Il testo prende in esame i giorni che vanno dalla memoria dell'ingresso di Gesù a Gerusalemme alla Messa In Cena Domini, soffermandosi innanzitutto sui testi biblici e sulla liturgia delle Ore che li caratterizzano, e successivamente su alcune pratiche che segnano questi giorni di Lunedì, Martedì e Mercoledì santo delle comunità con l'intento di offrire alcune vie di approfondimento.
L'affermazione di Gesù «Questo è il mio corpo», detta di un pezzo di pane azzimo, è in sé folle, paradossale. Per i cristiani ha comprensibilmente rappresentato, lungo la storia, un vero e proprio rovello: come pensare la "presenza reale" di Cristo nel pane eucaristico? La formalizzazione teologica della dottrina della transustanziazione (pane e vino cambiano sostanza, diventando corpo e sangue di Cristo) è giunta al termine di un percorso, non lineare, ricco di sfumature, sottolineature e sfide enormi per il pensiero. E ancora oggi ci si chiede: che cosa significa dire "presenza", "realtà" e "corpo"? Per rispondere, occorre frequentare un dibattito filosofico straordinariamente ampio, che indaga quei tre ambiti. Il saggio di Belli si pone sul crinale fra teologia e filosofia. In una prima parte propone una ricostruzione del dibattito medievale delle dispute eucaristiche, muovendo alla ricerca della pluralità dei linguaggi in cui esso si è espresso. Successivamente avvia il confronto con il mondo filosofico, in particolare quello di matrice fenomenologica, per comprendere i possibili arricchimenti reciproci fra teologia e filosofia. E scoprendo che la teologia eucaristica sfida la filosofia ad ampliare la nozione stessa di corporeità.
«Forse non sappiamo più andare a messa perché non siamo più abilitati a vivere riti complessi che celebrano la salvezza. Forse questo “cambiamento d’epoca”, come lo definisce papa Francesco, è un’epoca che cambia i riti che fanno la vita» Manuel Belli.
Descrizione
L’intera esistenza umana è costellata di riti. Viaggiare, mangiare, stringere amicizie, amare, educare, curare, divertirsi, giocare: ogni atto umano genera le proprie forme rituali. I riti, tuttavia, non sono camere blindate: si influenzano a vicenda, si scambiano messaggi. La qualità generale di vita di una famiglia non è separabile dai riti con cui si vivono i pasti, la casa e il suo ménage, il tempo libero, le vacanze. E, così, quando partecipo ai riti religiosi in chiesa sono lo stesso che guarda YouTube, che viaggia con Ryanair, che ha conosciuto il partner su Tinder, che scarica musica e la ascolta con le cuffiette mentre cammina, che alla vigilia di Ognissanti vede comparire teschi e zucche nei negozi.
Ora, la domanda è: i riti “fuori dalla chiesa” contaminano in qualche modo i riti “dentro la chiesa”? Tra i riti religiosi e gli altri riti esiste un tale divario nella densità di significato e nell’intensità di gioia da impedire l’osmosi? Belli vorrebbe sondare queste interazioni cruciali. Se viviamo in un’epoca di riti tristi, infatti, quale sarà il destino della liturgia?
All'inizio c'erano i riti: prima di scrivere le pagine del Nuovo Testamento, i cristiani hanno vissuto la presenza del Signore attorno al pane e al vino eucaristici. Poi sono nate delle questioni attorno ai riti, e i cristiani hanno offerto le loro risposte, spiegando tutto ciò che ruota attorno ai sacramenti (materia, forma, ministro, effetti...). Da qualche secolo a questa parte, però, noi occidentali abbiamo grossi problemi con i riti, e solo da pochi decenni la teologia ha iniziato a occuparsi seriamente della questione. Il risultato è una situazione complessa: prassi secolari, definizioni consolidate, pensieri nuovi e sfide pastorali inedite si incontrano e, non raramente, si scontrano. I sacramenti cristiani talvolta ci propongono piccoli-grandi rompicapi: teologie, definizioni e soluzioni pratiche - che, prese singolarmente, hanno buone ragioni - una volta inserite in un quadro unitario evidenziano clamorose incongruenze. Il libro, nato dall'insegnamento e in dialogo costante con gli operatori pastorali, tenta allora di mettere a nudo alcuni paradossi del celebrare cristiano, aprendo qualche cantiere per approdare a conclusioni sempre più accettabili.
