Può la filosofia essere utile a comprendere il proprio tempo? Con quale metodo e strumenti concettuali? È questa la sfida che il volume affronta interrogandosi sulla crisi dell'Occidente, in un corpo a corpo con la filosofia di Husserl, a partire dalla Crisi delle scienze europee dove il filosofo si poneva analoghe domande. Nello sviluppo dell'argomentazione, dapprima appare la necessità di assumere consapevolezza delle idee di Assoluto e di storia, identità e esperienza, arché e telos, e solo dopo la possibilità di riflettere, senza pregiudizi, sul futuro dell'Europa, oggi quanto mai enigmatico. L'atteggiamento fenomenologico rappresenta, in tal senso, una guida: la mai disattesa interrogazione dell'"origine", fonte di comprensione degli eventi in senso filosofico e storico, è indicata in queste pagine come il "segreto" stesso dello spirito europeo e di una storia universale multiculturale e multipolare.
Se prima la realtà sembrava dissolversi in un gioco di interpretazioni, ora si è sviluppato un realismo altrettanto unilaterale, che rimuove il fatto che la realtà esiste per noi in quanto si costituisce in atti di esperienza. A partire da un'impostazione fenomenologica, l'Autore sviluppa una critica del realismo ingenuo, proponendo l'idea secondo cui l'esperienza è il terreno ultimo di ogni giustificazione razionale e di ogni distinzione tra realtà e irrealtà. Su questa base motiva le ragioni per cui l'esperienza non è costruita dai nostri schemi concettuali e dal nostro linguaggio, poiché ha proprie regole di strutturazione e di organizzazione. Lasciandosi alle spalle convenzionalismo e realismo obiettivistico, propone un realismo razionale, secondo cui le leggi scientifiche colgono relazioni tra fenomeni, non una realtà che stia dietro l'esperienza. Completa il testo un'analisi dello statuto della realtà sociale e culturale, che critica il costruttivismo e delinea l'idea della realtà sociale come organizzazione di significati che i soggetti agenti possono esplicitare ma non costruire, poiché la abitano.
Il testo intende dare un quadro completo di una psicologia fenomenologicamente orientata. In primo luogo si mettono in luce le sue caratteristiche distintive, il carattere antiriduzionistico, i rapporti che essa intrattiene con la neurofisiologia e con le neuroscienze cognitive, delimitando il suo campo rispetto a questi altri approcci e indagando non come il cervello produca l'esperienza fenomenica, ma quali effetti le articolazioni fenomeniche producono nella nostra vita. Infatti, la legalità fenomenica che caratterizza la nostra esperienza cosciente ha proprie regole di organizzazione irriducibili a quelle neurali, benché necessariamente a queste correlate. Su questa base, attraverso un processo di concretizzazione per gradi, vengono esaminate la struttura della sensazione e dell'organizzazione sensoriale, poi la percezione, la comprensione del significato, l'articolazione della vita emotiva, l'immaginazione e il ricordo. Emerge così un quadro unitario del modo in cui la nostra esperienza cosciente si struttura e si articola, e si accenna a che cosa succede quando i nessi fenomenici si spezzano, come può accadere in certe forme di disturbo psichico.
La follia è un tema che attraversa la discussione culturale, scientifica e filosofica della nostra epoca e attorno a essa vengono a convergere questioni di impostazione generale, che travalicano il perimetro della semplice clinica ed investono il modo stesso di concepire la vita e l'esistenza umana. Questo volume mette a confronto le principali direzioni di ricerca e di studio sulla follia per avere una visione d'insieme delle prospettive in gioco e comprendere la struttura, il significato e la genesi del fenomeno: dalla psichiatria biologica e neurocognitiva (Kraepelin, Edelman, LeDoux, Ellis, Beck, Frith) alla galassia psicanalitica (Freud, Jung, Klein, Lacan); dalla psicopatologia fenomenologica (Minkowski, Binswanger, Straus) alle radici sociali della follia e della psichiatria (Laing, Goffman, Scuola di Palo Alto, Foucault). Soltanto l'incontro tra varie linee interpretative e la contaminazione di posizioni e linguaggi diversi permette, infatti, di cogliere tutte le sfaccettature di un fenomeno complesso e pluristratificato come la follia.
