Un giornalista propone a uno dei migliori poeti italiani contemporanei alcune domande decisive sulla vocazione del poeta e sull'esistenza in quanto essenzialmente poetica. Amore e solitudine, silenzio e parola, poesia e filosofia, vocazione poetica e impegno etico, Dio e il male, la gioia e il nulla: il libro si spalanca su questi temi come un'esperienza che - per dirla con le parole di Heidegger - ha il profilo di un «tranquillo abbandono a ciò che è degno di essere domandato».
Un libro che non potrebbe esistere senza la poesia e senza un poeta che lo scrivesse. Un libro duro che nasce dal dolore e pone in continuazione domande, attinge a matrici orientali, ma in una prospettiva occidentale. Modulato su una lingua fermissima, formalmente non in versi, ritorna al verso attraverso la drammaturgia e la lancinante sequenza di domande. Un libro di dolore e di speranza, scritto con una lingua limpida e capace di conquistare tanto il lettore di poesia e quanto il giovane carico di domande forti.