Il libro propone una lettura parallela di due grandi questioni della storia della Chiesa alto medievale: il discorso contro gli spettacoli (II-V sec.) e la querelle tra iconoclasti e iconofili (VII-IX sec). L'intento è comprendere se al fondo delle singole argomentazioni esista una struttura di pensiero comune e condivisa, e se questa struttura possa essere intesa come una compiuta e articolata "teoria cristiana della rappresentazione". In che modo la condanna di ogni forma di spettacolo può coesistere con la strenua difesa delle icone e del loro culto? Per quali ragioni i Padri della Chiesa vietano gli idoli, ma esortano l'uomo a essere attore della propria vita? L'analisi dei concetti di dramma e di immagine, condotta sulle fonti patristiche, dimostra che l'idea cristiana di rappresentazione è segnata da un'incolmabile distanza rispetto al pensiero greco-ellenistico. Spettacolo e dramma, spettatore e sguardo, attore e azione assumono un nuovo significato; immagine, icona, relazione e somiglianza, vedere e rappresentare sono termini che rimandano a nuovi presupposti epistemologici. Fondato sul paradosso dell'incarnazione che unisce l'invisibile al visibile, il pensiero cristiano comporta una vera e propria rivoluzione della visio e dell'actio. Una rivoluzione teorica decisiva per comprendere il vasto capitolo del "teatro cristiano", fiorito nell'Europa medievale a partire dal X secolo.
Questo libro indaga le ragioni storiche che sostanziano la rappresentazione della passione e della crocefissione di Cristo nel Medioevo, a partire dall’epoca constantiniana sino alla spiritualità francescana. In linea con il magistero di Mario Apollonio, il saggio di Carla Bino propone una lettura del teatro passionista medievale come «drama», ossia come azione che accade in presenza, stabilisce relazioni e diviene esperienza. Lo studio prende in esame diverse modalità della rappresentazione connettendo l’arte figurativa, la letteratura poetica e meditativa, le cerimonie liturgiche sino alle prime forme drammatiche, analizzandone la funzione sullo sfondo del pensiero teologico e della spiritualità coevi. In questo quadro i diversi significati che la passione di Cristo assume nel corso dei secoli sono letti in rapporto al mutamento tanto dell’iconografia quanto della drammaturgia passionista, il cui ordine sembra influenzato dalle tecniche proprie della meditazione e rimanda da un lato alla funzione memorativa delle immagini e del rito, dall’altro al significato stesso della rappresentazione intesa come ripresentazione qui ed ora della realtà del sacrificio di Dio. Ne emerge la centralità della «drammaturgia delle lacrime» che, nel corso del XII secolo, esprime una sorta di rapporto parentale del fedele con Cristo mediato dalla presenza, del tutto nuova, della figura di Maria sulla scena del Golgota, cui sono connessi i mutamenti dello schema narrativo della passione sino alle prime forme di dramma passionista. Grazie al concetto di sequela proprio del francescanesimo il processo di rivoluzione drammaturgica si compie nel segno di un’identificazione mimetica che, insieme al senso profondo della storia, pone le basi per il realismo antispettacolare proprio del ‘teatro della misericordia’ dei laici, il quale, già in nuce nei riti e nelle pratiche devote delle confraternite del primo Trecento, fiorirà compiutamente solo verso la fine del secolo.
Carla Bino insegna Istituzioni di teatro e spettacolo e Teoriche del teatro all’Università Cattolica di Brescia. Laureata in letteratura greca con Diego Lanza con una tesi sulla drammaturgia di Aristofane, si è diplomata in drammaturgia con Renata Molinari. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia dello spettacolo sotto la guida di Siro Ferrone, Sara Mamone e Stefano Mazzoni, occupandosi della scenotecnica buontalentiana. Da anni si interessa alla drammaturgia laudistica tardo medievale e al teatro di Passione. È direttore artistico, insieme a Claudio Bernardi, di «Crucifixus-Festival di primavera», rassegna dedicata al teatro sacro. È autrice, con Roberto Tagliani, di Con le braccia in croce, la Regola e l’Officio della quaresima dei disciplini di Breno (Breno 2000, 2004) ed è curatrice, con Manuele Gragnolati, del numero monografico Il corpo passionato («Comunicazioni Sociali» 2003) e, con Claudio Bernardi, del volume Il corpo glorioso (Pisa 2006).