Bauman esplora in questo saggio come la cultura contemporanea si atteggi davanti al tabù della morte, come la consapevolezza del morire porti a elaborare determinate strategie di vita. Una prima strategia individuata dall'autore consiste nella "decostruzione della morte", ossia nello spostare l'attenzione dalla morte alle sue cause (malattie, incidenti), che sono sempre contingenti, evitabili, razionalmente aggredibili. In un certo senso, nella società contemporanea non si muore, si è uccisi da qualcosa. Una seconda strategia consiste viceversa nella "decostruzione dell'immortalità", ossia nell'annullamento dell'idea di eternità in un presente fatto di momenti, dove transitorio e duraturo si confondono, dove prima e dopo, storia ed eterno non contano più.
Qual è il ruolo dell'educazione in un tempo che ha smarrito una chiara visione del futuro e in cui l'idea di un modello unico e condiviso di umanità sembra essere il residuo di un'era ormai conclusa? Quale ruolo dovrebbero rivestire gli educatori ora che i giovani vivono una profonda incertezza rispetto al loro futuro, i progetti sono diventati più difficili, le norme tradizionali sono meno autorevoli e flussi sempre più cospicui di persone hanno creato comunità variegate in cui diverse culture si ritrovano a vivere vicine senza più essere unite dalla convinzione che l'altro verrà prima o poi assimilato alla "nostra" cultura? Posti di fronte alle sconcertanti caratteristiche del nostro mondo liquido moderno, molti giovani tendono a ritirarsi - in alcuni casi nella rete, in giochi e relazioni virtuali, in altri casi nell'anoressia, nella depressione, nell'abuso di alcol o droghe - nella speranza di proteggersi così da un universo oscuro e vorticoso, altri si lanciano in forme di comportamento più violento. In questo breve libro Zygmunt Bauman, qui in conversazione con Riccardo Mazzeo, riflette sulla situazione dei giovani d'oggi e sul ruolo dell'educazione e degli educatori.
L'Europa, la sua identità e i flussi migratori, le nuove forme di potere e di distribuzione della ricchezza, le paure e le ansie generate dalla globalizzazione. Ma anche la speranza in un futuro di integrazione possibile, e in un equilibrio fra il centro e la periferia del mondo. Un mondo che è sempre in movimento, inafferrabile, "liquido", sospeso fra l'individualismo e l'orizzonte comunitario. Nel suo intervento al festival Uguali_Diversi di Novellara (Reggio Emilia) Zygmunt Bauman, un sociologo d'eccezione - ma sarebbe meglio dire "il sociologo" - ci spiega in poche, chiarissime parole perché siamo divorati dalle incertezze e dalle paure. E comprenderle è già un primo passo per superarle.
«Quando gli elefanti litigano, povera l’erba…». In altre parole, quando lo Stato e il mercato litigano, poveri voi...
«Nella modernità liquida raramente una cosa mantiene la sua forma abbastanza a lungo da ispirare fiducia e da solidificarsi in affidabilità. Camminare è meglio che rimanere seduti, correre è meglio di camminare e fare surf è ancor meglio di correre». La tempesta perfetta provocata dall’attuale tsunami finanziario si è abbattuta sulla società liquida di consumatori che aspettava soltanto una nuova onda su cui ‘surfare’. Ad andare in pezzi è l’utopia dominante di questi anni, quella che vedeva il dominio di un mercato capace di autoregolarsi, in cui esisteva soltanto un contatto armonioso tra chi vende merci e chi le acquista. Una fede che assegnava al credito al consumo un ruolo ‘magico’, finanziando tutti senza alcuna precauzione, declassando lo Stato semplicemente a garante della fluidità di questo scambio. Lo stesso è avvenuto per la cultura il cui slogan è diventato «massimo impatto e obsolescenza immediata»: le idee si sono trasformate in merci da accatastare sugli scaffali di un supermercato globale dove devono attrarre l’attenzione dei consumatori immediatamente ed essere sostituite in pochissimo tempo. Nella fase ‘solida’ della modernità un sistema culturale doveva offrire norme rigide e narrazioni coerenti alle quali conformarsi, nei nostri tempi liquidi, all’opposto, suggestioni ed emozioni che seducono e non implicano obblighi e responsabilità. Una massa di informazioni e di sapere colorata e affascinante, pronta a soddisfare bisogni sempre più parcellizzati ed individuali, in cui non esiste una gerarchia centrata sull’importanza e la qualità. Zygmunt Bauman, con la consueta chiarezza e grazie all’uso di metafore potenti, mostra come la crisi attuale non riguardi soltanto l’economia, ma la capacità stessa della nostra società di trasmettere conoscenza e valori attraverso l’educazione. Una sfida incomparabile con quelle del passato e destinata a segnare il nostro futuro: «l’arte del vivere in un mondo più che saturo di informazioni deve essere ancora acquisita. E ancor di più lo deve la ben più difficile arte di educare gli esseri umani a questa vita».
En nuestra sociedad individualizada todos somos artistas de la vida, ya sea por propia elección o por imperativo social. Y esto es así lo creamos o no, nos guste o no. Esta sociedad espera de nosotros que dediquemos nuestros recursos y capacidades a dar sentido y dirección a nuestras vidas, aunque para ello no tengamos las herramientas y materiales de los que sí disponen los artistas en sus estudios para concebir y ejecutar su obra. Y somos alabados o censurados en función de los resultados que obtenemos, por lo que hemos conseguido o no, por aquello que alcanzamos y perdimos.
