Sia durante la sua vita, sia dopo la morte, Armand Jean Le Bouthillier, abate de Rancé, fu una figura controversa. Da vivo, fu stranamente ammirato da molti, benché avesse, come ha osservato un recente biografo, «un genio infelice per incorrere in ostilità non necessarie». Da morto, continuò a suscitare reazioni estreme - fu amato così come detestato. Un biografo lo soprannominò «l’abate tempesta»; altri lo dipinsero in panegirici agiografici.
Il presente volume colloca Rancé sullo sfondo colorito e stravagante della Francia del Seicento e corregge le caricature, sia quelle menzognere, sia quelle troppo elogiative, esplorando il mondo che circondava e che formò questo monaco sempre affascinante: i circoli esclusivi dell’ancien régime in cui il giovane Rancé si mosse; e l’austero ambiente monastico che egli creò a La Trappe.
«Questo non è tanto un libro su Rancé, ma intorno a Rancé», scrive l’autore. «Non mi aspetto che convincerà la gente che non ama Rancé ad amarlo; però può servire a spiegare perché disse e fece quel che disse e fece nella maniera in cui lo disse e lo fece».