Questa ricerca intende affermare la continuità del pensiero del Campanella, negata dalla maggior parte della letteratura critica, e l'impossibilità di applicare alla sua dottrina un'esegesi riduzionista a carattere immanentistico; e ciò attraverso l'analisi del rapporto Dio/natura che, più di ogni altro, consente di certificare l'unità speculativa della sua produzione, aliena da suggestioni deiste, materialiste o eterodosse, ed in linea con le istanze del cristianesimo, o meglio, come sovente si esprime l'Autore, con il cattolicesimo romano, scuola di Dio in terra. A tal proposito, si è proposto un itinerario volto a rilevare fin dall'inizio la sistematicità della filosofia dello Stilese, privilegiando il punto di vista teoretico per far emergere le caratteristiche essenziali del suo pensiero, unitamente all'originalità delle sue posizioni speculative, nella consapevolezza che soltanto un'indagine rigorosa e puntuale sia in grado di strapparlo da quell'oblio a cui da troppo tempo la sua statura di filosofo sembra condannata. Considerato l'oggetto di questo studio, filosofia della natura, metafisica e teologia risultano, pertanto, strettamente collegate, giacché pongono in atto un processo di elevazione che dalla comprensione e contemplazione della sapienza divina diffusa nelle cose conduce l'uomo alla cognizione della prima Potenza, della prima Sapienza e del primo Amore costituenti l'Ente sommo, cioè Dio.
Il tema del sangue dell'alleanza è una chiave di lettura efficace della teologia matteana per comprendere l'idea della remissione dei peccati compiuta da Gesù Cristo. Il Primo Vangelo infatti è l'unico a vedere associati, nella formula delle parole sul calice di Mt 26,28, i concetti di alleanza, remissione dei peccati e aspersione del sangue. La stessa teologia sulla liberazione dai peccati appare sin dalle prime righe di Matteo, in 1,21, dove il nome di Gesù viene legato alla salvezza del popolo dai suoi peccati. Il sangue compare poi nella parte conclusiva del vangelo. La questione dell'alleanza è molto presente nella recente ricerca teologica biblica. A partire dall'affermazione della Dei Verbum sull'unità dei due testamenti, e dalla considerazione che "Cristo ha fondato la Nuova Allenaza nel suo sangue" (DV 16), si è giunti a formulare ipotesi diverse sulla reciproca relazione tra Prima (Antica) e Nuova Alleanza. Nel Vangelo di Matteo non appare il concetto di nuova alleanza nelle parole sul calice, mentre altrove nel Nuovo Testamento la "novità" dell'alleanza in Gesù viene espressa. La ragione di questa assenza non è stata ancora esaurientemente toccata a riguardo del Primo Vangelo, e viene perciò affrontata da vicino in questa ricerca. Il lavoro prende l'avvio dalla Wirkungsgeschichte dei testi e dei temi oggetto della tesi, per poi spostarsi all'indagine esegetica e teologica dei capp. 26-27 del vangelo.
"Il tema stesso dell'opera e la sua attualità è un ulteriore motivo di interesse. I disturbi alimentari sono un fenomeno relativamente recente, una malattia sociale, concentrata nel mondo occidentale, spesso oggetto di studi sociologici e servizi clamorosi nei mass-media. Si tratta inoltre di un problema che tocca altri temi rilevanti: il ruolo della donna nella società, la formazione dell'identità personale, l'influsso della pubblicità. La genesi e il percorso dei disturbi alimentari presentano dunque una sfida ai giudici ecclesiastici, impegnati nella ricerca della verità ed in fedeltà alla dottrina cattolica sul vincolo matrimoniale. Il perito ed il giudice debbono muoversi su di un comune terreno antropologico, cioè su di una visione dell'uomo equilibrata e realista, che rifugga i facili ottimismi come ogni pessimismo paralizzante: questo dovrebbe poter permettere una comunicazione tra i vari saperi tale da rispettare i propri campi di conoscenza e le specifiche metodologie, per riconoscere l'essenza e le proprietà del matrimonio, identificando i parametri (a volte anche non precedentemente esplicitati) di un'eventuale incapacità...". (dalla Prefazione del R. P. Michael Hilbert, S. J.).