Per un incidente informatico scopriamo che una città non esiste più: cancellata, scomparsa con ogni segno del passato, svaniti i volti e i luoghi che affollano i nostri ricordi. Ma la nostra memoria si ribella, esige di restituire vita, tempo e spazio ai personaggi, agli eventi, alle cose.
Così l'assurdo irrompe nel preambolo al racconto, annunciandosi come seme di una metafora che dichiara l'assenza di una "logica" nella storia. Per l'Autore, l'urgenza è il recupero della sua vita vissuta a Pola, la "città scomparsa", dai primi anni Trenta del Nocevecento sino al tumultuoso biennio post bellico. Il risultato è la narrazione passionale di una voce pacata, un crescendo che, dall'elegia dell'infanzia, trascorre all'epica dell'impegno politico, fino all'inevitabilità tragica dell'esodo istriano: la millenaria Sola non sarà salvata dall'iniquità della Storia.
Zaccagnini appartiene a quella generazione di italiani cresciuta sotto il fascismo che lottò durante la Resistenza per costruire un nuovo Stato fondato sulla libertà, la democrazia e la solidarietà. Convinto che al termine della guerra di liberazione fosse giunto il momento di rientrare nei ranghi di una vita "normale", l'esponente cattolico romagnolo fu "trascinato" all'impegno politico a cui di dedicò, in diversi posti di responsabilità, con un autentico spirito di servizio e con profonda competenza fino alla morte. I cinque anni (1975-1980) passati alla guida della Dc rappresentano probabilmente l'ultima stagione di speranze e di passioni per un autentico rinnovamento del partito.