Con l’avvento dei social media, la politica è entrata in una nuova era. Gli attori tradizionali – partiti, sindacati, élites – sono rimpiazzati da protagonisti e reti di relazioni inediti e imprevedibili. Un cambiamento che avviene con una velocità senza precedenti. Al centro del processo, la connettività della rete che sostituisce antichi legami e gerarchie. Può la politica riprendere il comando e il destino di questa sfida? Per riuscirvi, il Principe digitale dovrà avere tre teste. Quella carismatica del leader. Quella gramsciana del partito nuovo. E quella del popolo sovrano, cui spetta – in prima e ultima istanza – lo scettro.
La nostra democrazia è irriconoscibile. Senza una rappresentanza funzionante, senza partiti governanti, senza elettori partecipanti. Una democrazia senza. Al centro della scena politica resistono solo i leader, ultimo perno di comunicazione, mobilitazione e decisione. Avamposto sempre più isolato della frontiera pubblica occidentale. Ma può la democrazia sopravvivere solo come protesi e baluardo della leadership? Per rispondere, dobbiamo avere il coraggio di capire perché il re è ritornato nudo. E cosa ci aspetta, oltre l’ultima spiaggia.
Il Pd è finito due volte fuorigioco. La prima volta perché ha rifiutato di accettare che una leadership forte è indispensabile per vincere. Ed è il miglior vaccino contro la degenerazione del partito personale. Ma la seconda, e più dura, sconfitta l'ha subita al proprio interno dove il virus della personalizzazione si è diffuso nella sua variabile più letale: quella del microvoto e dei micronotabili. Intenti a combattere una battaglia di retroguardia contro il fantasma del leader, i Democratici sono rimasti impigliati nel ginepraio delle correnti. Cacciandosi in una strettoia dalla quale non sarà facile uscire.
"Nella crisi dei partiti, il leader appare ormai privo della corazza della responsabilità collegiale, secolare conquista della civiltà statale. Come gli antichi sovrani, cui sempre più rassomiglia, il capo del partito personale torna a essere nudo". La nuova edizione di un libro che ha lasciato un segno nel dibattito politico italiano, entrando a far parte del nostro lessico quotidiano.
Stiamo entrando nella Terza Repubblica. Un regime che facciamo fatica a decifrare, un mix di vecchio e nuovo. Assaggi di presidenzialismo e rigurgiti di partitocrazia. Poteri esecutivi più forti, elezione diretta dei capi: premier, sindaci, governatori. Che devono però vedersela col ritorno della nomenklatura, di segreterie e apparati. Da uno dei più originali scienziati politici, un'analisi lucida e graffiante dell'Italia emersa dalla bufera di Tangentopoli e dal fallimento della Seconda Repubblica. Mauro Calice insegna Scienza politica all'Università di Napoli Federico II. Editorialista del "Mattino", è stato consigliere politico di Antonio Bassolino e tra gli ideatori della strategia elettorale dell'Ulivo.
Il partito politico è al centro di una vera e propria rivoluzione. Stanno cambiando profondamente le sue funzioni, i suoi uomini, la sua presa sulla società e le istituzioni. In questo libro interrogativi inquietanti e nuovi scenari su un attore fondamentale della democrazia.