Abramo ascolta la voce del Signore che gli comanda di lasciare la sua casa per raggiungere la terra di Canaan, e la sua fede si spinge al punto di accettare il sacrificio del figlio Isacco. Mosè vede un roveto ardente da cui Dio lo chiama, ordinandogli di tornare in Egitto e liberare il suo popolo. Saulo di Tarso è sulla via di Damasco quando gli appare Cristo: Saulo, il persecutore dei cristiani, diventa Paolo, l'apostolo dei gentili. L'incontro personale con Dio cambia la vita: non solo quella dei patriarchi e dei santi ma, anche la nostra vita.
Il Padre Nostro è una preghiera universale, rivela ciò di cui l’uomo ha bisogno, ciò che è veramente importante per la sua vita, e dunque ciò che può chiedere a Dio nella sua preghiera. Ogni essere umano e l’umanità tutta può esprimersi con il Padre nostro. Il priore di Bose conduce il lettore alla scoperta della preghiera di Gesù, introducendolo innanzitutto nel contesto e nella struttura del Padre Nostro nelle sue diverse versioni (Matteo, Luca, Didaché) e commentando poi tutto il testo lasciato da Gesù ai suoi discepoli. Appare così in tutta la sua verità ciò che è dichiarato nel sottotitolo del libro, una sintesi del kerigma cristiano, una sintesi dell’umanità.
Enzo Bianchi (Castel Boglione, Monferrato, 1943) è fondatore e priore della Comunità Monastica di Bose. Direttore di Parola, Spirito e Vita, membro della redazione della rivista internazionale di teologia Concilium, è autore di numerosi testi, tradotti in molte lingue sulla spiritualità cristiana e sulla grande tradizione della Chiesa, scritti tenendo sempre conto del vasto e multiforme mondo di oggi. Collabora a La Stampa, Avvenire, Luoghi dell’infinito e, in Francia, a La Croix, Panorama e La Vie. Tra i suoi libri ricordiamo: i commenti esegetici e spirituali, Adamo dove sei? (1994), Apocalisse di Giovanni (1990, n.e. 2000); i saggi, Pregare la Parola (1974, n.e. 1994), Il radicalismo cristiano (1980), Vivere la morte (1983, n.e. 1996), Da forestiero (1995), Altrimenti (1998), Le parole della spiritualità. Per un lessico della vita interiore (1999, n.e. 2003), Non siamo migliori (2002), Cristiani nella società (2003), Dare senso al tempo (2003), Nuove apocalissi (2003), Ai presbiteri (2004), La differenza cristiana (2006); l’intervista a cura di Marco Guzzi, Ricominciare (1991, n.e. 1999). Nella presente collana ha già pubblicato Una vita differente (2005, 20062).
Le tre lettere di Giovanni rispondono all’esigenza della prima comunità cristiana di difendersi dai falsi maestri e dalle concezioni dualistiche che ponevano una netta separazione tra lo spirito e la materia e minavano la verità dell’incarnazione del Figlio di Dio. Enzo Bianchi prende spunto dallo scritto giovanneo per riaffermare con forza e originalità l’unità del credente e la forza di amare che viene dal fatto che “Dio è amore” (4,8).
Enzo Bianchi (Castel Boglione, Monferrato, 1943) è fondatore e priore della Comunità Monastica di Bose. Direttore di Parola, Spirito e Vita, membro della redazione della rivista internazionale di teologia Concilium, è autore di numerosi testi, tradotti in molte lingue sulla spiritualità cristiana e sulla grande tradizione della Chiesa, scritti tenendo sempre conto del vasto e multiforme mondo di oggi. Collabora a La Stampa, Avvenire, Luoghi dell’infinito e, in Francia, a La Croix, Panorama e La Vie. Tra i suoi libri ricordiamo: i commenti esegetici e spirituali, Adamo dove sei? (1994), Apocalisse di Giovanni (1990, n.e. 2000); i saggi, Pregare la Parola (1974, n.e. 1994), Il radicalismo cristiano (1980), Vivere la morte (1983, n.e. 1996), Da forestiero (1995), Altrimenti (1998), Le parole della spiritualità. Per un lessico della vita interiore (1999, n.e. 2003), Non siamo migliori (2002), Cristiani nella società (2003), Dare senso al tempo (2003), Nuove apocalissi (2003), Ai presbiteri (2004), La differenza cristiana (2006); l’intervista a cura di Marco Guzzi, Ricominciare (1991, n.e. 1999). Nella presente collana ha già pubblicato Una vita differente (2005, 20062), Vivere è Cristo (2006).
