Il libro è una raccolta selezionata di articoli che Noam Chomsky ha scritto, a partire dal 2002, per "The New York Times Syndicate" commentando e analizzando la principale notizia del giorno. Sfidare il potere ed esporre le conseguenze globali della politica estera statunitense sono le ragioni alla base di questo libro. Nonostante questi suoi scritti abbiano avuto e continuino ad avere un'ampia risonanza internazionale, sono stati raramente riportati sui maggiori media statunitensi e non sono stati mai pubblicati sul New York Times. Il libro copre la maggior parte delle priorità nelle agende di politica internazionale: dalla presidenza Bush all'invasione dell'Iraq, dalla questione israelo-palestinese alla sicurezza nazionale fino ad arrivare alla minaccia nucleare. Gli articoli raccolti sono stati aggiornati con note dello stesso autore.
Il famoso linguista americano spiega il significato storico dell'anarchia e il cammino del movimento anarchico dalle origini ad oggi, soffermandosi sull'esperienza degli anarchici nella guerra civile spagnola e sulla critica anarchica allo statalismo di tipo sovietico. Il filo conduttore è il primato assoluto della libertà nella concezione anarchica e il suo valore irrinunciabile e incomprimibile. "Per questo", dice l'autore, "io mi sento e mi dichiaro anarchico."
Per Chomsky, il conflitto israelo-palestinese e l'interminabile "processo di pace" che da sempre lo accompagna sono innanzitutto una rodata fabbrica di ipocrisia e di illusioni. Lo erano trent'anni fa, nel periodo cruciale della Guerra dei Sei Giorni; lo sono oggi che la cosiddetta "promozione della democrazia" è diventata il ritornello della politica statunitense in Medio Oriente. Forte di un'approfondita ricerca, di dossier e di documenti del governi Usa e di quello israeliano, l'opera offre un'analisi controcorrente della polveriera mediorientale, dalle radici del dramma israelo-palestinese alla guerra irachena post 11 settembre.
L'autore interviene sull'Europa e sui rapporti tra Usa e Europa nell'epoca della guerra preventiva e di quello che identifica come potere unilaterale del mondo. L'imposizione con la guerra del modello occidentale di democrazia e di economia apre contraddizioni nelle democrazie europee e fra le potenze democratiche che possono aiutare i movimenti e le forze che negli Stati Uniti si battono contro la politica "imperiale". L'autore scrive, sempre seguendo questa tesi, sulla crisi mediorientale e sulle novità democratiche in America Latina.
Lo aveva profetizzato George Orwell. Lo aveva intuito Orson Welles. Ma il cinico protagonista di Quarto potere fa sorridere se paragonato ai nuovi colossi dei media denunciati in questi scritti dedicati a uno dei gangli vitali della democrazia: il pluralismo dell'informazione e la libertà di stampa. La macchina da indottrinamento al servizio di potentissimi, e occulti, poteri finanziari è per Noam Chomsky il vero Grande Fratello della società americana e occidentale. Un sistema di propaganda perfetto che si regge su due pilastri. Il primo sforna fiction, soap, reality show e sport per distrarre gli interessi della gente dai problemi reali. Il secondo indirizza le opinioni di lettori e spettatori, formando convenientemente le nuove classi dirigenti.
Un sistema in cui crescono a dismisura il potere e i privilegi della sparuta minoranza dei più ricchi a dispetto della maggioranza dei cittadini non può dirsi una democrazia. Lo aveva già capito Aristotele, anche se oggi le sue paiono le parole di un pericoloso radicale contemporaneo. Parte da qui questa lucida arringa che analizza, disseziona e smaschera misfatti e menzogne con cui i centri di potere finanziari e le multinazionali cercano di paralizzare le istituzioni democratiche o assumerne il controllo. E senza offrire illusorie formule magiche, Chomsky invita a riappropriarsi di strumenti e spazi che consentano di essere realmente cittadini e non solo sudditi e obbedienti consumatori.
Il più autentico e subdolo nemico delle democrazie occidentali è, secondo Noam Chomsky, l'oligarchia delle multinazionali e delle corporation, una degenerazione che ha creato una sorta di "governo occulto". È un sistema costruito sui segreti inconfessabili, come testimonia il lungo elenco di malefatte e di crimini perpetrati nel mondo "in nome della democrazia". Sulle illusioni, come quelle dell'indipendenza dei media. Sulle bugie, in politica estera e interna. Sui falsi miti, come quello dei fantastici vantaggi della "flessibilità". Il risultato è un baratro che aumenta l'insicurezza e minaccia la società civile, strangolata nella morsa tra i privilegi di pochi e la drastica riduzione dei diritti di molti.
Noam Chomsky (1928) se doctoró en lingüística en la Universidad de Pennsylvania en 1955 y en la actualidad es profesor de esta especialidad en el Departamento de Lingüística y Filosofía del Instituto de Tecnología de Massachusetts. Ha escrito numerosas obras sobre lingüística, filosofía, historia de las ideas y sobre política internacional contemporánea. De entre sus numerosas obras destacan: Los guardianes de la libertad (2000), Actos de agresión (2000), El beneficio es lo que cuenta (2001) y El miedo a la democracia (2001), todas ellas publicadas por Crítica.Noam Chomsky (1928) es profesor del Instituto de Tecnología de Massachussets. Entre sus últimas obras destacan: Los guardianes de la libertad (2000), Actos de agresión (2000), El beneficio es lo que cuenta (2001) y El miedo a la democracia (2001), todas ellas publicadas por Crítica.
Da tempo gli Stati Uniti hanno individuato alcuni regimi come "rogue states", letteralmente "stati fuorilegge", ossia stati criminali. I criteri tipicizzati - assenza di democrazia, mancanza di rispetto per i diritti umani - sono dettati unilateralmente, e rispondono a interessi di egemonia americana sul mondo. Noam Chomsky smonta il discorso americano denudando l'interesse geopolitico, nonché il controsenso dell'esclusione di alcuni regimi dal consesso della comunità mondiale; in molti casi gli Stati Uniti sembrano non considerare affatto le principali norme di diritto internazionale, ad esempio l'uso illegittimo della forza militare al di fuori delle regole fissate dalla Carta dell'ONU.