È possibile una fenomenologia che rilegga e interpreti i temi dell'educazione (anche scolastica) indicando i principi generali della cura dei legami sociali, delle relazioni di cura e della narrazione? Il centro del libro è rappresentato dalla necessità di partire dall'esperienza effettiva, da come il mondo viene esperito dalle persone, poiché ogni formazione deve prendere le mosse da un precedente stato di non formazione. Nella varietà delle loro declinazioni, la formazione e l'educazione consistono nell'aprire la persona al possibile, e questo diventa anche il criterio per distinguere tra ciò che forma e ciò che deforma. In questa direzione il testo delinea, da un punto di vista fenomenologico, la distinzione tra persona e psiche, la struttura e il ruolo delle emozioni, i caratteri dell'esperienza dell'altro e i rapporti tra educazione, formazione e tradizione, in quanto temporalità che lega tra loro le generazioni.
«L'atteggiamento fenomenologico è in primo luogo una disponibilità dell'attenzione per l'avvenire di una verità che, già sempre, si annuncia. Anziché ricercare freneticamente l'opzione, occorre sforzarsi verso la radice necessariamente una di ogni dilemma.» (J. Derrida, Introduzione a E. Husserl, "L'origine della geometria")
DESCRIZIONE: Divenuto centrale nella riflessione etico-politica contemporanea, il termine “responsabilità” è usato con una varietà di accezioni non riconducibili a un’unità di significato. Di qui prendono le mosse gli interrogativi di questo volume. Che cosa significa responsabilità? A quali condizioni consideriamo responsabile un’azione? Non si tratta di una ricostruzione storica o di una ricerca empirica, ma trascendentale: avente per oggetto ciò senza di cui non ha senso parlare di azione responsabile. In questa prospettiva, fenomenologica, si delineano concetti quali legge, colpa, coscienza morale, responsabilità, libertà, giustizia, esplorati lungo il pensiero moderno e contemporaneo, da Kant a Lévinas e Derrida.
COMMENTO: Un percorso nella filosofia moderna e contemporanea attraverso i testi di Derrida, Levinas, Kant, Cohen, Heidegger e Bergson per comprendere il concetto di giustizia, coscienza morale, responsabilità.
VINCENZO COSTA insegna filosofia teoretica presso l’Università del Molise. Studioso del pensiero contemporaneo, si è occupato della tradizione fenomenologica, in particolare di Husserl, di cui ha tradotto alcune delle opere più importanti, di Heidegger e di Derrida. Tra i suoi lavori: La fenomenologia (con P. Spinicci e E. Franzini, Torino 2002), La verità del mondo. Giudizio e teoria del significato in Heidegger (Milano 2003), Esperire e parlare. Interpretazione di Heidegger (Milano 2006), Il cerchio e l’ellisse. Husserl e il darsi delle cose (Cosenza 2007), Husserl (Roma 2009), I modi del sentire. Un percorso nella tradizione fenomenologica (Macerata 2009), Fenomenologia dell’intersoggettività. Empatia, socialità e cultura (Roma 2010), Distanti da sé. Verso una fenomenologia della volontà (Milano 2011), Alterità (Bologna 2011), Heidegger (Brescia 2013).
COLLANA: Filosofia - Testi e Studi n. 46
«L'uomo, nella sua essenza secondo la storia dell'essere, è quell'ente il cui essere, in quanto e-sistenza, consiste nell'abitare nella vicinanza dell'essere. L'uomo è il vicino dell'essere.»
Divenuta tema centrale del dibattito contemporaneo, la questione dell'alterità ha via via assunto una dimensione trasversale producendo contaminazioni tra saperi, linguaggi e tradizioni di pensiero. In questo profilo l'autore riesce nel compito non facile di mostrare e illustrare i mille volti dell'alterità, dal pensiero classico, in cui era perlopiù oggetto di indagine metafisica, alla fase contemporanea, dove la riflessione sull'alterità investe anche la maniera di pensare noi stessi in rapporto ad altre culture, la differenza tra i sessi o, infine, i meccanismi cognitivi che consentono la comprensione dell'altro.
Che cosa possiamo intendere per «volontà»? E che rapporti intrattiene con il nostro Sé? È a tali domande che si cerca di rispondere in questo volume. L’analisi fenomenologica del problema indica che il Sé, piuttosto che essere un nucleo compatto, è uno scarto temporale, una scissione originaria, e la volontà emerge come la cerniera e il movimento che tiene insieme questa distanza nel cuore dell’io. Di qui si prendono le mosse per chiarire la nozione di identità personale, di autocoscienza, la differenza tra causalità e motivazione, la struttura temporale del Sé e la nozione di valore, che viene intesa come il non ancora che anima la tensione del Sé, e dunque la volontà stessa. In questo percorso, l’Autore trae ispirazione dalla tradizione fenomenologica e da quella critica, confrontandosi e confrontandole però, nello stesso tempo, con quelle elaborazioni che tendono a dissolvere, a partire da una concezione deterministica, la nozione stessa di volontà e di Sé.