La svolta teologica della fenomenologia francese ha sostituito la categoria dell'essere con la cifra del dono e della donazione. La rivelazione biblica - come scrive Jean-Luc Marion - non si riduce a enunciati, ma convoca e coinvolge il testimone nella scoperta di ciò che viene da altrove, che sorprende ed eccede ogni attesa. Dio si mostra in un evento irripetibile e attraverso evidenze fenomeniche insostenibili da parte di chi pretenda di dimostrare e possedere la verità. Che tipo di filosofia è quella di Marion? Cattorini delinea i rapporti tra fenomenologia ed ermeneutica, e distingue da un lato le dimensioni etiche dell'avvenire di un Dio che ci rivela a noi stessi, e dall'altro i rimandi all'esperienza estetica quale mira intenzionale verso un'icona dell'invisibile. La fine delle illusioni proprie di una filosofia naturalistica e autoreferenziale riapre le connessioni fra amore della sapienza (filo-sofia) e logos della donazione. Dio che è qui (c'è) e ci ha, rivolge un appello, si destina a noi, scuotendoci nell'evento in cui un segno innesca il desiderio d'infinito.
Come è possibile che un Dio buono e potente permetta che il male ferisca in modo straziante il mondo da lui creato e amato? Quali strategie di resistenza può praticare un credente che sperimenti tali ferite? Che rapporto c'è fra queste strategie e la tradizione dei popoli antichi, come quello egizio, che cercavano di contenere, nel culto, la pericolosa potenza degli dèi primigeni? Questo libro ripensa le tradizionali soluzioni proposte dalla teologia naturale e abbozza una linea di ricerca: partendo dalla figura del Cristo che smaschera gli idoli di potenza e ci offre un'icona fragile, bisognosa, ferita e sofferente di Dio, giunge a una riflessione sulla via di redenzione che il cristianesimo offre e che impegna il credente ad aver cura di Dio. Un'attitudine, quella del prendersi cura, che alimenta il desiderio di liberazione dal male, sostiene un'etica della prossimità verso i fratelli e verso il creato e custodisce la verità dei patti biblici.