L'esperienza del governo Draghi, da febbraio 2021 a ottobre 2022, è stata come un'opera di Frank Capra: un film del possibile, un inno al pragmatismo visionario, uno schiaffo alle miopie e agli egoismi, un sogno diventato realtà. In poco più di un anno e mezzo è stata scritta una nuova sceneggiatura per il Paese e per le prossime generazioni, uno spartito dal quale nessuno in futuro potrà prescindere. Perché l'esecutivo formato da Mario Draghi ha rappresentato una "rifondazione", di metodo e di merito. Questo volume è la storia, personale ma anche collettiva, di questa rifondazione, raccontata attraverso le sue tappe principali: dallo "stato nascente" alla fine anticipata. Una storia inimmaginabile senza la convergenza con l'Europa, vero game changer di questa stagione di riforme e di investimenti. Al termine del suo mandato, il governo Draghi consegna al mondo, in un frangente difficilissimo segnato dalla guerra in Ucraina e dalla crisi dell'energia, un Paese che ha rispettato tutti gli impegni del Pnrr, e che è cresciuto del 6,7% nel 2021 e anche nel 2022 sarà tra i primi della classe per aumento del Pil e produzione industriale. Un Paese che sta attuando le riforme attese da decenni e che non ha mai fatto mancare il suo sostegno a cittadini e imprese, emergenza dopo emergenza. Un Paese più serio e più giusto. Questa è la storia dei venti mesi che hanno cambiato l'Italia.
Herman Melville in Moby Dick immagina che nel Pequod, la baleniera comandata dal capitano Achab, viga un sistema che non discrimina, perché ciò che conta è il merito individuale, e che assegni a ciascun lavoratore-capitalista una "pertinenza", un salario, basato sulle competenze individuali e sui profitti, cosicché a tutti convenga che il capitale frutti il più possibile. È un sistema simile che in queste pagine Renato Brunetta propone anche per il nostro Paese per superare la crisi, "una grande occasione per ristrutturare, per soffermarsi a capire il mondo e le sue trasformazioni, e reinterpretare idee e teorie": una riforma radicale che preveda il passaggio da una società a retribuzione fissa verso sistemi di partecipazione dei lavoratori ai rischi d'impresa. Solo così, realizzando un "socialismo liberale" dove il salario non sarà più una variabile fissa e incomprimibile, si potrà compiere la transizione da un mondo di salariati in perenne bilico sul nulla della disoccupazione a un pianeta della piena occupazione. "Facciamo respirare la nostra società, i nostri giovani. Sviluppiamo. Investiamo. Facciamo manutenzione del nostro territorio, delle nostre case, del nostro patrimonio urbano. Restauriamo e ristrutturiamo. Modernizziamo, costruiamo le reti del nostro futuro. Togliamo la gente dalle scrivanie della pigrizia statale. Aggiusteremo la rotta in mare aperto. Questa è l'utopia positiva".
Un'Europa allo sbando sotto la guida miope ed egoista della Germania. Una Francia debole, prima in preda all'instabilità politica che ha preceduto le elezioni presidenziali, oggi ancora alla ricerca di un ruolo. Un'Italia in cui un primo governo ha cercato di arginare la crisi europea scontrandosi con un conflitto sugli indirizzi di politica economica - Silvio Berlusconi "sviluppista" contro l'asse Merkel-Sarkozy, e Giulio Tremonti ossessivamente rigorista - e un secondo governo che rischia di sprecare l'inestimabile patrimonio politico di un appoggio parlamentare bulgaro tra errori tecnici, mediazioni impossibili, arroccamenti non necessari, e derive conservatrici e antipolitiche. Questi i protagonisti degli ultimi mesi in cui il cambio alla guida del Paese non ha mutato i problemi reali sul tappeto: il ruolo della Banca Centrale Europea, la realizzazione di una vera unione bancaria, economica, fiscale. In definitiva, una vera unione politica. Finalmente, dopo un anno di crisi, la verità sta venendo a galla. Presentazione di Davide Giacalone.
