"Era pronto a farsi permeare da un pensiero e a sperimentarlo vivendolo, con simpatia, per impadronirsene. Poi talvolta lo invertiva, lo trasformava into something rich and strong, secondo le parole di Shakespeare. Se penso a un'intelligenza sconcertante e miracolosa, capace di assorbire anche le superstizioni, anche l'astrologia o la magia, di trasformarle in un tesoro originale, penso a Eugenio Colorni". (Guido Morpurgo-Tagliabue, "Ricordo di Colorni", Arethusa, luglio-agosto 1945). Eugenio "aborre da una federazione a fini economici e di potenza, combinata dalle diplomazie degli stati. Mentre vede una federazione in termini di movimento socialista, cioè che nasca dai popoli, Ed è quindi rivoluzionaria (così come aborre dai matrimoni combinati, o dalle unioni senza amore, dove si tende a strumentalizzare e ridurre a sé il diverso)". (Luisa Villani Usellini, "Appunto rapidissimo", senza data). "Sartre, Lévi-Strauss, Foucault sono 'maitre à penser'. Eugenio era davvero l'opposto: un critico costante, indagatore, stimolatore. Che egli fosse nello stesso tempo 'homme d'action' e 'penseur critique' era forse la sua caratteristica speciale..." (Lettera senza data di Albert Hirschman ad Ursula Hirschmann Spinelli (inizio degli anni 70). "Il pensiero di Colorni era insomma un magma incandescente di prodigiosa genialità che avrebbe investito ogni ambito cui si fossero rivolti i suoi interessi intellettuali". Leo Solari, 18 maggio 2004. "Ricordo Angelo, questo grande scienziato, questo grande studioso, questo grande combattente della libertà anche come un uomo squisitamente politico, eccezionalmente bravo nell'attività politica, nella propaganda e nell'insegnamento che, pur poco più anziano di noi, seppe darci". (Giuliano Vassalli, 18 maggio 2004).
Gli scritti del filosofo antifascista Eugenio Colorni rappresentano il punto di arrivo di un percorso intellettuale assai variegato e complesso. Solo parzialmente pubblicati subito dopo la Seconda guerra mondiale, essi contribuirono a destare l'interesse della cultura filosofica italiana, ancora condizionata dall'influenza di Croce e Gentile, per le questioni di metodologia e di filosofia della scienza. Nato a Milano nel 1909 da famiglia ebraica, allievo di Giuseppe Antonio Borgese e di Piero Martinetti, Colorni si accosta alla filosofia tramite una precoce lettura dell'estetica crociana e, fin da principio, ricerca nel pensiero di Leibniz lo stimolo per svincolarsi dall'eredità del neoidealismo. La svolta metodologica giunge però nella seconda metà degli anni Trenta, quando Colorni conosce a Trieste Umberto Saba, il "poeta libraio" che "parla il gergo della psicanalisi" e a cui egli attribuisce la guarigione dalla "malattia" della metafisica. Colorni accompagnò sempre l'attività filosofica, che pure considerava il suo primario interesse, con l'impegno politico antifascista. Arrestato come ebreo antifascista nel 1938, venne confinato sull'isola di Ventotene. Qui strinse amicizia con Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, coi quali collaborò alla stesura del "Manifesto di Ventatene". Fu assassinato a Roma, nel 1944, da una squadraccia della Banda Koch, pochi giorni prima della liberazione della città. Nel 1946 gli venne conferita la medaglia d'oro al valor militare.