La città di Aparecida, in Brasile, sorge su una collina nella valle bagnata dal fiume Paraíba. Il centro deve la sua fama di "capitale della fede" perché in esso sorge il grande Santuario mariano di Nostra Signora Aparecida che attira tutto l'anno milioni di pellegrini dall'intera America latina. La devozione alla Madonna Aparecida risale ai primi del 1700, in seguito al ritrovamento di una piccola ma preziosa statua di terracotta della Vergine Immacolata, impigliata nella rete di alcuni pescatori. Da quel momento si susseguono grazie e miracoli attribuiti alla presenza mariana e la fama del luogo cresce e si diffonde. La prima cappella costruita sul posto lascerà spazio nella seconda metà del XX sec. all'attuale grandiosa Basilica inaugurata nel 1967 che accoglie ogni anno migliaia e migliaia di pellegrini. È il più grande Santuario mariano del mondo.
L'improvvisa pandemia che ha recentemente scosso e martoriato l'intera umanità ha lasciato una ferita indelebile in tutti, tanto da aver persino modificato il nostro modo di vivere e aver minato le nostre sicurezze, suscitando dovunque paura e smarrimento. Papa Francesco, di fronte a questa sconvolgente tragedia, non ancora del tutto superata, e di fronte alle tante attuali situazioni drammatiche di guerra, di miseria, di sfruttamento, di fame, di sofferenza, di solitudine, orienta, con delicata sapienza pastorale, il Giubileo 2025 sul tema della Speranza. L'agendina per il 2025, quindi, nei testi e nelle immagini, è dedicata alla Speranza, per accompagnare, durante l'Anno Santo, il cristiano, nel suo quotidiano pellegrinaggio spirituale.
Per il Giubileo del 2025, Papa Francesco, di fronte alle tragedie di guerre, pandemie, povertà di ogni genere, disastri climatici e ambientali, ha scelto come tema portante la Speranza. La Speranza non è mera aspettativa, attesa, preparazione di un futuro meraviglioso, ma sempre al di fuori della nostra portata terrena: è invece presenza viva, vivificante e salvifica del Signore nella nostra storia quotidiana. È Gesù Cristo la nostra Speranza! E con lui sempre al nostro fianco possiamo intraprendere qualunque cammino senza paura e senza incertezze, ma con gioia, forza e serenità. L'Agenda Giubileo 2025 è lo strumento più adatto per seguire giorno per giorno l'Anno Santo. Ricca di spiegazioni teologiche, di indicazioni pastorali, di notizie storiche e artistiche, di pensieri spirituali di grandi testimoni della Speranza; comprende il calendario dei principali eventi programmati per il Giubileo. Buon Anno Santo!
Si avvicina Natale! Le strade e le vetrine si sono già riempite di luci e decorazioni, e anche in casa si incominciano a togliere dai ripostigli gli scatoloni degli addobbi e delle statuine del presepio: qualcosa sarà da aggiustare, magari si potrebbe comperare un nuovo pastore, qualche altra pecora, una o due casette, cercare del muschio fresco... Questa festa mette euforia, i preparativi sono sempre coinvolgenti e molto impegnativi. Avvento significa attesa: in queste quattro settimane che precedono il Natale prepariamo soprattutto il nostro cuore a ricevere Gesù, il Figlio di Dio che sta per venire fra noi. Aspettiamolo con gioia, impegniamoci ogni giorno a essere migliori, più generosi e gentili non solo con chi ci è vicino ma con tutti quelli che incontriamo. Il libretto riccamente illustrato propone testi e giochi per riflettere e imparare, alcuni simpatici racconti di Don Bruno Ferrero e uno speciale Calendario d'Avvento da completare giorno dopo giorno fino a Natale. Età di lettura: da 6 anni.
Questo piccolo sussidio in preparazione al Natale - in coincidenza con l'inizio dell'Anno Santo 2025 - possa essere un prezioso strumento che, attraverso la meditazione e la preghiera, instilli in ognuno il desiderio sempre più grande di lasciarci fin d'ora attrarre dalla speranza e permetterle che attraverso di noi diventi contagiosa per quanti la desiderano... "Possa la forza della speranza riempire il nostro presente, nell'attesa fiduciosa del ritorno del Signore Gesù Cristo, al quale va la lode e la gloria ora e per i secoli futuri" (Papa Francesco, Spes non confundit, 25).
