Sulle vie dell’Angelico, ossia un insieme di saggi nati percorrendo in compagnia di san Tommaso e dietro la sua guida alcuni suoi temi fondamentali, come la «contemplazione» e la «vita contemplativa», la conoscenza che sorge dalla «connaturalità» e dalla «inclinazione» affettiva, la «legge nuova», il significato dei lemmi «theologia» e «metaphysica», la relazione tra «scienza» ed «economia » nel progetto della Summa Theologiae.
Il metodo di questi percorsi: una rigorosa indagine testuale, con lo sforzo di trovare, di là dall’espressione, l’«intenzione profonda» del testo stesso e la sua «attualità» e «permanenza ».
Ma il denso volume contiene altro: il profilo di Marie-Dominique Chenu, l’avvincente maestro di storia della teologia medievale e il geniale iniziatore alla conoscenza di san Tommaso, il Tommaso concreto della storia, situato e compreso nelle vicissitudini e nella cultura del suo tempo. Ed ancora una serie di analitiche presentazioni e discussioni di opere di specialisti sempre attinenti al Dottore Angelico.
Chiude il volume un’ampia raccolta di recensioni di testi e di ricerche d’argomento tomistico o di scolastica medievale: recensioni che non raramente oltrepassano la forma di semplici descrizioni o informazioni, per diventare, a loro volta, delle piccole ma vere e proprie monografie.
<È facile avvertire la preziosa funzione rappresentata da questi lavori di accurata e assidua attenzione bibliografica e dall’elevata competenza scientifica dell’autore in ambito di teologia scolastica medievale e di teologia tomistica in particolare.
Né va trascurato il sottotitolo del volume: «Teologia, storia, contemplazione». Dalla sua paziente lettura, infatti, ci si ritroverà iniziati alla figura della teologia secondo san Tommaso, alla sua sensibilità storica e alla dimensione contemplativa della «sacra dottrina».
I saggi di questo piccolo volume trattano il tema della teologia come intelligenza del mistero di Cristo, sia nella sua prospettiva generale – si potrebbe dire il metodo –, sia nei suoi singoli e articolati contenuti.
Nella varietà dei temi trattati in questo libro l’idea di fondo è unica: la Rivelazione e quindi l’intera realtà è stata divinamente concepita in Cristo, così che non esiste spazio o tempo alternativo a lui.
Tutto il discorso riguarda quello che la Lettera a Diogneto definisce come il «disegno grande e ineffabile concepito nel cuore del Padre».
Una elaborazione compiuta e articolata richiederebbe una specie di nuova Summa Theologiae. Qui viene proposto solo un abbozzo o uno schema, tuttavia sufficiente ad alluderne i temi e gli orientamenti. E soprattutto ad indicare la radicale e avvincente reimpostazione che tutta la teologia dovrebbe avere per essere compiutamente cristiana, ossia per essere semplicemente l’unica concreta e possibile teologia.
È di san Bernardo l'espressione: "Questa è la mia più sublime, interiore filosofia: sapere Gesù"; in realtà, tutta la riflessione monastica è espressione di questa filosofia e di questo sapere. Certamente, anche il monastero è una "scuola", dove tuttavia, più che a una conoscenza speculativa del mistero, si mira alla sua ammirata contemplazione, alla sua intima esperienza e alla sua fedele imitazione. È quanto risalta dai saggi contenuti in questo volume dell"Opera Omnia" di Inos Biffi. Dopo un'analisi dei tratti contrassegnanti il modo proprio di fare teologia nei chiostri, colombaniani, cisterciensi o benedettini, questi saggi ne esplorano l'ampia letteratura che ci hanno lasciato in eredità, per delineare sia alcuni profili di monaci (Colombano di Bobbio, l'abate di Clairvaux, Aelredo di Rievaulx, Gertrude di Helfta, e altri), sia alcuni aspetti del loro pensiero: un pensiero che abitualmente si risolve nella figura di Cristo, suggestivamente definito come Colui nel quale è raccolta "tutta la dolcezza della terra", e per tutti rimane il termine del più vivo e orante desiderio. I contributi del volume potranno concorrere efficacemente alla ripresa di un'immagine più integrale della teologia, che è indubbiamente "intelligenza della fede", ma anche "amore".
