Prona al volere dello spietato dominatore o grembo materno di cui l'essere umano non è che uno dei figli: qual è il vero volto della natura? E gli sconvolgimenti che stiamo vivendo rappresentano una seconda cacciata dal Paradiso o possono essere un'occasione per liberarci da ideologie e falsi miti che ci hanno condotti alla situazione attuale? Tra scienza e filosofia, Philipp Blom risale alle origini delle grandi narrazioni e creazioni artistiche che hanno modellato la nostra visione del mondo, mostrando come «ogni volta che distinguiamo tra cultura e natura, economia ed ecologia, ogni volta che la virtù sembra coincidere magicamente con il proprio tornaconto e i privilegi appaiono giustificabili è all'opera un pensiero di matrice teologica». Dalla convinzione che esistano gerarchie naturali sono scaturite infatti forme sempre nuove di sottomissione: dell'uomo sulla donna, di una nazione sulle altre, della cultura occidentale su immaginari e tradizioni differenti. Se gli illuministi hanno elevato il dominio a vocazione suprema del genere umano, tanto il capitalismo quanto il comunismo hanno dichiarato guerra alla natura, confondendo la sopraffazione con la ragion di Stato. Ripercorrendo gli snodi fondamentali che hanno segnato il nostro rapporto con il pianeta, Philipp Blom rimette in questione riti e rappresentazioni simboliche, dalle pitture rupestri ai dipinti di William Turner, dalle temerarie interpretazioni del volo di Icaro alle rivoluzionarie intuizioni di Alexander von Humboldt. In questa indagine universale sulle tracce di un'idea, l'invito ad andare oltre il catastrofismo e a usare l'immaginazione per «rendere il mondo nuovamente abitabile, anche in senso filosofico».
Che cosa si nasconde dietro la vicenda di un oscuro liutaio del Settecento emigrato in cerca di fortuna dalla Baviera alle terre dell'odierno Nord Italia? Quali imprevedibili sviluppi può generare per uno storico il tentativo di risolvere l'enigma di un violino? Come si intreccia uno sguardo su una realtà tanto lontana con le osservazioni sul nostro presente di cittadini europei? Punto di partenza di Philipp Blom è la cittadina di Füssen, in Algovia, ai piedi delle Alpi. Apparentemente è un anonimo borgo, ma qui si sono formati per secoli centinaia di liutai attivi da Parigi a Praga, da Londra a Napoli, che hanno segnato la fabbricazione e il commercio dei violini. Mescolando conoscenza e intuito, grandi eventi e microstoria, seguendo i flussi degli uomini e le rotte delle merci, la ricerca di Blom si snoda lungo varie direttrici: una più ampia e prettamente storica, dalla Guerra dei Trent'anni ai giorni nostri, e una connessa all'evoluzione del gusto musicale, tra Mozart, Beethoven, Vivaldi e le raffinate tecniche delle migliori botteghe artigiane; una più personale, ispirata dal viaggio in Italia di Goethe e in grado di restituire il fermento che all'epoca animava il Vecchio Continente, da Vienna e Venezia. Nel descrivere la parabola di un centro fiorente nell'Europa di più di tre secoli fa, Blom suggerisce che anche fama e prestigio possono nascere dalla necessità, come per i liutai di Füssen diventati tali per far fronte all'infertilità dei terreni nelle aree alpine. Allo stesso modo, la spinta a spostarsi può essere determinata da un cambiamento climatico, da una catastrofe ambientale o da una curiosità vitale, elementi che in ogni tempo influenzano l'esistenza degli individui.
Si en Años de vértigo Philipp Blom pintó un fresco detallado y lúcido de la próspera y floreciente década y media que precedió a la Primera Guerra Mundial, aquí, en La fractura, nos ofrece un vastísimo panorama de las dos décadas anteriores al segundo conflicto bélico internacional del siglo pasado. El autor aborda desde ángulos inesperados los problemas que marcaron el periodo de entreguerras, llamando la atención sobre una pluralidad de acontecimientos e individuos, algunos de ellos no siempre conocidos por el gran público, y analizando un amplio espectro de temas, que van de la danza y la música a la política, la economía y la técnica, sin olvidar la literatura y la arquitectura, entre otras disciplinas artísticas. Y el alcance geográfico es igualmente extenso: desde los hospitales ingleses a los que fueron a parar miles de soldados afectados por la entonces desconocida «neurosis de guerra» hasta la Italia prefascista y su Estado Libre de Fiume, gobernado por el extravagante poeta Gabriele d’Annunzio, pasando por la Norteamérica de la ley seca, la Ucrania asolada por las hambrunas artificiales, la remota Ciudad Magnética de la URSS, el Berlín de los Juegos Olímpicos de 1936 y la España de la Guerra Civil. Este nuevo ensayo de Philipp Blom podría considerarse una narración histórica –o una «historia narrada»– en la que, más que las abstracciones de la especulación historiográfica, son personas reales, anónimas unas, célebres otras, las que se convierten en protagonistas de los acontecimientos que llevaron al estallido de la guerra.
¿Consiguió el Tratado de Versalles poner fin de verdad a la Primera Guerra Mundial? ¿Fueron realmente dos las guerras mundiales del siglo XX? ¿O fue el periodo 1914-1939 una nueva Guerra de los Treinta Años con su intervalo de conflicto bélico larvado y latente? Éstas son algunas de las reflexiones a las que pueden dar lugar las páginas de este libro.