Capita spesso di rendersi conto di non riuscire a ricordare avvenimenti, luoghi o cose. Questo illuminante saggio indaga il concetto di “oblio”, e spiega come la nostra capacità di ricordare sia compromessa dalla natura stessa della società contemporanea. Prendendo le mosse dal classico saggio di Frances Yates, “L’arte della memoria”, che sottolineava quanto la memoria dipendesse dalla stabilità dei luoghi, il libro sostiene che il perenne mutare del mondo di oggi è tale da aver reso il “dimenticare” una delle principali caratteristiche della nostra società. Viviamo vite dai ritmi frenetici; le città sono talmente grandi da diventare poco memorizzabili; l’architettura urbana è in continua metamorfosi; le relazioni tra le persone sono sempre più confuse. Tutto ciò ha eroso le fondamenta sulle quali costruiamo e condividiamo i nostri ricordi. Un saggio che tratta con originalità ed equilibrio – seguendo i percorsi tracciati dai grandi classici sulla modernità (da Simmel a Benjamin) – un argomento estremamente coinvolgente.
Considerando la memoria come una facoltà culturale piuttosto che individuale questo libro fornisce un resoconto di come le pratiche non scritte vengono trasmesse come tradizioni e nelle tradizioni. La maggior parte degli studi sulla memoria come facoltà culturale si sono occupati soprattutto della trasmissione scritta. L'autore concentra la sua analisi sulle pratiche comportamentali e indaga sull'idea attualmente dominante che i testi letterari possono generalmente essere interpretati come una metafora delle pratiche.