Dall'inizio degli anni '90 si assiste al crescente coinvolgimento di cittadini di origine straniera in reati associativi come l'immigrazione clandestina, lo sfruttamento della prostituzione e il traffico e commercio di sostanze stupefacenti: attività che in passato erano praticate per lo più da italiani. Siamo di fronte a un processo di successione criminale a vantaggio delle organizzazioni straniere o, al contrario, l'egemonia criminale dei gruppi mafiosi italiani è tuttora inviolata? Perché alcuni gruppi criminali stranieri denotano una certa capacità organizzativa e dispongono di certe risorse che consentono loro di acquisire posizioni di tutto rilievo in alcuni mercati illeciti e non in altri?
Ricercatore presso il Dipartimento di studi sociali della Facoltà di scienze dell'educazione di Firenze, Stefano Beccucci analizza insieme a Monica Massari, sociologa, il rapporto tra globalizzazione, criminalità e mercati di sfruttamento delle persone in Italia e all'estero.