Il rapporto con la Terra costituí, per l'antico romano, il principio fondante della organizzazione religiosa, civile e politica della città. Egli non guarda al cielo per cercare i segni del divino; li sente vicini, nello spazio terrestre, e si preoccupa di definire confini e procedure per realizzare la pace con gli dèi. Sui presupposti della sacralità di Tellus e del nomen che individuava la divinità si sviluppò la civiltà giuridica romana. Dalle formule cultuali, scrupolosamente osservate, si andò formando quel corpus iuris che è il lascito piú prezioso trasmessoci dalla romanità.
"Tra le culture politiche che hanno sorretto l'esperienza politica della Repubblica quella dei cattolici democratici avrebbe certamente potuto dare un contributo politico nella fase di transizione apertasi con il 1992. Meno ideologica, più fondata su semplici principi di socialità, essa aveva dalla sua una lunga esperienza capace di coniugare i problemi del mercato con la solidarietà sociale, forte di un senso concreto dell'azione politica, di un empirismo senza vincolo ideologico, di volta in volta meditato. L'aver abbandonato questa premessa di capacità di sintesi è stato un inutile cedere alla radicalizzazione della lotta politica, che ha impoverito così tanto la capacità di pensiero e di azione pubblica. Bianco ci racconta la storia di una sconfitta in cui il senso della storia è andato oltre senza lasciare riferimenti. E su questi presupposti occorrerà tornare a riflettere se si vogliono aprire nuove prospettive politiche". (Piero Craveri)
Un libro lucido e appassionato che ricostruisce gli anni cruciali per la Democrazia Cristiana, che proprio in quegli anni conosce la fase del tramonto, ma anche per la storia politica e istituzionale del Paese. Una testimonianza vivida di quegli anni che non mancherà di interessare e coinvolgere il lettore.