Beethoven è stato una figura smisurata, supremo genio musicale e cumulo di contraddizioni, di comportamenti eccessivi, descritto dalla critica come l'emblema stesso dell'artista romantico o come un illuminista. Ma Beethoven è stato soprattutto un tedesco: e in questa biografia Buscaroli ne sovverte l'immagine abituale alla luce delle fonti e dei documenti. Ne esce un ritratto completamente nuovo che racconta la famiglia, il rapporto con i musicisti del suo tempo, il carattere, le malattie, gli amori, il sentimento e gli scopi dell'arte. La biografia diventa così chiave di revisione di un'immagine stereotipata, illuminista per non dire giacobina, dell'artista, dell'uomo e di tutta l'età seguita alla "révolution".
Nonostante sia trascorso più di mezzo secolo dal crollo del fascismo e dalla fine del secondo conflitto mondiale, siamo davvero convinti di sapere come andarono effettivamente le cose? Il tanto discusso dopoguerra italiano può considerarsi concluso? Piero Buscaroli, critico musicale, scrittore e giornalista non ne è affatto convinto e ha deciso di aprire la sua valigia di carte, documenti inediti e ricordi troppo a lungo taciuti per raccontarci il suo Novecento.
Adolescente romagnolo con la passione per il pianoforte, assiste con stupore a fianco del padre Côrso, insigne latinista, al naufragio "non casuale" del 1943-45, che precipitò l'Italia in una spirale di guerra e violenze. L'interpretazione di eventi come la "congiura" del 25 luglio contro Mussolini, la dissoluzione militare e civile dell'8 settembre, l'occupazione tedesca e i "crimini dei vincitori" ci restituisce l'immagine di un Buscaroli "schierato a vita", cittadino coatto di una "ex nazione".
Le sue "passeggiate fuori dalle solite strade della storiografia dominante" lo portano poi a visitare luoghi simbolo del Novecento come il Giappone e la Germania del dopoguerra, il Vietnam del 1966, la Praga del 1968, senza rinunciare agli incontri, che si susseguono in questi anni, con personaggi altrettanto significativi, da Ezra Pound a Dino Grandi, dall'ambasciatore giapponese Hidaka - l'ultima persona che ebbe un colloquio con Mussolini prima dell'arresto ordinato dal re - al dittatore portoghese Salazar.
Come in una rapsodia a lungo studiata, gli argomenti e gli spunti polemici "disperatamente difformi " disegnano i confini via via più precisi di una tragedia insieme personale e collettiva, che ha segnato nel profondo la coscienza contemporanea. Per Buscaroli, il revisionismo delle verità osteggiate e sepolte dal pregiudizio ideologico si è fatto imperativo morale, mentre lo spirito di contraddizione da cui si sente mosso diventa strumento essenziale di libertà.
In una felice mescolanza di cronaca giornalistica e documento storico, Dalla parte dei vinti riesce a unire alla scrupolosa e talvolta inedita ricostruzione di fatti decisivi dell'ultimo cinquantennio il ritmo appassionato e mai pretestuoso del feroce pamphlet politico. Che farà discutere.
Questo libretto non fa parte del bazar pubblicitario; «dovremmo vergognarcene», grida Nikolaus Harnoncourt dal podio di Salisburgo, ai bonzi riuniti del "duecentocinquantenario" del denaro e degli affari. Questo libretto era già a buon punto per una seconda ondata del repulisti di menzogne e cantonate che preparavo dopo La morte di Mozart, ma fu travolto dal "raptus Beethoven" che mi colse nel 1999 e durò sei anni. Eccolo finito. La prima cantonata che distruggo è quella fissazione dei cretini, che Giuseppe II fosse per Mozart mecenate e protettore invece che, quale fu, l'autore della sua rovina sociale. Un lettore quale Alberto Mattioli l'ha subito riconosciuto, in queste pagine, «vittima del demente progressismo radical chic dell'Imperatore uscito da una famiglia di mediocri come gli Asburgo». Seconda cantonata, la mania dei letterati, che Don Giovanni fosse un anticipo romantico d'amore e morte, mentre si rivela un segretissimo plagio di Lorenzo Da Ponte. La terza cantonata è il cumulo di menzogne e spazzature accumulate in due secoli sulla Clemenza di Tito. L'ultima cantonata è colossale e riguarda il cumulo di menzogne e sconcezze sul Requiem, e avrà una sua propria appendice tra pochi mesi. RIuscirà sconvolgente e sovversiva, non solo per la montagna di porcherie che finiranno nella spazzatura, ma per gli equivoci di gusto e bellezza che bisognerà chiarire. La storia, piccola o grande che sia, ha bisogno di riletture, le riletture generano le revisioni, necessarie, se si vuole continuarla ... Piero Buscaroli
La morte di Mozart, nel 1791, fu presto avvolta da un alone di mistero di cui si impadronì la leggenda romantica. Leggenda che, attraverso i biografi e le loro spesso fantasiose ricostruzioni, è giunta sino a noi deformando in modo forse irreparabile la figura di Mozart. In questo saggio Buscaroli tenta di ricostruire l'ultimo periodo della vita del compositore a partire dalle notizie private e ufficiali delle gazzette e dei giornali, dalle lettere private del compositore, senza trascurare le notizie che si possono desumere dalle biografie, per tanti versi collegate a quella di Mozart, di Haydn e Beethoven, analizzando la tradizione biografica così come viene proposta dall'agiografia ufficiale per svelarne reticenze, omissioni e mistificazioni.