Due grandi personalit‡ a confronto, due luoghi fondamentali della cultura medievale: il chiostro e l'universit‡.
A prima vista puÚ sembrare strano associare e proporre in un unico volumetto i profili di Bernardo di Clairvaux e di Tommaso díAquino, icona del monaco, il primo, al quale convengono il chiostro e la contemplazione, e modello del maestro di scuola, il secondo, al quale si addicono líuniversit‡ e le questioni.
E, infatti, dalle pagine rapide ma nitide e incisive che Inos Biffi dedica loro, le due figure risaltano nella loro precisa e distinta identit‡, ognuna con la propria genialit‡ inconfondibile. Possiamo dire: due ìcapolavoriî di umanit‡ e di Chiesa, eloquenti testimoni, líuno e líaltro, della sorprendente e multiforme ricchezza del ìmirabile medioevoî. Díaltronde, riconosciuta la diversit‡ tra líabate di Clairvaux e il docente di Parigi, a una lettura pi˘ penetrante non risalta meno la loro intima sintonia e convergenza.
Le loro ìteologieî divergono e, pure, tutte e due ñ quella monastica di Bernardo e quella scolastica di Tommaso ñ nascono dalla stessa passione per ìil misteroî. Il ìlinguaggioî che le esprime non coincide: líuno Ë pi˘ immediatamente biblico, tutto compaginato di immagini e pi˘ segnato e alimentato di esperienza e di ìardoreî; líaltro Ë pi˘ tecnico, pi˘ disposto nel concetto, pi˘ strutturato nellíordito della logica e pi˘ rivolto allíoggettivit‡.
Ma la radice coincide, ed Ë la Parola di Dio; cosÏ comíË medesimo il senso acuto della trascendenza inarrivabile di Dio, che sta sempre oltre e che ugualmente e sommamente sia Bernardo sia Tommaso aspirano alla fine di vedere, di l‡ da ogni simbolo e argomentazione.
Questo terzo volume dell'Opera Omnia di Biffi tratteggia alcune immagini, o appunto "figure", del sapere teologico medievale, così come si vennero elaborando nel secolo XIII con l'ingresso nell'ambito cristiano del pensiero aristotelico, specialmente della logica come teoria della scienza. Se la teologia sia scienza, quale sia il suo campo e il suo metodo, come si disponga la sua articolazione: ecco le "questioni" che occupano Alessandro di Hales, Oddone Rigaldo, Guglielmo di Meliton, Bonaventura, Rolando da Cremona, Guglielmo d'Auxerre, Riccardo Fishacre, Roberto Kilwardby, Alberto Magno e Duns Scoto.
Una nuova storia del pensiero medievale fatta per figure, siano esse un autore, una scuola o un più complesso evento culturale. Una storia della teologia e della filosofia, così strettamente connesse nel Medioevo, che diviene una storia della cultura medievale. Fondamentale è il fatto di poter iniziare la lettura da qualsiasi capitolo, pur con davanti una precisa struttura cronologica e tematica. Il pensiero dell'Occidente medievale dal XII al XIV secolo produce una così vasta fioritura ed accelerazione di scuole, autori ed opere da costituire una stagione inesauribile per la storia del pensiero occidentale e dell'intera umanità, vista anche la capacità di dialogo ed assorbimento dei contributi arabi ed ebraici e la riapertura al mondo greco antico. Impensabile l'umanesimo senza tale fioritura, un umanesimo ormai coglibile più come frutto che come distacco dall'intelligere e dal sentire del Medioevo che lo precede.
