Che motivo c'è di celebrare se ciò che conta per i cristiani è comportarsi bene? Che senso ha compiere riti o, peggio, sprecare tempo e risorse per la liturgia se ciò che conta è la carità? Come si può giustificare la liturgia, in particolare le sue feste, con le sue pretese, a fronte delle necessità dei poveri? Il discredito della liturgia fa eco alla domanda posta a Gesù. Questo studio tenta una risposta attraverso la dinamica antropologica estremamente attuale del dono: il dono può essere la categoria antropologica e teologica che motiva la celebrazione liturgica evitando di ridurla all'osservanza di una mera regola, riscoprendone il senso.
Lo studio procede dal piano speculativo al piano pastorale. Come il dono, anche ¡l rito se smisurato può generare imbarazzo se banalizzato può scadere nell'insignificanza: Questo libro cerca i criteri per una celebrazione nella quale sia possible gustare il Dono di Dio e nella quale la Chiesa possa "riceversi" come donata.
In questo volume, frutto di un lavoro di ricerca dottorale, la riscoperta dell'azione per la teologia liturgico sacramentale viene motivata e approfondita con un'indagine ad ampio respiro. Lo studio a tutto campo di Sebastiano Bertin onora e completa l'auspicio di Guardini e getta ulteriori semi per proseguire sulla stessa strada. Si tratta appunto di portare l'individuo e le assemblee a compiere l'azione con padronanza e stile, sulla scia della migliore tradizione ecclesiale e secondo il genio e le attitudini degli uomini e delle culture de nostro tempo, e altresì a riconoscere nell'azione il luogo dell'appuntamento tra la povertà dell'uomo e l'infinita abbondanza della grazia di Dio. Dalla Presentazione di Loris Della Pietra