"Dopo la pubblicazione di Amoris Laetitia tutta la Chiesa si trova di fronte al compito di recepirne il messaggio, che appare nello stesso tempo confortante ed esigente. Il primo Vescovo che ha scritto una lettera pastorale dedicata integralmente a questo atto di attuazione è Erio Castellucci, Arcivescovo di Modena. Sul suo testo si soffermano tre teologi, con sensibilità e linguaggi diversi, per mettere in luce le diverse prospettive di conversione pastorale che il testo della Esortazione apostolica raccomanda ed esige. Ne deriva un libro prezioso per il lavoro parrocchiale e diocesano dei prossimi anni."
Il libro disegna, con competenza e discrezione, un percorso di riscoperta di alcuni temi fondamentali della fede cristiana. Si concentra sul senso del credere, sul ruolo della Parola di Dio, sui gesti del celebrare, sulla sequela del Risorto, sul perdono dato e ricevuto, sulla scelta di vita nella prospettiva del regno futuro… Ne scaturisce una proposta di grande respiro, che coinvolge non soltanto la dimensione intellettuale del conoscere, ma la vita nella sua totalità.
Descrizione
La fede dei cristiani, sbilanciata com’è sulla persona e sul mistero di Gesù, trae origine da un’intensa esperienza di meraviglia. Nasce dalla meraviglia per il Cristo, colui che svela tutta la verità di Dio e tutta la verità dell’uomo: è il frutto di una passione e di una seduzione esercitata dal suo vangelo.
Questo libro propone un itinerario che, scandito in otto tappe, vuole essere un percorso di riscoperta di alcuni temi fondamentali della fede cristiana, per suscitare ancora una volta quella meraviglia che seduce. Queste semplici pagine – scritte con competenza, ma con un linguaggio semplice, diretto – ambiscono a diventare tassello di altre storie di fede: si rivolgono al giovane e all’adulto che desiderano alcune suggestioni autentiche, così come al catechista o al sacerdote in cerca di uno strumento agile per l’animazione della pastorale giovanile.
Sono testi pensati come supporto di una testimonianza viva, come spunto per una proposta personale. E sprigionano tutto il loro senso – se vogliamo – se posti accanto a un momento di preghiera e a uno scambio dialogico sui temi volta per volta affrontati: il senso del credere, la Parola divina, i gesti del celebrare, la vita della chiesa, la sequela del Risorto, il perdono dato e ricevuto, il futuro del regno che ci attende… Dunque una proposta di grande respiro, che non coinvolge soltanto il sapere e il conoscere, bensì la vita tutta intera.
Nel 2011, presso la Pontificia Università Gregoriana, si è celebrato un Convegno, con relatori noti sul panorama filosofico italiano (C. Canullo, P. Gilbert, S. Bancalari) dal titolo Genesi di un trittico sull'opera di E. Falque. L'anno successivo l'Università La Sapienza di Roma ha dedicato alcune conferenze al pensiero di Falque. Nel 2014 l'Università San Raffaele ha tenuto una giornata di studio sul testo Passer le Rubicon e nell'estate dello stesso anno, a Parigi, si è celebrato un Convegno a cui sono intervenuti autori di rilievo della filosofia e della teologia. "Al di là del limite" ha una duplice ambizione: da un lato è un breve saggio introduttivo per chi approccia un pensiero così ricco come quello di Falque. Ma non vorrebbe essere una semplice enciclopedica presentazione: non mancano, soprattutto nella parte finale, degli spunti di "disputa" con l'autore, nel tentativo di recepirne il contributo in teologia.