“Questo Salterio ha uno scopo preciso: la preghiera del cristiano, la preghiera cristiana ... E’ stato concepito per essere pregato con il Nuovo Testamento e nella grande tradizione della chiesa. Soprattutto nella preghiera liturgica e nella lectio divina personale questo Salterio permette di rinvenire in modo diretto l’unità dei due Testamenti e aiuta la crescita della Parola di Dio nel cuore del credente”.
(dall’Introduzione di Enzo Bianchi)
Un lavoro di traduzione, scelta e interpretazione e una sperimentazione nel canto liturgico durati anni hanno condotto a una nuova traduzione dei Salmi e di ottanta Cantici biblici (40 dell’AT e 40 del NT) in uso presso il Monastero di Bose.
Il ricco antifonario prevede una scelta di versetti biblici da usare come antifone e come approfondimento del significato cristologico del testo: si tratta dei passi più signifi cativi delle varie versioni antiche del Salterio – quella greca dei LXX, la Syriaca, il Targum, la Vulgata – e delle citazioni, allusioni e riferimenti contenuti nel Nuovo Testamento.
Un apparato unico sia per il canto corale che per la lectio divina del Salterio.
Dalla Genesi
una luce sul rapporto uomo-donna
la sessualità, l’alterità, il male,
l’ecologia, il lavoro, il conflitto tra i popoli...
Riandare all’inizio della creazione significa gettare nuova luce sull’uomo e sulla civiltà, sul re-inizio che ci attende. Questa rilettura dei primi capitoli della Genesi è un contributo alla ricerca umano-spirituale di senso attraverso il ripensamento, guidato dalla luce della rivelazione, dei grandi temi dell’alterità, della sessualità, del male, dell’ecologia, del lavoro, del rapporto fra i popoli... Per trovare idee e sostegno al compito di ricominciare, proprio di ogni essere umano, e all’esigenza che attende il credente di saper narrare oggi le parole della fede.
Enzo Bianchi (1943), fondatore e priore della Comunità monastica di Bose, è autore di numerosi testi sulla spiritualità cristiana e sulla grande tradizione della chiesa, in dialogo con il mondo contemporaneo. Collabora a La Stampa, Avvenire e, in Francia, al quotidiano La Croix e ai periodici Panorama e La Vie. Presso le nostre edizioni ha pubblicato, tra l'altro, Dare senso al tempo e Apocalisse. Tra i suoi titoli più recenti ricordiamo Ero straniero e mi avete ospitato (Rizzoli) e La differenza cristiana (Einaudi).
Un testo sui cristiani nella societa'.
Questo volume presenta una raccolta di testi per la lettura e la meditazione personale per tutto l'anno. Sono testi che tengono presente l'autorità dei Padri orientali e occidentali della Chiesa indivisa, ma anche di autori spirituali successivi, dal primo millennio ai giorni nostri. I messaggi che i testi trasmettono testimoniano sempre la ricerca di Dio, la sete di vedere il suo volto. La raccolta ha un carattere ecumenico in cui cristiani cattolici, ortodossi, evangelici e anche ebrei, nella molteplicità delle voci, proclamano l'unicità del Signore. I testi sono suddivisi secondo i tempi dell'anno liturgico. La Comunità monastica di Bose, fondata da Enzo Bianchi negli anni '60 del secolo scorso sulle alture nei pressi di Biella, è formata da uomini e donne provenienti da chiese cristiane diverse, che vivono nel celibato, nella comunione fraterna e nell'obbedienza al Vangelo.
DESCRIZIONE: I «paradossi della croce», campo di conflitto tra morte e vita, tra condanna e salvezza, tra silenzio e grido, sempre hanno nutrito la mente e il cuore dei cristiani che hanno voluto spezzare consuetudini di pensiero, pigrizie del credere, e hanno voluto meditare da capo quel movimento di "distanza e vicinanza» a Dio, ponendo la loro vita all'ombra di quel legno…
Enzo Bianchi ha esplorato i «paradossi della croce» in un ciclo monografico del programma di RadioTre Uomini e Profeti.