En esta nueva obra, Zygmunt Bauman realiza una brillante descripción de las condiciones en las que elegimos cómo queremos vivir y de las limitaciones que pueden imponerse a dicha elección. Por último, pero no por eso menos importante, nos ofrece un estudio sobre las maneras en que nuestra sociedad, la sociedad líquida e individualizada de consumidores, influye (aunque no determina) la manera en que construimos y narramos nuestras trayectorias vitales.
Smantellata gran parte dei limiti spazio-temporali che delimitavano le potenzialità delle nostre azioni, non possiamo più ripararci dalla ragnatela della dipendenza globale. È questa la situazione in cui, volenti o nolenti, portiamo avanti oggigiorno la nostra storia comune. Anche se molto - forse tutto o quasi tutto - in questa storia in divenire dipende dalle scelte umane, le condizioni in cui tali scelte vengono fatte non sono a loro volta soggette a scelta. Si può essere "favorevoli" o "contrari" rispetto alla nostra interdipendenza planetaria, ma sarebbe come dire di essere a favore o a sfavore della prossima eclissi solare o lunare. Acconsentire od opporsi, però, alla forma squilibrata che la globalizzazione della condizione umana ha assunto fino a questo momento, questo sì che può fare una grande differenza.
Il diritto, l'economia, la cultura, la politica, la religione, i sentimenti al tempo nostro e secondo Bauman.
Un esempio tra i tanti delle nostre esistenze: nel 2006 solo negli Stati Uniti sono stati eseguiti undici milioni di interventi cosmetici. La pubblicità tipica di una clinica di chirurgia cosmetica (attività che ha ormai dato vita a una enorme e lucrosa industria) è carica di tentazioni cui difficilmente una donna preoccupata per il proprio aspetto riesce a resistere. «E così la storia si ripete per l'ennesima volta: un corpo femminile 'non migliorato' è stato scoperto come 'terra vergine' non ancora messa a coltura. Neanche un centimetro quadrato del corpo di una donna è impossibile da migliorare. La vita è incerta – per una donna ancor più che per un uomo – e quell'insicurezza è potenzialmente un capitale che nessun uomo d'affari degno di questo nome terrebbe fermo. Poiché nessuna quantità di Botox, per quanto regolarmente applicata, potrà fugare quell'insicurezza, le aziende possono ben sperare in un flusso continuo e crescente di profitti». L'arte della vita, tanto sfaccettata, si può ridurre (questo il messaggio) a una sola tecnica: lo shopping sapiente e coscienzioso. Al quale nemmeno il corpo sfugge. Anche a costo di trasformarci tutti, vecchi e giovani, in una razza di debitori.
«Se si potessero paragonare le teorie sociali o i teorici della sociologia a utensili da cucina, Zygmunt Bauman sarebbe sicuramente uno dei coltelli più taglienti»: così dice di lui Citlali Rovirosa-Madrazo alla fine delle loro conversazioni sui grandi temi del nostro presente.
La perdita di una concezione del mondo ha determinato nell'etica e nella pratica politica contemporanea la spinta ad affrontare i problemi morali seguendo criteri diversi da quelli imposti dalla modernità, dettati dalla scelta di riempire il vuoto lasciato dalla supervisione morale della Chiesa con un codice di regole razionali che gli uomini potessero apprendere e rispettare. Bauman elabora la sua scelta critica postmoderna a partire dall'aporia conseguente a questa scelta, definita dall'impossibilità di separare e al tempo stesso conciliare l'autonomia degli individui e l'eteromania della persone. Attraverso la reinterpretazione di quelli che presenta come i contrassegni della condizione morale (l'ambivalenza, la non-razionalità, l'incertezza, la non-universalità), egli perviene a una visione dell'etica basata sul riconoscimento del carattere incondizionato e illuminato della responsabilità morale.
La nostra vita è un'opera d'arte – che lo sappiamo o no, che ci piaccia o no. Per viverla come esige l'arte della vita dobbiamo porci sfide difficili, scegliere obiettivi oltre la nostra portata e standard di eccellenza irritanti per il loro modo ostinato di stare ben al di là di ciò che abbiamo saputo fare. Dobbiamo tentare l'impossibile. È una vita emozionante e logorante: emozionante per chi ama le avventure, logorante per chi è debole di cuore.
«Lascio ai lettori di decidere se la coercizione a cercare la felicità nella forma praticata nella nostra società dei consumatori, renda felice chi vi è costretto.»
Hasta ahora se creía que la modernidad iba a ser aquel período de la historia humana en el que, por fin, quedarían atrás los temores que atenazaban la vida social del pasado y los seres humanos podríamos controlar nuestras vidas y dominar las imprevisibles fuerzas de los mundos social y natural. Y, en cambio, en los albores del siglo XXI volvemos a vivir una época de miedo. Tanto si nos referimos al miedo a las catástrofes naturales y medioambientales, o al miedo a los atentados terroristas indiscriminados, en la actualidad experimentamos una ansiedad constante por los peligros que pueden azotarnos sin previo aviso y en cualquier momento. «Miedo» es el término que empleamos para describir la incertidumbre que caracteriza nuestra era moderna líquida, nuestra ignorancia sobre la amenaza concreta que se cierne sobre nosotros y nuestra incapacidad para determinar qué podemos hacer (y qué no) para contrarrestarla. En esta nueva obra, Zygmunt Bauman -uno de los pensadores sociales más influyentes de nuestra época- nos presenta un inventario exhaustivo de los temores de la modernidad líquida y nos explica cómo podemos desactivarlos o hacer que se vuelvan inofensivos