La figura di Don Lorenzo Milani (1923-1967), a sessant'anni dal suo "esilio" nella parrocchia di Barbiana nel Mugello (7 dicembre 1954), continua ad interessare ed a far discutere. Dopo che la Fondazione Don Milani ha chiesto di esplicitare la decadenza formale del provvedimento contro il libro "Esperienze pastorali" che, nel dicembre 1958, fu fatto ritirare dal Sant'Uffizio "perché inopportuna la lettura", Papa Francesco ne ha sancito la completa "riabilitazione" definendo addirittura il sacerdote fiorentino, nel discorso del 10 maggio 2014 al mondo della scuola, "un grande educatore". Dalla necessità di un apostolato che affondi nel cuore del popolo, alla critica dell'ideologia dominante e del denaro, per finire con l'importanza della scuola per l'evangelizzazione nella Chiesa, questo libro riprende le argomentazioni e citazioni incluse in alcuni dei testi di Don Milani, "comparandole" con scritti e discorsi dell'Arcivescovo Bergoglio e di Papa Francesco che, come giornalista e vaticanista, l'autore segue con passione fin dal primo giorno del suo pontificato. Ne emergono non poche originali ed interessanti analogie ed affinità di pensiero.
Figura esemplare di pastore che sempre opera per il bene comune e la salvezza delle anime, Pietro Fiordelli (1916-2004), vescovo di Prato per 37 anni e a capo del Comitato Episcopale per la Famiglia della CEI viene qui ricordato da Luigi Negri e Antonio Livi.
L'opera e la vita dell'economista dell'INPS nel dopoguerra Ferdinando Loffredo in parallelo al magistero sociale di papa Pacelli. Prefazione di Francesco Mario Agnoli. Dopo una introduzione che inquadra la biografia e l'opera di Loffredo, confutando in particolare la mistificazione della sua figura che si è avuta nei decenni scorsi a causa di gruppi ultra-progressisti e vetero-femministi, l'Autore ne riprende uno studio del 1958, intitolato 'La sicurezza sociale nelle dichiarazioni del Pontefice Pio XII', che riveste un valore apologetico" del Magistero di Papa Pacelli. "
Questo saggio, in controtendenza rispetto al conformismo ufficiale, completa la nuova critica storiografica sul Risorgimento, e si propone di dimostrare come l'Unità Piemontese, ben lungi da essere stata una unificazione, abbia invece prevaricato il pluralismo dei poteri istituzionali e la ricchezza delle prassi amministrative pre-unitarie. Forte dell'insegnamento di storici dell'amministrazione quali Gianfranco Miglio e Roberto Ruffilli, che fu assassinato dalle Brigate Rosse nel 1988, l'autore prende in considerazione la realtà burocratico-amministrativa degli Stati Italiani prima del 1861, con l'intento di proporne una visione oggettiva. Il fine dell'opera vuole essere il superamento delle polemiche a cui si assiste ancora, dopo centocinquant'anni, nel momento in cui questa pagina di storia viene affrontata in modo non convenzionale, dandone una lettura difforme da quella fatta proprio dai vincitori e indotta nei vinti, che ha teso ad imporsi più che a proporsi anche attraverso l'uso propagandistico della memorialistica e la reiterazione di racconti di comodo in migliaia di pubblicazioni e manuali scolastici.
In questo saggio si ripercorrono, attraverso le vicende biografiche del vescovo romano, i più importanti passaggi della politica italiana del dopoguerra. Ecco quindi vissute dal movimento ed interpretate dall'osservatorio privilegiato delle testate promosse da Civiltà Italica (l'omonimo mensile, il quindicinale L'Italiano e l'Agenzia Romana Informazioni) le delicate vicende della ricostruzione italiana, la "scelta di campo" del 18 aprile 1948, fino a quel "centrismo" degasperiano (1948-1953) e "post-degasperiano" di cui mons. Ronca fu il più attivo e determinato avversario. Il suo disegno politico, infatti, mirava ad intensificare l'azione anticomunista nel Paese e nella società, attraverso l'alleanza delle forze autenticamente anticomuniste e "nazionali". Fu il vescovo romano così ad ideare e promuovere, all'inizio degli anni '50, inediti esperimenti di coalizione a livello amministrativo locale, dalla più nota "operazione Sturzo" a Roma (che fallì) alla meno conosciuta ma significativa "lista Bartolo Longo" a Pompei (che amministrò la piccola cittadina campana dal '52 al 1955). Essi causarono tanto di quello scompiglio nella politica nazionale, da generare una campagna diffamatoria contro Ronca che lo portò ad un completo isolamento dal punto di vista umano ed ecclesiale. Da tale "caduta in disgrazia", nel 1955, egli si riprese solo in seguito all'ascesa al pontificato di Giovanni XXIII, che lo conosceva e lo stimava fin dai primi anni del sacerdozio.
Questo saggio offre uno scorcio chiarificatore sulla vicenda di molti religiosi della Compagnia di Gesù che, nell'Italia infiammata dalla Rivoluzione europea del 1848, furono messi al bando e costretti a defatiganti esili a causa dei moti risorgimentali dello stesso anno. Propellente ideologico innescato contro i Gesuiti furono soprattutto i corrosivi pamphlet di Vincenzo Gioberti, che li accusava di costituire "uno dei principali ostacoli al riscatto d'Italia". Al contrario, furono invece perseguitati e costretti a lasciare il paese insigni studiosi appartenenti alla Compagnia, molto apprezzati all'estero (dove poterono infatti trovare rifugio e continuare le loro attività), come i padri Francesco de Vico e Angelo Secchi considerati ancor oggi pionieri dell'astrofisica, i teologi Giovanni Perrone e Johann Baptist Franzelin, e infine il filosofo Luigi Taparelli d'Azeglio i cui studi sul diritto naturale e sui rapporti fra società civile e Stato (questi ultimi per molti aspetti anticipatori dell'attuale dibattito sul "principio di sussidiarietà") rappresentano pietre miliari nel pensiero cattolico contemporaneo.
Prefazione di Rocco Buttiglione
Presentazione di Olimpia Tarzia
La famiglia sta ritornando prepotentemente al centro dell´attenzione delle istituzioni centrali e periferiche, delle politiche sociali ed economiche, nonché dei partiti e movimenti politici. Quella che però risulta sinora carente - secondo il lucido esame dell´autore - è una organica e coerente politica della famiglia.
A tale scopo questo lavoro, aggiornato all’ottobre 2001, oltre a tracciare un quadro d´insieme sullo ´stato di salute del matrimonio e dell´istituto familiare nel nostro Paese, ricostruisce in maniera documentata e competente tutti i frammentari provvedimenti assunti nel passato e le novità in tema di politiche familiari proposte sul finire degli anni Novanta. Nella prospettiva di un progressivo decentramento, inoltre, Brienza effettua una brillante analisi della più recente normativa regionale in materia. Nelle Conclusioni, infine, vengono delineate le caratteristiche che dovrebbero essere assunte dalle politiche pubbliche per configurare un´effettiva ´soggettività sociale della famiglia in Italia. Per completezza e aggiornamento, il libro si presenta come uno strumento utile per tutti coloro che, a vario titolo, sono interessati alla politica familiare: amministratori locali e centrali, assistenti sociali, sociologi della famiglia, associazioni del privato sociale, membri del volontariato.