Questa monografia sul Metalogicon di Giovanni di Salisbury vuole proporre una chiave di lettura complessiva del pensiero di Giovanni: l'intreccio tra cultura umanistica, amore per le arti liberali, gnoseologia, logica e teologia giova a mostrare tutta l'originalità dell'autore. Nutritosi al platonismo dei suoi grandi maestri di Chartres, acceso di entusiasmo per le nuove traduzioni delle opere logiche Aristotele, dotato di spirito ironico e antidogmatico a motivo della sua eclettica formazione parigina, Giovanni sa trarre una sintesi tra platonismo e aristotelismo, che trova nel probabilismo cristiano di matrice agostiniana la sua chiave di volta.
Il dibattito cristologico nel Basso Medioevo, questione ontologiche e soteriologiche dove l'intelletto, come la fede, ha una sicura guida nell'illuminazione divina.
Abbiamo bisogno di Dio, sì o no? Magari uno vive, mangia e dorme ugualmente; ma vuol sapere da dove è venuto fuori... e dove va. Soprattutto, sarebbe logico voler sapere se la vita che si vive sulla terra lascia qualche traccia: se l'amore e tutte le cose belle che non vorremmo mai perdere a un certo punto svaniscono come se non fossero mai state. Per quanto l'uomo d'oggi sia condizionato a non porsi questa domanda, quando ci si pensa seriamente, ci si accorge che questa è la domanda più importante di tutte. Alcuni non-credenti si sentono immuni da ogni argomentazione, perché la loro resistenza si fonda su anni di inibizione del desiderio di Dio. Un'inibizione ottenuta con metodi messi a punto nel corso dei secoli. Il presente volume intende dapprima confutare alcuni pregiudizi correnti rispetto alle persone con convinzioni religiose; in seguito vengono prese in esame le prove dell'esistenza di Dio e dell'anima umana, tenendo conto delle obiezioni formulate da alcuni pensatori; infine, si farà cenno ad alcuni aspetti poco noti dell'insegnamento cattolico.
Il "Contra quatuor labyrinthos Franciae", redatto tra il 1178 e il 1179 da Gualtiero, priore dell'abbazia parigina di San Vittore, attacca il pensiero di quattro maestri delle sentenze del XII secolo: Pietro Abelardo, Gilberto Porreta, Pietro Lombardo e Pietro di Poitiers. Gualtiero afferma che l'errore dei quattro teologi consiste nella scorretta calibratura del rapporto tra ragione e fede, che rende la dialettica uno strumento di confusione e non di chiarificazione del dato rivelato. Anche se la critica del vittorino è spesso priva di acribia e obiettività, oltre che irruenta e talvolta malevola, nel ricostruire il pensiero degli avversari, diventa lucida e penetrante nella ricerca di argomenti capitali che, colpendo le fondamenta, provochino il crollo di tutto l'edificio concettuale delle sentenze. Il pamphlet è l'interessante documento di una proposta di conservatorismo teologico e una rilevante testimonianza dei pericoli del genere sentenziale proprio nell'epoca della sua fioritura.