Boccaccio medievale ha rinnovato una tradizione critica inadeguata, che appiattiva il capolavoro trecentesco a semplice espressione dei secoli bui o lo proiettava già nel Rinascimento. Branca – il più importante studioso italiano di Boccaccio – ci ha restituito del Decameron un ritratto equilibrato, oggettivo, plasmato su un’indagine stilistica e filologica. Ne risultano valorizzate la coerenza interna, la natura non banalmente autobiografica, la centralità della cultura del Medioevo cristiano (la stessa di Dante e Tommaso), il rapporto con le opere precedenti e successive dell’autore. Frutto del lavoro appassionato e delle meditazioni di una vita, questo saggio si è ormai inserito tra i classici irrinunciabili della critica letteraria.
"Siamo nani sulle spalle di giganti", mi è venuto da ripetere con Bernardo di Chartres, rileggendo quei miei elzeviri-incontri con protagonisti nella vita politica e religiosa, sociale e culturale di tre continenti nell'ultimo secolo (oggi tutti ormai scomparsi eccetto Giovanni Paolo II). La mia piccolezza contribuisce, mi pare, a far grandeggiare - anche nell'episodio e nell'aneddoto - la loro importanza nella e per la vita del Novecento. Una vita alla quale io ho partecipato molto modestamente (come ricordano le ultime pagine), operando lungo settant'anni, nella ricerca di verità e di libertà: una ricerca che quei maestri e protagonisti avevano posto generosamente come fine ideale della loro vita e della loro azione. (Vittore Branca)