Si aggirano per casa come entità estranee e imperscrutabili. Non parlano con i grandi, come se rispettassero un codice d'onore noto solo a loro. Stanno sul divano con in testa il cappuccio della felpa, o chiusi in camera a giocare alla PlayStation. Sono adolescenti. I genitori spaesati si preoccupano che malumore e mutismo nascondano problemi a scuola, o di cuore, o magari più gravi, come alcol e bullismo. O noia. O niente. Liquidare tutto con "ai miei tempi non era così" non aiuta a capire né a risolvere. Perché i tempi sono cambiati, non solo per modo di dire, gli anni che separano una generazione dall'altra corrispondono a secoli ormai. Superata la tv, sono gli smartphone, i tablet, le wii, i social network le nuove appendici dei ragazzi. Sono nativi digitali, cresciuti in una società che non si riconosce più nei ruoli tradizionali. Nuove famiglie, precariato, istituzioni fragili sono ciò che conoscono. Stanno facendo da apripista a un nuovo mondo, e in più hanno tutti i sintomi dell'adolescenza che anche i loro genitori hanno conosciuto. Attraverso le testimonianze di molti ragazzi, talora crude, sempre rivelatrici, raccolte dal giornalista Mario Campanella, Maria Rita Parsi, psicoterapeuta di grande esperienza, spiega le ragioni sociali e fisiologiche dei comportamenti dei ragazzi, e aiuta i genitori a prendere atto delle responsabilità della famiglia e della scuola. Per guidarli sani e salvi fuori dal malessere e ritrovare insieme la serenità.
"Questo libro testimonia il calvario psicologico ed emotivo causato ai minori dagli abusi e dalle violenze che avvengono anche nell'ambito familiare. (...) Per contrastare questi drammi credo sia indispensabile lavorare sul fronte della sensibilizzazione dell'opinione pubblica, rafforzando la prevenzione, aumentando la repressione delle organizzazioni che sfruttano i minori e potenziando le sinergie tra Stati, organizzazioni internazionali e associazioni non governative. (...) Come recita la Dichiarazione dei diritti del Fanciullo dell'Onu del 1959, 'l'umanità ha il dovere di dare al fanciullo il meglio di se stessa' se non vuole tradire i valori di civiltà che ne contrassegnano il progresso." (Dalla prefazione di Gianfranco Fini)