Pur apparsi da decenni nel volume intitolato "Aspetti religiosi della letteratura contemporanea", i saggi di Giovanni Colombo qui ripubblicati conservano tutta la suggestione dello spirito e dell'intenzione che li ha dettati. Sulla scia di Giulio Salvadori, l'autore mira a cogliere l'anima degli autori. Oltre l'interesse immediatamente storico e filosofico delle loro opere, egli si sofferma a ritrovare e a interpretare gli ideali e le ansie interiori ed esistenziali, che suscitano e muovono le loro opere. Così egli incontra Ibsen, con la sua "angoscia dell'impossibile autonomia"; Pirandello, con il suo "dramma della relatività"; Chesterton, con l'avventura della sua lucente e liberante ortodossia; Claudel, con la potente e sofferta evocazione della "lotta tra la Grazia e la natura" e con la celebrazione nell'arte del "mistero della Chiesa"; e infine Papini e Mauriac, il primo che "dall'inquietudine intellettuale riconduce l'uomo moderno a Cristo, infinita Certezza", il secondo che "dall'inquietudine del cuore e dei sensi riconduce l'uomo moderno a Cristo, infinito Amore". Qualcuno ha parlato di "cristocentrismo estetico" di Giovanni Colombo: infatti, egli era persuaso che poeti e scrittori si potessero intimamente intendere come testimoni o della felice presenza, o della drammatica assenza, o dell'inquieto e inconsapevole desiderio di Gesù Cristo, come senso e soluzione dell'esistenza.
Il messalino è quello delle domeniche e delle feste e si basa sulla nuova edizione del Lezionario licenziato dalla CEI nell'autunno 2007. Quindi sono state interamente aggiornate le letture festive, i salmi responsoriali e le antifone al vangelo ( Alleluia e canto al vangelo in qua-resima) secondo la nuova traduzione riportata nel Lezionario d'altare. Ogni messa è introdotta da un com-mento di Inos Biffi, uno dei più noti esperti liturgici italiani, che presenta anche con un breve commento a tutti i brani della Liturgia della Parola (prima lettura, seconda lettura e Vangelo) di tutti e tre gli 'anni litur-gici' (A, B e C). Tutti i commenti di Inos Biffi sono stati completamente aggiornati sulla base del nuovo le-zionario. Più precisi - anche rispetto alla versione d'Altare - sono i rife-rimenti biblici : sono indicati, in particolare, i riferimenti alle porzioni di versetto, quando presenti. Il mes-sale è una coedizione Jaca Book, LEV e Città Nuova (che ne curerà interamente la commercializza-zione).
Anselmo d’Aosta e dintorni. I “dintorni” sono tre: Lanfranco di Le Bec, priore di Anselmo e poi suo predecessore nella sede episcopale di Canterbury – qui presentato nel suo profilo generale e nella prerogativa di esegeta, in cui spunta già il teologo; Guitmondo d’Aversa, alunno di Lanfranco soprattutto come maestro di dialettica nel monastero di Le Bec; e Urbano II, del cui comportamento Anselmo non sarà totalmente soddisfatto – pur non cessando mai di riferirsi alle sue decisioni sull’indipendenza ecclesiale nelle nomine episcopali –, e qui studiato nei suoi principi di riforma della Chiesa.
Ma a emergere nel volume, e a occuparne la più parte, è lo stesso Anselmo d’Aosta, riscontrato nelle vicissitudini complesse e nelle tribolate peripezie che ne tratteggiano e ne snodano la vita, sempre toccandola e coinvolgendola nell’intimo.
Ne risulta così ampiamente ricostruita la sua figura di monaco e di abate amabile – al quale, a suo dire, tutti i buoni volevano bene –, di teologo sottile, di ostinato difensore della «libertà della Chiesa» e di assertore tenace del primato delle ragioni della verità e della coscienza.
Il volume mira anche a essere una introduzione o iniziazione a sant’Anselmo in vista del IX centenario della sua morte – 21 aprile 1109 –, che sicuramente non mancherà di chiamare a convegno studiosi e ricercatori dalla sponda sia della filosofia sia della teologia.
I saggi qui presentati a cura di Inos Biffi e Costante Marabelli prendono in considerazione un tornante decisivo della storia del pensiero religioso e civile dell'Occidente, dominato dalle personalità di Erasmo da Rotterdam e di Martin Lutero. Essi continuano il percorso di indagine sui rapporti tra teologia cristiana e mondo moderno, avviato nel precedente volume "La teologia dal XV al XVII secolo. Metodi e prospettive" (2000) e teso a mostrare come le nuove preoccupazioni emergenti all'alba della modernità da una rinnovata sensibilità religiosa (tanto sui versanti riformati, quanto su quelli cattolici, del Vecchio e del Nuovo mondo) inducano la scienza teologica a profondi ripensamenti sui propri compiti e sul senso del suo potere di orientamento delle coscienze.