Una profonda trasformazione politica e sociale ha investito il nostro paese negli ultimi vent’anni. Un cambiamento che non poteva non coinvolgere il mondo dell’associazionismo, la parte più attiva e sensibile della società civile. Impegnate in molteplici attività, le reti associative favoriscono la diffusione della cultura democratica e della solidarietà sociale, rafforzando i legami fra le persone e l’efficacia delle politiche pubbliche. Fino agli anni novanta, la loro azione era strettamente intrecciata con quella di altri attori politici, in primo luogo i partiti. Il crollo che li ha travolti avrebbe dovuto trascinare con sé anche le associazioni; al contrario, ci si è rivolti alla società civile come alla principale risorsa per rinnovare la politica, cooptando gruppi dirigenti e mettendola al centro del dibattito pubblico. In un contesto del tutto nuovo, sono cresciute le responsabilità delle associazioni, indotte ad andare oltre le tradizionali funzioni di «scuola di democrazia», per supplire in modo diverso ad alcuni dei compiti storicamente svolti dai partiti e dalle istituzioni pubbliche. Questo libro, frutto di un lavoro collettivo, ricostruisce la storia della partecipazione associativa in Italia, da Tangentopoli a oggi, considerando in particolare un’area molto ricca di reti associative come quella lombarda. Lo fa con un approccio sociologico, che scava nei pensieri e nei comportamenti dei singoli cittadini impegnati in gruppi, comitati, club, centri sociali, cooperative, movimenti e associazioni. Speciale attenzione è dedicata alle disuguaglianze di genere, alla dimensione religiosa e al rapporto dei volontari con la cultura politica della sinistra. Interviste, sondaggi e osservazioni raccolti nel corso di vent’anni sono usati per delineare il profilo, le differenze e le trasformazioni nel tempo degli attivisti di tutti i settori associativi. Ne emerge una storia unica della partecipazione sociale, e di ciò che ha offerto alla democrazia in Italia.
Negli ultimi venti anni la Lega si è affermata e consolidata andando ben al di là di un semplice movimento di protesta contro la partitocrazia. Ha mantenuto una sostanziale coerenza con la propria identità originaria, unita a una grande capacità di trasformarsi, cogliendo spesso in anticipo i cambiamenti e i nuovi fenomeni emergenti in Italia o nel contesto internazionale. È riuscita a far avanzare il progetto di accrescere l'autonomia delle regioni del Nord assumendone la rappresentanza politica e a stabilire con le comunità territoriali di riferimento un rapporto 'vero', quale gli altri partiti non sono più in grado di avere. Ha avuto la capacità di far diventare patrimonio del centrodestra molti dei suoi temi privilegiati e in molte situazioni di sostituire i partiti di sinistra nella rappresentanza politica dell'elettorato popolare, in particolare degli operai. Se fino a qualche anno fa i leghisti erano stigmatizzati perché accusati di orientamenti razzisti, oggi il Carroccio è non solo legittimato ma per molti un modello da imitare. Partendo da una ricostruzione delle ragioni dei suoi successi elettorali, Roberto Biorcio affronta i molti interrogativi aperti dalla parabola politica leghista e dalla capacità del partito di Bossi di anticipare e condizionare le trasformazioni della politica italiana.