. In particolare di genitori che cerchino come rispondere alle domande sulla religione che i figli rivolgono loro ma più ancora insegnanti che si trovano oggi a confrontarsi con la compresenza di più fedi nella classe.
Il libro si sofferma sulle principali ideologie del Novecento e mostra come esse si presentino come nuove e capaci di operare cambiamenti, ma in realtà esprimano ripetitivamente il bisogno di fingere il nuovo, approdando su posizioni che inizialmente avevano affermato di sovvertire. Il saggio tende però anche a individuare nelle pieghe di questo movimento ripetitivo un percorso di emancipazione dal bisogno di riproporre la finzione del nuovo e ne segnala le possibili implicazioni pratiche soprattutto per quanto riguarda il problema della sanità psichica.