Se noi teniamo insieme le due «linee-guida» che Enzo Bianchi ci offre della vita cristiana, quella di un pensiero che liberamente spazia e di un cuore che liberamente ama, saremo aiutati, credo, nel comprendere I «paradossi» in cui ci conduce: quello del male che insidia la vita, dell'amore che vince la morte, della follia che veicola santità, dello spirito che è fatto di carne, del regno di Dio che ci attende senza negare la nostra fedeltà alla terra. E forse, credenti e non credenti, potremo accostarci a meditare sul mistero racchiuso in mezzo ai legni della croce, «luogo in cui Dio ha mostrato la sua gloria dell'amore, ma a prezzo della sua passione, sofferenza, morte del Figlio amato».
(dalla Prefazione di G. Caramore)
L'Autore è priore della Comunità Monastica di Bose. Per la Morcelliana ha pubblicato: Quale fede? (20063); La vita altrimenti (2006).
DESCRIZIONE: I «paradossi della croce», campo di conflitto tra morte e vita, tra condanna e salvezza, tra silenzio e grido, sempre hanno nutrito la mente e il cuore dei cristiani che hanno voluto spezzare consuetudini di pensiero, pigrizie del credere, e hanno voluto meditare da capo quel movimento di "distanza e vicinanza» a Dio, ponendo la loro vita all'ombra di quel legno…
Enzo Bianchi ha esplorato i «paradossi della croce» in un ciclo monografico del programma di RadioTre Uomini e Profeti.
Se noi teniamo insieme le due «linee-guida» che Enzo Bianchi ci offre della vita cristiana, quella di un pensiero che liberamente spazia e di un cuore che liberamente ama, saremo aiutati, credo, nel comprendere I «paradossi» in cui ci conduce: quello del male che insidia la vita, dell'amore che vince la morte, della follia che veicola santità, dello spirito che è fatto di carne, del regno di Dio che ci attende senza negare la nostra fedeltà alla terra. E forse, credenti e non credenti, potremo accostarci a meditare sul mistero racchiuso in mezzo ai legni della croce, «luogo in cui Dio ha mostrato la sua gloria dell'amore, ma a prezzo della sua passione, sofferenza, morte del Figlio amato».
(dalla Prefazione di G. Caramore)
L'Autore è priore della Comunità Monastica di Bose. Per la Morcelliana ha pubblicato: Quale fede? (20063); La vita altrimenti (2006).
Enzo Bianchi offre ai lettori gli interrogativi che egli stesso si pone, nella forma di inquietudini e di speranze, da uomo di fede e di ricerca. Sapendo bene che quella che egli chiama «migrazione» della fede cristiana può essere avventuroso percorso - e non pericolosa deriva - solo tenendo saldi due principi: il primo è che occorre accompagnare il ritmo dell'epoca in cui si vive unendo insieme agilità di movimento e saldezza nella radice; il secondo è che, pur nella imprescindibile singolarità di un percorso religioso e culturale, va assecondata la percezione nuova, sempre più ineludibile, di essere tutti coinvolti nel destino dell'intera umanità. È a partire di qui che Bianchi impegna i cristiani - ma anche chiunque si trovi nell'orizzonte culturale della cristianità - a rimettere a tema con lucidità, con franchezza, con inventiva le due assi portanti della fede cristiana: la prospettiva di umanità di un Dio che si fa carne, e la libertà di amare di un Figlio che muore perché possa accadere la resurrezione. Li impegna a non far mai cadere il punto interrogativo dopo l'espressione «quale Dio».
(dalla Prefazione di Gabriella Caramore)
In questo volume Enzo Bianchi ha accettato di raccontare e meditare sulla sua esperienza, su quella della vita in comune con i suoi fratelli e sorelle, sulla speranza che ripone nel fenomeno monastico. Ne parla non solo con la parresìa che è uno dei “compiti” più belli e più fruttuosi cui è tenuto il monaco, ma anche con la profonda capacità di sguardo e con l’intensa partecipazione alla vicenda umana che gli sono propri. Il percorso è quello che si muove tra la ricerca di un luogo separato e la comunione con il mondo; tra la sottomissione reciproca e la libertà che viene dall’ascolto della Parola di Dio; tra la solitudine e il riparo che sono necessari a una crescita anche nello spirito e il vivere insieme nella comunità; tra la fatica del lavoro con cui procurarsi da vivere e il ritmo quotidiano dello studio e delle preghiere; tra le tentazioni che inevitabilmente bussano alla soglia di ogni cella come alla soglia di ogni esistenza umana e la profezia, compito che nessuna vita “religiosa” può trascurare o dimenticare.
(dalla Premessa di Gabriella Caramore)