Un capitalismo corporativo e in cerca di protezioni è sempre l'altra faccia della medaglia di uno stato dirigista, opprimente e inefficiente. La combinazione di questi due fattori è la causa principale della scarsa crescita dell'economia italiana. Da Ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione, Renato Brunetta ha quindi sviluppato un preciso disegno di politica economica che vede nella riforma delle istituzioni e dello stato, nel suo concreto agire attraverso la pubblica amministrazione, la condizione necessaria per rompere le strutture corporative che frenano la nostra capacità di competere efficacemente sui mercati interni e internazionali. Gli articoli che compongono questo volume testimoniano il percorso attraverso il quale si è articolata in questi tre anni la sua azione di governo: le battaglie per la riduzione della spesa pubblica, l'avvio di riforme a costo zero, gli scontri con i condizionamenti internazionali e con le antiche incrostazioni nazionali che vincolavano la politica economica, gli attacchi frontali, le strategie messe in atto e gli strumenti per realizzarle.
"I centocinquanta anni di Unità d'Italia sono anche centocinquanta anni di 'questione meridionale'. Ci rassegneremo a tenercela per sempre, questa questione, considerandola una specie di caratteristica nazionale ineliminabile? Oppure vogliamo provare finalmente a invertire la rotta?". Renato Brunetta - economista e ministro - analizza i motivi delle difficoltà e dei fallimenti antichi e recenti, e prova a stilare un'agenda per il Sud: alzare il tasso di certezze ed efficienze, di legalità e fiducia; far funzionare finalmente lo Stato, per i compiti che gli sono davvero propri, in modo da garantire la competizione e il mercato; coniugare il federalismo con una vera ed efficace regia nazionale; aprire il Mezzogiorno agli scenari di una nuova prospettiva europea. L'Europa, soprattutto nell'attuale situazione di crisi mondiale, è interessata a un processo strategico di integrazione di un'area mediterranea "allargata" che abbracci i paesi mediterranei in senso stretto, quelli del Mar Nero, fino al Golfo Persico. In un quadro di equilibri europei riassestati a favore dell'area economica in espansione del Mediterraneo e non sbilanciati verso il Baltico, il Mezzogiorno assumerebbe un ruolo cruciale di cerniera, calamitando interessi, risorse e investimenti. È in questo quadro che la questione meridionale si presenta in una nuova luce, per la prima volta come un'opportunità non solo per se stessa ma anche e soprattutto per il Nord e per l'Europa.
In questo libro, Brunetta racconta quel che ha fatto e quel che intende fare: non solo la crociata contro i burocrati che danneggiano cittadini e colleghi, ma anche interventi per connettere in rete uffici che oggi si parlano solo tramite pratiche e carte bollate, misure per stabilire principi di responsabilità e meritocrazia simili a quelli usati nel settore privato, politiche di trasparenza, apertura, efficienza. Dentro a questo vero e proprio diario di bordo si mescolano i dati e le statistiche più aggiornati con i racconti della quotidiana attività, le riflessioni politiche sulla macchina statale con lo stato d'animo e le idee di un ministro che non intende arrendersi, i particolari più significativi di un progetto di grande respiro e gli aneddoti più gustosi della lotta politica, parlamentare, personale. Tutto è presentato con lo stile comunicativo che gli italiani ben conoscono: diretto, efficace e per niente burocratico. "Il succo di queste pagine è: cambiare si può, quindi si ha il dovere di farlo. Uno dei mali che affligge il nostro Paese è proprio la diffusa convinzione che tutto sia difficile, e forse anche inutile. Invece capita di verificare che una forte determinazione porta a risultati importanti, anche immediati. Cambiare si può, ma a patto di sapere come e per ottenere cosa. Altrimenti siamo alle chiacchiere da politicanti, al vociare da comizianti. Queste pagine vogliono essere diverse."