Quello che frate Cesare ha da dire non è, di per se, nuovo. Nemmeno lo potrebbe e lo vorrebbe, visto che espone il cuore della dottrina e della tradizione cristiana: chi legge non si aspetti voli pindarici o sgommate oltre i limiti dell'eresia. Eppure è nuovo, scintillante, lo sguardo con cui contempla quel che esiste da sempre e lo ripresenta in una prospettiva accessibile, attraente, soprattutto veritiera, sicché chi lo ascolta avverte una profonda risonanza interiore. A riprova di quanto "Vita e Fede/Fede e vita" sia un intreccio che non si può e non si deve scindere, frate Cesare propone il suo stesso itinerario esistenziale, visto come la storia di una vocazione a vivere che a poco a poco si prospetta e poi si orienta come una ricerca appassionata di Dio. Tutti siamo "chiamati". Dapprima all'esistenza, poi ad amare. L'Autore nel libro analizza Vita e Fede spiegando sia il loro preciso significato che il loro particolare rapporto e valore, che è sincrono proprio e perché nella pratica del quotidiano vivere sono entrambi sintesi e in strettissimo rapporto tra di loro. Completa poi il ragionamento con una spiegazione dettagliata dei Novissimi: Morte, Giudizio, Inferno, Paradiso. L'espressione quattro novissimi, o, più semplicemente, i Novissimi, indica le cose ultime, ciò a cui l'uomo, secondo l'economia della Provvidenza divina, va incontro nella vita fino all'ultimo istante del viverla.
Il libretto contiene una bella proposta di preghiera nella forma di Novena a San Benedetto Giuseppe Labre (1748-1783), uno dei santi più straordinari dell'epoca moderna: pellegrino a vita, laico, senza casa e senza famiglia, visse per la strada e tra i più poveri per occuparsi solo della ricerca di Dio. Ogni giorno si riflette su una qualità del Santo - la povertà, l'attenzione ai più bisognosi, la fiducia nella Provvidenza, l'umiltà, la misericordia verso tutti persino verso Satana, lo spirito di preghiera, l'amore a Maria e all'Eucaristia - attraverso un passo della Sacra Scrittura e un testo profondo di meditazione; si conclude con un'orazione specifica.
Il libro è la raccolta degli Atti del Convegno su Federico Cionchi tenutosi ad Ariccia il 9 dicembre 2023. Federico Cionchi, detto Righetto nasce a San Luca, una frazione di Montefalco (PG), nel 1857. Vicino alla casa natale, in una chiesetta diroccata, tra il 1861 e il 1862, la Madonna appare più volte al piccolo Righetto. Sul luogo delle apparizioni, viene eretto un grande santuario mariano dedicato a Maria Auxilium Christianorum che il popolo chiamerà Madonna della Stella. Dopo un periodo passato a Roma, nell'Istituto Tata Giovanni, Righetto matura la decisione di entrare a far parte della Famiglia Religiosa Somasca e ne veste l'abito il 29 novembre 1880 come aggregato ad habitu. Nel 1883 Fratel Righetto è inviato a Treviso, nella Comunità di Santa Maria Maggiore in qualità di sacrestano, al servizio umile, silenzioso e laborioso della Casa del Signore e all'altare della Madonna Grande. Va incontro al Signore il 31 maggio 1923. Iniziato il processo di beatificazione, Fratel Righetto è dichiarato Servo di Dio.
Il libro è scritto in memoria del primo centenario del trapasso di Mons. Camillo Carrara (1871-1924), cappuccino Vescovo Missionario, nominato da Pio X, nel 1911, Vicario apostolico dell'Eritrea. In quel paese si industriò per la promozione sociale della popolazione; si affaticò perché i suoi sacerdoti, chierici e catechisti fossero formati ad essere apostoli della predicazione, dell'istruzione e della cura degli infermi; costruì e ristrutturò le chiese, le canoniche e le scuole; si impegnò a creare una numerosa, viva e autosufficiente Comunità. Nonostante i gravosi problemi sociali ed economici, Mons. Camillo non trascurò di svolgere il Ministero Apostolico della predicazione con le escursioni pastorali ai villaggi di cattolici, alle famiglie degli ortodossi, agli anziani dei non cristiani o musulmani e alle tribù di credenze ancestrali; amministrando i Sacramenti dell'iniziazione delle Fede Cristiana. Affaticato dalle lunghe e frequenti escursioni pastorali e logorato dai molteplici e grandiosi progetti realizzati in breve tempo, morì improvvisamente, lasciando un grande vuoto tra i suoi confratelli e nella comunità eritrea.