È la penna di Emmanuel Falque, professore all'Institut catholiquedi Parigi, che introduce la nuova opera del teologo e catecheta Salvatore Currò. Analizzando il titolo, Falque scrive: «I primi due termini (...) si focalizzano nel terzo. Se i giovani oggi sono perlopiù sulla soglia (prossimità) e la Chiesa è al centro (identità), occorre trovare, o inventare, un ponte che vada da una parte all'altra; le nuove generazioni, infatti, ignorano generalmente il significato culturale della fede della Chiesa, che è riconosciuta solo in quanto portatrice di un contenuto di fede per alcuni. "Comune umanità" non è allora un'espressione vuota. Non allude al riconducimento del divino all'umano o della trascendenza all'immanenza. Al contrario! Non è sufficiente essere uomo per riconoscersi figlio di Dio. Ma, per il fatto che Dio è divenuto uomo (e che dunque l'"Incarnato" dice chi noi siamo come anche chi Lui è), una autentica pastorale potrà e dovrà appoggiarsi innanzitutto sull'essere-in-comune della nostra umanità.» (dalla prefazione di Emmanuel Falque)
Quale antropologia può ispirare oggi la proposta della fede? Come rinnovare le nostre comunità minacciate di invecchiamento? Come restituire alla comunicazione pastorale tutta la sua forza di grazia? Non si tratta, in definitiva, di dare corpo a una parola che sia emessa e udita come un atto di carità? Quest'opera risponde a queste e altre domande. La parola, il dono, l'ospitalità, la bellezza, la sorpresa, il desiderio, sono le categorie privilegiate dall'autore. Esse ci permetteranno di ripensare l'avventura della fede cristiana nel mondo e la sua gratuita proposta.
Dopo un'ampia introduzione, il testo è diviso in tre parti. La prima parte riflette su una proposta pastorale centrata sulla persona del giovane: a partire dalle sensibilità giovanili attuali, si suggerisce l'ottica pastorale del giovane al centro e si pensano l'obiettivo e gli itinerari della pastorale dei giovani. La seconda parte mette a fuoco le condizioni ecclesiali, ponendo l'accento sul senso dell'accoglienza dei giovani e sulle principali risorse che la Chiesa mette in campo con i giovani. La terza parte suggerisce la grammatica di una spiritualità fedele alla verità dell'esperienza e alla Rivelazione cristiana e si riflette sul significato della Sacra Scrittura e dell'esperienza liturgica per la crescita uma-na e cristiana dei giovani.
Questo libro mette a tema la questione del linguaggio religioso e vuoi suggerire un modo di dire Dio che sia radicalmente non violento. Perché la Parola di Dio possa risuonare carica di senso è necessario deporre le pietre. L'allusione è a un racconto del Vangelo (Gv 7, 53-8, 11): una donna, sorpresa in adulterio, rischia di essere lapidata da un gruppo animato da zelo religioso; ma, proprio quando tutto sembra ormai perduto, di fronte a una parola autorevole e sorprendente di Gesù, sopraggiunge nel cuore di ciascuno un barlume di umanità e di verità religiosa. Deporre le pietre è necessario perché il dire religioso abbia senso. Allora come oggi.
Questo libro riflette sul dono tenendo conto della sensibilità attuale su questo tema e soprattutto appoggiandosi a un racconto biblico interpretato nell'ottica del dono: l'incontro a Zarepta di Sidone tra Elia, profeta di Israele, e una donna pagana (1° libro dei Re 17, 7-16). Si tenta un'originale ermeneutica. La pagina biblica è accostata come una traccia da interpretare mentre la si percorre, mentre cioè ci si coinvolge radicalmente. Così il racconto biblico può essere compreso solo nella misura in cui ci si decide per il dono.
Questo studio si pone all'incrocio tra la filosofia e la pedagogia religiosa. La spinta iniziale è venuta dalla pedagogia religiosa ispirata alla fede cristiana, e in particolare dalla sensazione che le difficoltà in cui essa si dibatte riguardino la sua stessa impostazione di fondo, che sembra non "tenere" sia in rapporto alla cultura attuale, sia in quanto cassa di risonanza della Rivelazione biblica. La sensazione si è trasformata in interrogativo: è possibile una via pedagogico-religiosa che esprima una radicale fedeltà alla rivelazione e allo stesso tempo al senso dell'umano?