Anello di congiunzione tra il sacro e il profano, ponte tra l'umano e il divino, il vino racchiude in sé tutta l'ambiguità del sacrificio: necessario e salvifico, ma allo stesso tempo proibito e cruento. Di qui il suo legame con il sangue e con le iniziazioni, elementi da sempre presenti in tutte le religioni. Trait d'union fra Dioniso e Cristo - morti, risorti e poi divinizzati - il "sangue della terra" è parte integrante dell'Eucaristia, un rito che richiama quei sacrifici in cui bere il sangue della vittima permetteva di accedere a uno stato altro. Stato "altro" o forse stato "oltre", con tutto ciò che comporta. Chi incarna meglio di Ulisse la figura di "colui che va oltre"? Non a caso nell'Odissea il vino scorre a fiumi. La "prima sbronza della storia" si deve del resto a un altro grande navigatore: una volta terminato il diluvio, Noè fece il vino e si ubriacò, rivelando cose che avrebbe dovuto tacere. Il libro di Charpentier è un viaggio lungo la storia della bevanda sacra agli dèi, e può essere letto seguendo percorsi interni in cui tutto ritorna. Ritorna Atlantide, i cui re traevano forza dal sangue ancora caldo dei tori appena sacrificati. Ritorna il duplice valore del vino, medicina e maledizione, dono e veleno. E ritorna la coppa del Graal che, in maniera simbolica, racchiude tutto questo, ma che concretamente contiene del vino. O del sangue.
Il cammino che porta a Santiago di Compostela è il più celebre tra quelli su cui si snoda un pellegrinaggio e, a partire dall'XI secolo, il più frequentato da devoti e turisti. Le sue origini sprofondano in un passato remoto e misterioso. Dopo il Diluvio Universale, causa della fine di Atlantide, i sopravvissuti di quella civiltà diffusero nel mondo, il loro bagaglio di conoscenze antichissime. Per poter acquisire queste nozioni, le genti di tutta Europa si spinsero verso Ovest, seguendo percorsi tracciati con straordinaria precisione lungo i paralleli terrestri. Queste direttrici sono costellate di siti megalitici e di nomi che richiamano quelli di stelle e costellazioni. Dal più meridionale di tali cammini, quello appunto di Santiago, scaturiscono domande inquietanti: che relazione intercorre tra l'apostolo Giacomo (che dà nome al percorso), inspiegabilmente sepolto in Galizia dopo essere morto in Terra Santa, e mastro Jacques che partecipò all'edificazione del Tempio di Gerusalemme? Perché alcuni punti lungo il cammino hanno il nome di Stella, di Via Lattea o di una costellazione? Qual è il significato dei simboli ricorrenti e ormai indecifrabili incisi sulle pietre disseminate lungo il cammino? La ricostruzione di Charpentier attraverso corrispondenze inattese che ci portano ben più lontano del nord della Spagna, rivela elementi sorprendenti: leggende, storie di giganti e di dèi, enigmatici frammenti linguistici provenienti dalla misteriosa lingua basca...