Il drammatico racconto in prima persona di come un medico del bergamasco si sia trovato a fronteggiare la pandemia di Covid-19.
Il Covid-19 nella sua prima ondata ha colpito più che in ogni altra parte del mondo il territorio bergamasco e simbolo di questa tragedia sono state le colonne di mezzi militari che portavano fuori provincia le salme dei defunti. Proprio a Bergamo opera l’Autore di questo libro, medico di famiglia attivo tra la gente di paese. Non si tratta di una denuncia degli errori commessi, della sottovalutazione e della cattiva gestione della pandemia, ma del racconto di una dura prova affrontata operando in condizioni critiche, senza direttive precise, senza protezione e senza la formazione necessaria di fronte a un virus nuovo e sconosciuto. Ma sono proprio gli avvenimenti più duri e dolorosi a rivelare chi siamo, di cosa siamo capaci e, soprattutto, chi amiamo.
Non deve avere più di cinque anni: felpa grigia e blu scuro con il cappuccio in testa, un maglioncino sotto per proteggersi dal freddo, i dentini da latte caduti davanti e la sporcizia della strada come profumo e cosmetico. El Viejo Paco Chiamo tre di loro: il più piccolo, il più vecchio e Kelvin e loro confessano i loro peccati davanti a tutti senza paure o scrupoli. Li assolvo e poi bacio loro i piedi, mi impasto con loro, li abbraccio, asciugo le loro lacrime, guardo i loro tatuaggi e ascolto le loro voci. Nessuno si è ricordato di loro in questo Natale... Soli, disperati, in condizioni estreme, reclusi nel carcere più alto del mondo in totale isolamento. Abbraccio fasci di disperazione e storie cupe e inumane.