Queste tragedie sono in realtà commedie: scenette teatrali in due battute basate sul 'nonsense' e sul paradosso. Achille Campanile mette in luce la pericolosità dei luoghi comuni, scardinandoli dall'interno e dissolvendoli nella loro assurdità. I personaggi che si muovono su questo palcoscenico immaginario, in un'atmosfera di sospensione ossessivamente nutrita di dettagli, hanno una sola battuta a testa per giocare il loro ruolo. Talvolta le stesse note di rappresentazione costituiscono l'intero contenuto della tragedia, come in quella d'apertura, "Una tragedia evitata in tempo", nella quale l'unico protagonista non recita una sola battuta; o in quella di chiusura, "Un dramma inconsistente", il cui solo personaggio è Nessuno, la scena "si svolge in nessun luogo" e Nessuno "tace". Beppe Severgnini, difensore appassionato della lingua italiana, sottolinea come Campanile tratti le parole: "Con delicatezza, infilzandole una a una, come un collezionista di farfalle. In un romanzo si può sbagliare una pagina, in un racconto un paragrafo, in un articolo qualche parola. In una 'Tragedia in due battute' neppure una virgola. Campanile trasforma la precisione stilistica in una vertigine letteraria".
Il volume raccoglie le seguenti opere di Achille Campanile composte tra il 1932 e il 1974: "Battista al Giro d'Italia" e "Il diario di Gino Cornabò, due testi che risalgono agli anni Trenta e Quaranta del Ventesimo secolo, "Manuale di conversazione" e "Gli asparagi e l'immortalità dell'anima" che si situano fra gli anni Sessanta e la metà degli anni Settanta, e il "Trattato delle barzellette".
Campanile ha sempre amato il teatro e ha sempre amato scrivere per il teatro, ma la sua misura è la battuta, la gag assurda, il nonsenso, l'equivoco, il caso grottesco, il gioco di parole che diventa a volte gioco di cose. Basti pensare alle Tragedie in due battute, che esprimono al meglio l'umorismo assurdo e patafisico di Campanile. Il teatro di Campanile è più rappresentato di quanto si pensi. Questo volume raccoglie le quindici "commedie corte" che erano state pubblicate da Einaudi nel 1971 e ormai fuori commercio da anni.
Questo volume contiene: Introduzione (di Oreste del Buono); Cronologia; "Ma che cosa è quest'amore?"; "Se la luna mi porta fortuna"; "Giovinotti, non esageriamo!"; "Agosto, moglie mia non ti conosco"; "In campagna è un'altra cosa"; "Amiamoci in fretta"; "Cantilena all'angolo della strada"; Fortuna critica.
Un luogo di villeggiatura sul golfo di Napoli, un gruppo di turisti ansioso di divertimenti, una pensioncina senza pretese, amori e amorazzi sullo sfondo. A turbare questa tranquilla routine vacanziera irrompe l'Estrella che, in arrivo dalle Americhe, cola a picco proprio nel golfo. È uno sbadato capitano inglese, Whititterly, ad aver combinato il pasticcio ed è sempre lui a complicare ulteriormente la situazione fornendo a passeggeri ed equipaggio, invece di cinture di salvataggio, delle cinture di castità, di cui perde pure le chiavi. Basta questo perché si scateni un'irresistibile sequela di avventure, sempre più incresciose e irriverenti, fino al casuale scioglimento conclusivo. Un'intricata vicenda di donne bellissime, dongiovanni impenitenti, palombari, con tutti i trucchi dei più biechi romanzacci sentimentali. Ma grazie alla sua satira al vetriolo, Campanile smantella banalità e ipocriti travestimenti della piccola borghesia fascista, facendone lo zimbello tutto da ridere di questo grottesco antiromanzo.
Per un uomo in cerca di distrazione nell'arte, meglio ritrarre nudi di donna o bottiglie come Morandi? E quando si opta per una "settimana bianca" quanto è importante avere l'equipaggiamento giusto? Ma soprattutto, è evidente che non esista nessuna analogia tra gli asparagi e l'immortalità dell'anima. Oppure no? In questa serie di racconti brevi, surreali e gustosissimi, Campanile schiera sulla scacchiera della narrativa le sue migliori pedine: umorismo, nonsense, giochi letterari e di parole che esaltano le innate capacità funamboliche delle storie ben raccontate, trasformandole in irresistibili lezioni di vita, senza prendersi troppo sul serio. Tra acute analisi psicologiche e piccole ma essenziali fisiologie del matrimonio, Campanile ci accompagna nel suo mondo di scrittore raffinato, che sottopone alla sua lente d'ingrandimento, deformante e mai così chiarificatrice, i luoghi comuni e i cliché di una società in cui ancora oggi è possibile riconoscersi.