La filosofia dell'arte di Arthur Danto, celebre critico d'arte americano, prende le mosse in questo libro dal Brillo Box, icona insieme del consumismo e della Pop Art. La scatola di spugnette detergenti, famosa negli USA quanto la Coca Cola e il ketchup Heinz, ha una confezione emblematica, simbolo di una rivoluzione al contempo commerciale e artistica. Già celebre sugli scaffali dei supermercati e nella vita quotidiana delle casalinghe negli anni Sessanta, la scatola Brillo diventa una vera e propria star grazie a Andy Warhol, che la riproduce e la espone nelle più importanti gallerie d'arte del mondo. Ma è con il saggio "Il mondo dell'arte", riproposto in questo volume in una versione rivista e ampliata, che il Brillo Box raggiunge un successo filosofico: esso diventa il discrimine storico-artistico di una nuova era, un'epoca di pluralismo, un periodo in cui qualsiasi cosa si può convertire in arte, perché non esiste più la possibilità di una direzione storicamente corretta che regoli la prassi artistica. Analizzando in modo critico la complessa relazione tra interpretazione, storia, teoria e pratica nell'arte, e con uno stile improntato alla chiarezza espositiva, "Oltre il Brillo Box" prende le distanze da un passato dominato dal paradigma tradizionale delle arti visive e ci proietta nell'attualità di un mondo caratterizzato da opere d'arte indiscernibili dagli oggetti ordinari: è il mondo in cui viviamo, costantemente alla ricerca di una risposta alla domanda "che cos'è l'arte?".
In questo saggio equilibrato e penetrante, all'incrocio tra biografia, critica culturale ed estetica, Arthur C. Danto dimostra come Warhol abbia ridefinito radicalmente la questione dell'arte, obbligando con le sue celebri Brillo Boxes e lattine Campbell a chiedersi qual è la differenza tra due cose esattamente uguali, una delle quali è arte e l'altra no.
Ricostruendo l'evoluzione personale, artistica e filosofica di Andy Warhol, le reazioni del pubblico e della critica al suo primo apparire sull'effervescente scena culturale americana, i rapporti con artisti quali Jasper Johns e Robert Rauschenberg, la nascita della Factory, Danto offre al lettore una precisa lettura delle sue opere piú emblematiche, le loro implicazioni sociali e dimensioni filosofiche, lo scarto rispetto a precedenti esperienze artistiche di rottura quali quella di Duchamp come i paralleli con successori come Jeff Koons.
Mettendo a disposizione del lettore una conoscenza enciclopedica dell'epoca warholiana, Danto ci mostra l'artista come una figura prismatica di enorme complessità, un'icona pop che si è impressa indelebilmente nel nostro immaginario contemporaneo.
È vero che tendiamo a vedere il mondo così come la nostra cultura lo rappresenta piuttosto che rappresentarlo così come lo vediamo o dovremmo vederlo? Il peso delle tradizioni artistiche e culturali è così determinante nel plasmare la nostra percezione? Possiamo credere, come spesso si ripete, che epoche e civiltà diverse hanno visto la realtà in modi diversi e che anche l'occhio è storico come lo stile? Arthur Danto - uno dei più autorevoli studiosi di estetica a livello internazionale - affronta queste questioni cruciali direttamente e senza pregiudizi.