La Santa Famiglia, costituita da Gesù, Maria e Giuseppe, ha dovuto affrontare, come molte persone dell'epoca contemporanea o dei secoli scorsi, l'immigrazione verso un paese straniero? Questo libro d'arte e di teologia risponde a tale domanda attraverso l'analisi di opere scelte, rappresentative delle diverse interpretazioni che la Fuga in Egitto, evocata dall'evangelista Matteo, ha ricevuto, in Oriente e Occidente, dalle origini dell'arte cristiana fino ai nostri giorni. Come fu presentato quell'esodo forzato, quali furono le tappe, quanto tempo durò il viaggio e il soggiorno in Egitto? Il silenzio dei testi canonici ha lasciato carta bianca all'immaginazione. Alcuni pittori composero su questo tema delle opere artistiche nelle quali la dose di meraviglia fu considerevole, al punto che alcuni dipinti, i più numerosi, hanno reso la Fuga in Egitto un viaggio dai tratti quasi turistici, scortato dagli angeli e arricchito di miracoli, segnato dall'accoglienza calorosa delle popolazioni locali. Altri dipinti, invece, in particolare dalla fine del Medioevo, suggeriscono, talvolta in modo commovente, la solitudine dei genitori di Gesù, il loro senso di spaesamento nel Paese dei faraoni.
Mettere a confronto le missioni cristiana e islamica si rivela urgente in particolare a fronte dei drammatici avvenimenti che stanno attraversando l'Europa, l'Africa e il Medio Oriente. Mentre essi vanno assumendo in modo preoccupante l'aspetto di guerre di religione, basate su discussioni spesso teologicamente infondate, ma legate a pregiudizi culturali e storici, la presenza di molti migranti è vissuta sovente come un "problema" cui dare una soluzione in termini di ordine pubblico o di assistenza sociale. Si avverte dunque l'esigenza di un approccio più globale al fenomeno. I saggi raccolti in questo libro operano una comparazione delle missioni cristiana e islamica nella fascia sub sahariana e riflettono il lavoro sul campo e allo stesso tempo la ricerca accademica dei vari autori. Ne discende un contributo originale sulla complessa questione dell'evangelizzazione cristiana e della missione islamica in Africa, attraverso un'indagine storica e teologica critica dalla quale emergono le diverse modalità di inculturazione della fede e del relativo progetto di società soggiacente a ciascuna religione tra le popolazioni dell'Africa.
“Un affascinante viaggio nell’arte cristiana”
(Enzo Bianchi)
È possibile rappresentare Dio? Quale significato può avere nel nostro mondo contemporaneo, dove la parola “Dio” non è più quella certezza che era nei secoli passati? E quali rischi può correre il senso della divinità e della trascendenza? L’autore affronta i diversi aspetti delle immagini religiose oggi, alla luce della difficoltà di rappresentare Dio nell’arte: egli riesce così a “parlare l’immagine”, a immergerla in quella fonte che sono i versetti della Scrittura e gli scritti dei padri. Attraverso le sue descrizioni, le immagini di ispirazione cristiana acquistano nuova luce e si fanno vita agli occhi del lettore.
François Bœspflug (1945), studioso di storia dell’arte e teologo, da più di trent’anni conduce una ricerca iconografica senza precedenti. Professore all’Università di Strasburgo, ha pubblicato numerosi studi sulla storia di Dio nell’arte.
"Dio è considerato trascendente e irrappresentabile: è un punto sul quale i tre monoteismi, detti abramici, concordano. Possiamo però immaginarlo, o meglio renderlo visibile attraverso l'immagine, cioè disegnarlo, dipingerlo, scolpirlo? O bisogna pensare che sia al di là di qualunque immagine e definirlo radicalmente inimmaginabile? Abbiamo pensato che, con questo libro, fosse possibile fare la storia del significato di tale domanda e al tempo stesso dei diversi aspetti della risposta". Moltissime immagini hanno rappresentato Dio nel corso dei secoli. Alcune sono state ritenute legittime e hanno goduto di un successo duraturo, altre sono invece state considerate fraudolente, blasfeme, e sono incorse anche in pesanti condanne. Ancora oggi, la questione della rappresentazione di Dio appare profondamente controversa e costituisce un costante argomento di divisione. François Boespflug ripercorre i secoli di storia e di storia dell'arte che hanno al centro la figura del Dio unico. Pur focalizzandosi maggiormente sull'arte medievale, Boespflug non manca di affrontare l'epoca moderna e dedica l'ultimo capitolo a "l'arte d'ispirazione cristiana al di fuori dell'Europa".
Nel febbraio 2006 scoppia in Europa l’affaire delle caricature di Maometto pubblicate su un giornale danese. Ancora una volta la libertà di espressione artistica si contrappone alla sensibilità religiosa, accendendo gli animi e provocando anche reazioni di pericolosa violenza.
Da qui parte François Bœspflug, teologo e studioso dell’arte religiosa, per intraprendere un’analisi precisa e documentata del modo in cui avviene (o non avviene) la raffigurazione del divino nelle tre grandi religioni monoteiste. Attraverso confronti e differenziazioni estremamente puntuali, Bœspflug mostra come l’ebraismo e l’islam siano accomunati da una forte restrittività nei confronti delle immagini sacre, fino al divieto assoluto di raffigurare Dio. Dal canto suo, il cristianesimo, pur avendo conosciuto nella sua storia gli eccessi dell’iconoclastia, è una religione intrinsecamente aperta all’immagine, nella quale la raffigurazione di Dio in Cristo gode anche della legittimazione autorevole di un concilio. Nelle parole di Bœspflug, «la credenza in un Dio che si è fatto uomo in Gesù Cristo ha scompigliato le carte» e ha permesso all’immagine di guadagnare uno statuto di dignità assente nelle altre due religioni abramitiche.
Ben consapevole del potere (e dei rischi) che l’immagine detiene, in virtù della sua eccezionale forza simbolica, soprattutto quando va a incontrare il senso del sacro e dell’identità culturale, Bœspflug si interroga su quale sia la strada da percorrere affinché la diversità dei modi di considerare la raffigurazione del sacro, amplificata dalla potenza dell’odierna ‘civiltà dell’immagine’, cessi di sfociare nella giustapposizione violenta e piuttosto trovi un registro di comprensione e di dialogo.
Rivolgendosi a tutti coloro che hanno a cuore il problema, e in particolare a chi, nelle nostre società fortemente plurietniche e plurireligiose, è chiamato a occuparsi di formazione e informazione, egli propone una ‘storia iconica’ di Dio, pluralista e comparativa, laica e documentata, che renda ragione della presenza e della funzione delle immagini nel percorso storico delle religioni e ponga le basi per un ‘codice di buona condotta’ che consenta di rispettare da un lato i valori tradizionali e dall’altro quelli delle democrazie moderne.
«L’ultima parola», conclude Bœspflug, «deve tornare all’affermazione della libertà nella dignità, nell’umorismo, nell’autocontrollo… e le grandi religioni hanno una lunga esperienza di queste qualità».
François Bœspflug (1945), domenicano, insegna Storia delle religioni presso la Facoltà di Teologia cattolica dell’Università Marc Bloch di Strasburgo. È autore di numerosi libri e saggi dedicati in particolare all’immagine sacra nell’espressione artistica, tra cui, tradotti in italiano, Il credo di Siena (1985), Dio nell’arte (1986), Arcabas (1992), Le bellissime ore (1998, con E. König).