Basilio (329-379) è un giovane cristiano colto avviato all'insegnamento, quando, convinto dalla sorella Macrina, decide di dedicarsi alla vita ascetica e fonda insieme all'amico Gregorio Nazianzeno un eremo. La sua vita esemplare attira l'attenzione del Vescovo che lo chiama a Cesarea e lo ordina presbitero. Chiamato a succedergli alla sua morte, Basilio si dimostra uno straordinario pastore, abile amministratore del suo territorio: nel difendere la Chiesa contro le eresie e contro il potere civile, nell'aiutare e proteggere i poveri e gli indifesi, nell'organizzare, con zelo geniale, molteplici attività caritatevoli.
La straordinaria storia di Santa Marina è una delle più belle ed edificanti del Monachesimo cristiano antico. Orfana di madre, giovanissima decide di seguire il padre in un monastero maschile, travestendosi da uomo. Conduce una vita irreprensibile ed esemplare, fin quando viene accusata ingiustamente di aver sedotto una donna del vicino villaggio e viene cacciata dalla comunità. La povera giovane affronta tutto con umiltà e mitezza evangeliche; si sistema in una grotta, dove, tra mille difficoltà, cresce il bambino, frutto della presunta tresca, a lei affidato. Dopo alcuni anni Marina e il bambino sono riammessi nel monastero. Solo alla morte della donna, si scopre la sua identità e insieme la sua innocenza. Marina è sepolta con tutti gli onori e ben presto si diffonde la sua fama di santità.
Nasce a Possagno (TV) il 13 agosto 1933, in una famiglia numerosa di contadini. A tredici anni Ettore va a studiare a Montecchio Maggiore, presso i Giuseppini del Murialdo. Dal 1988 al 1994 è nominato Superiore Provinciale per l'Italia centromeridionale. Terminato l'incarico, nel novembre 2000 arriva a Fier in Albania, dove i Giuseppini operano in una scuola professionale e in un oratorio per giovani in difficoltà. L'8 ottobre 2001 viene ucciso da un giovane, dando suprema testimonianza del suo amore a Dio e ai fratelli con il martirio. È in corso la causa di beatificazione.
Girardus Tinctor (Girardus de Tinctoribus) nasce nel 1134 a Monza in una "famiglia antica e honorata" di ricchi produttori e tintori di stoffe. Rimasto orfano, continua con successo l'attività famigliare, fino a quando decide di dedicarsi ai poveri ammalati, destinandovi il patrimonio ereditato dal padre. Gerardo fonda in casa sua un ospedale, dando personale assistenza ai malati, ai pellegrini, ad anziani e orfanelli e ben presto diviene un punto di riferimento importante per quanti in città sono in stato di necessità. Gerardo fa voto di castità, consacrandosi a Dio. Pur non avendo competenze mediche specifiche, dimostra che la generosa carità, la buona volontà e la preghiera sono efficaci per guarire le malattie, tanto che in poco tempo si diffonde la voce del suo potere taumaturgico; si tramandano numerosi suoi miracoli in vita e dopo la morte. Mentre con gli anni l'ospedale si ingrandisce, Gerardo può contare sull'aiuto di alcuni compagni, che organizzerà in vita comune, povera, con una precisa disciplina, con l'impegno del celibato ma senza i voti religiosi, tra assistenza ai malati e tempi di preghiera. Gerardo muore il 6 giugno 1207.
Edificato alle falde del Vesuvio, a pochi chilometri da Pompei, e attivo centro di promozione della spiritualità e della devozione giuseppina, è uno dei santuari più importanti fra quelli innalzati in onore del Custode di Gesù. Questo volumetto è uno strumento di conoscenza e di avvio per un cammino spirituale nel solco di san Giuseppe.
Nato a Torino nel 1843, partecipò attivamente con don Leonardo Murialdo alla fondazione della Congregazione di San Giuseppe, di cui diventò superiore generale. Fine direttore spirituale, educatore di giovani e insieme modello e maestro per i suoi confratelli, ma anche sapiente e appassionato giornalista, morì nel 1925.
La storia degli 813 abitanti della città di Otranto trucidati nel 1480 dai Turchi per aver rifiutato la conversione all'Islam dopo la caduta della città. Sono stati canonizzati nel 2013 da Papa Francesco.
Don Cocchi (1813-1895) è stato uno dei benefattori del Piemonte. Tra le innumerevoli iniziative in favore della gioventù povera avviate dal suo cuore e dal suo genio, il Collegio degli Artigianelli resta tutt'oggi il fiore all'occhiello.
Don Borel (1801-1873), personaggio di spicco nella Torino dell'Ottocento, fu grande predicatore e confessore, anche impegnato nell'assistenza dei carcerati. Tra i suoi amici più cari si annoverano San Giuseppe Cafasso, San Giuseppe Benedetto Cottolengo e San Giovanni Bosco, di cui fu straordinario e fidato collaboratore.
Nell'Oratorio torinese dell'Ottocento padre Felice Carpignano (1810-1888) decisamente richiama la grande figura del Beato Valfré per una serie di significative coincidenze: l'umile origine contadina; la seria preparazione culturale conseguita attraverso studi condotti fino al conseguimento del titolo dottorale nonostante la ristrettezza delle risorse economiche; la decisione di entrare nell'Oratorio con una scelta che, se per il Valfré fu coraggiosa fino all'eroismo, non fu certo determinata da aspirazioni di comodità per il Carpignano; la profonda fede in Dio e nella Sua Provvidenza, lo spirito di preghiera, la carità tenace e umilmente esercitata, la straordinaria dedizione nel compiere la missione, il dono dell'intelletto nel comprendere le situazioni e del discernimento nel guidare le persone... Nella Torino del secolo XVII il Valfré fu l'animatore di tante iniziative di bene; il Carpignano - in una Torino caratterizzata dai profondi cambiamenti del XIX secolo - fu un nuovo Valfré.