Anthony Bourdain è un uomo "dai molti appetiti". E per molti anni, in primo luogo come cuoco, in seguito come cronista di cibo e cultura in tutto il mondo, ha fatto diventare una professione quella di comprendere gli appetiti degli altri. Oggi, però, se cucina, è per la famiglia e per gli amici. Questo suo primo libro di ricette, che si basa su quarant'anni di cucina professionale e sulla contaminazione con le culture dei luoghi del mondo in cui è stato, propone piatti - sempre rigorosamente conditi dalla sua personalità - che tutti (almeno secondo Bourdain) sapranno cucinare. Da quando il "cattivo ragazzo" della cucina è diventato padre di una bambina, dopo lunghi periodi di viaggi per più di 200 giorni all'anno, ora si gode il divertimento a casa. Bourdain, però, non può dimenticare liste, menu e tabelle di marcia rigidissime, degne di grandi ristoranti, oltre all'iperorganizzazione necessaria a una cucina di alto livello, che lo hanno portato, come lui stesso dice, a trasformarsi "in un cuoco un po' psicotico e maleducato". Un cuoco casalingo, dunque, che presenta gli ingredienti preferiti, il tutto tradotto in un perfetto piano di battaglia che aiuterà chiunque a stupire i propri ospiti. Un volume "forte" con fotografie impertinenti, crude... un vero tuffo nel mondo sfrontato di Anthony Bourdain. Ricette "classiche" come la Caesar salad o la Bisque di gamberi, che strizzano l'occhio alla tradizione come il panino polpette e parmigiano, i ravioli di baccalà in salsa di aragosta, il sugo di salsiccia con biscotti salati o purè di patate quasi come lo fa Robuchon (per il menù del giorno del Ringraziamento), ma anche proposte originali come le vongole con chorizo, porri, pomodori e vino bianco o i Cavolfiori al forno con sesamo (Attenzione: questa roba è così deliziosa che dà assuefazione!) E i dessert... Mi piacciono i dessert. Ma se dovessi scegliere di vivere per sempre senza una portata, il dessert sarebbe quella a cui rinuncerei.
Ecco l'atteso seguito di "Kitchen Confidential". Dieci anni dopo la pubblicazione del libro in cui venivano rimarcate le idiosincrasie e i pericoli che si nascondevano nell'andare a cena fuori, molte cose sono cambiate nella sottocultura degli chef. Con il suo stile sempre graffiante, Bourdain mostra quello che si cela nelle cucine, racconta l'attuale pessimo stato della ristorazione, e infine descrive alcuni dei grandi nomi del mondo culinario: David Chang, la giovane superstar che ha radicalizzato in questi ultimi anni il paesaggio della cucina (unendo a quello europeo il gusto asiatico), e la tanto venerata Alice Waters, la cuoca californiana che è riuscita a far seminare un orto nella Casa Bianca a Michelle Obama. Il riflesso della crisi economica sul mercato e sugli obiettivi dei grandi cuochi diventa occasione per una valutazione attenta dell'industria culinaria, tra cui l'hamburger e la cultura alimentare che lo sostiene, la pessima qualità della carne e le sue conseguenze sulla salute umana. La conclusione a cui giunge Bourdain è pertanto "meno carne ma carne migliore", ma pur sempre condita dal suo inarrivabile sarcasmo acido.
Ecco l'atteso seguito di Kitchen Confidential. Dieci anni dopo la pubblicazione del libro in cui venivano rimarcate le idiosincrasie e i pericoli che si nascondevano nell'andare a cena fuori, molte cose sono cambiate nella sottocultura degli chef. Con il suo stile sempre graffiante, Bourdain ci mostra quello che si cela nelle cucine, racconta l'attuale pessimo stato della ristorazione, e infine descrive alcuni dei grandi nomi del mondo culinario: David Chang, la giovane superstar che ha radicalizzato in questi ultimi anni il paesaggio della cucina (unendo a quello europeo il gusto asiatico), e la tanto venerata Alice Waters, la cuoca californiana che è riuscita a far seminare un orto nella Casa Bianca a Michelle Obama. Il riflesso della crisi economica sul mercato e sugli obiettivi dei grandi cuochi diventa occasione per una valutazione attenta dell'industria culinaria, tra cui l'hamburger e la cultura alimentare che lo sostiene, la pessima qualità della carne e le sue conseguenze sulla salute umana. La conclusione a cui giunge Bourdain è pertanto "meno carne ma carne migliore", ma pur sempre condita dal suo inarrivabile sarcasmo acido.
In questa raccolta di articoli comparsi su riviste quali "Gourmet" e "Rolling Stone" e su quotidiani come il "Los Angeles Times", Bourdain guarda il mondo da questa sua nuova situazione di "esiliato" dalle cucine. Gran parte degli articoli è sui toni del precedente "Kitchen Confidential": la fauna di desperados multietnici che popola le cucine di New York, le bevute dopo il turno serale, le atmosfere chiassose e sanguigne, l'epico attaccamento dei cuochi alla loro vita sfasata. Gli scritti sulle cucine di New Mothafuckin' York City sono quelli in cui Bourdain dà il meglio di sé: si va dalla guida ai migliori "deli" di New York, con tanto di indirizzo, descrizione dei piatti e del servizio; all'elogio dell'immigrazione clandestina, di messicani, ecuadoriani e caraibici, che fornisce così tante valide braccia al mondo della ristorazione, molto meglio degli studentelli bianchi, freschi di scuola professionale; alla spiegazione del gergo di cucina.