Henri de Lubac pubblica Le drame de l’humanisme athée nel 1944, nel contesto di una Francia occupata dalle truppe tedesche. L’opera non è un testo accademico. Si tratta, piuttosto, di un lavoro militante che si inquadra nella fattiva e coraggiosa partecipazione alla resistenza, da parte dell’autore, alla dominazione nazista.
Se si esclude Dostoevskij, e in parte Kierkegaard, che svolgono il ruolo di figure positive, i tre autori presi in considerazione nel volume, Feuerbach (e dietro di lui: Marx), Nietzsche, Comte, rappresentano i tre avversari del momento. Se la critica al marxismo risulta sfumata, per motivi facilmente comprensibili data la rilevanza della componente comunista nell’opposizione ai nazisti, quella a Nietzsche è manifestamente volta contro il neopaganesimo germanico, padrone della Francia.
Il libro assumeva, da questo punto di vista, un chiaro significato politico; era un’opera di “resistenza”, ideale innanzitutto, al compromesso delle menti e dei cuori, che il neopaganesimo, ateo e liberticida, chiedeva ai cristiani.
La nuova edizione di un testo classico di Henri de Lubac, nel quale l'autore analizza lo sviluppo dell'ateismo, attraverso la filosofia di grandi pensatori quali Feuerbach, Nietzsche, Comte e Dostojeskij.
HENRI DE LUBAC (1896-1991), gesuita e professore di Teologia fondamentale presso le Facultés Catholiques di Lione, è stato uno dei maggiori teologi del ’900. Per Morcelliana ricordiamo: Il pensiero religioso del padre Teilhard de Chardin (1965); La preghiera di Padre Teilhard de Chardin (1965); Teilhard de Chardin missionario del nostro tempo (1967); La Sacra Scrittura nella tradizione (1969); Pluralismo delle Chiese o unità della Chiesa? (1973). Un profilo dell’autore si trova in I. Morali, Henri de Lubac (Morcelliana, 2002).
Nueva edición de esta obra fundamental de Henri de Lubac, con un nuevo prólogo de Valentí Puig: «El lector de El drama del humanismo ateo regresa una y otra vez a una de las verdades cristalinas del prólogo: `No es verdad que el hombre, aunque parezca decirlo algunas veces, no puede organizar la tierra sin Dios. Lo cierto es que, sin Dios no puede, en fin de cuentas, más que organizarla contra el hombre`. Vivimos un tiempo en el que hay que tener muy en cuenta, con Claudel, que la verdad no tiene nada que ver con el número de personas a las que persuade. Un cristianismo de choque --dice Lubac-- no puede ser un cristianismo de fuerza».
Con un estilo penetrante y lúcido, Henri de Lubac traza en este libro la semblanza espiritual de tres filosofías, centradas en tres hombres decisivos para la cultura moderna: Comte, Feuerbach y Nietzsche. Las doctrinas de estos tres pensadores inspiran tres filosofías de la existencia social, política e individual, que hoy ejercen una influencia considerable sobre la vida misma. Humanismo positivista, humanismo marxista y humanismo nietzscheano son, más que un ateísmo propiamente dicho, un antiteísmo, y más concretamente, un anticristianismo, por la negación que hay en su base. Por opuestos que sean entre sí, sus mutuas implicaciones, ocultas o manifiestas, son muy grandes y tienen un fundamento común, consistente en la negación de Dios, coincidiendo también en su objetivo principal de aniquilamiento de la persona humana.
A los nombres de Comte, Feuerbach y Nietzsche se añade, en el estudio de Henri de Lubac, el nombre de Dostoievski, con su imponente testimonio a favor de la fe. Dostoievski no es más que un novelista. No ofrece en modo alguno un sistema. No aporta ninguna solución a los tremendos problemas que plantea a nuestro siglo la organización de la vida social. Pero de sus obras, de la magia incomparable de su literatura, se desprende con hiriente claridad esta verdad: que si el hombre puede organizar la tierra sin Dios, sin Él no puede organizarla más que contra el hombre; que el humanismo que excluye a Dios es un humanismo inhumano. ¿No es la historia contemporánea la confirmación trágica de esta intuición?
Nueva edición revisada. «Estamos ante un libro sencillamente admirable. [...] No es un tratado sistemático de eclesiología ni una colección de estudios sobre temas eclesiológicos. El autor es en este libro más que un profesor; es un teólogo y un iniciador en el misterio de la Iglesia. Expone la doctrina con su despliegue en la historia y su elocuencia vital para el presente. Quiere crear sentido de Iglesia, ayudar a que el cristiano sea anima in Ecclesia, alumbrar la Iglesia en el corazón de los hombres. El libro no es un tratado sino una `meditación` [...]: es un libro rico y sugestivo en ideas y transparente en su exposición. La inteligencia de la fe prepara, acompaña y fecunda la meditación del cristiano sobre la Iglesia, que para nuestro autor es primordialmente el misterio de la Trinidad santa de Dios desplegado en el tiempo en forma de seno maternal y de fraternidad. Por todas partes brotan las palabras desde una vivencia personal. El amor a la Iglesia alienta la capacidad comprensiva. Hay momentos en que la meditación se hace plegaria y se expresa líricamente, y en que la contemplación del misterio de la Iglesia se desborda en admiración. Sorprende el constatar qué poco ha envejecido el paso del tiempo a este libro; en sus páginas alienta un espíritu inmarcesible, y la duración de su vigencia es un signo a favor de su verdad. Transmite este libro una actitud ante la Iglesia que en cualquier situación histórica, en cualquier área cultural, en cualquier configuración que adopte la comunidad eclesial debemos asumir los cristianos. Meditación sobre la Iglesia es un libro extraordinario, donde se refleja la conciencia secular de la Iglesia, iluminada por Jesucristo, `Sol de justicia` y Luz que ilumina a todo hombre. Un libro así merece que circule siempre entre nosotros, especialmente cuando la eclesialidad de la fe necesita mayor esclarecimiento y más hondo arraigo en los cristianos». (de la presentación de Mons. Ricardo Blázquez)
"Una notizia sorprendente". È con queste parole che Henri de Lubac accoglie l'annuncio della sua partecipazione al Concilio Vaticano II. I suoi Quaderni ripercorrono i due anni di preparazione e le quattro sessioni conciliari, senza tralasciare le intersessioni. Ci permettono così di assistere alla discussione degli ordini del giorno, ma anche, in occasione delle riunioni della Commissione teologica e delle sottocommissioni, all'elaborazione dei testi successivamente presentati ai Padri conciliari. Padre de Lubac, eminente teologo e uomo di grande spirito, offre al lettore una guida sicura, introducendolo in quel magma teologico che fu il Concilio e permettendogli di cogliere la posta in gioco di dibattiti talvolta animati. Questi quaderni ci invitano ad una più profonda comprensione storica e teologica del Concilio. Oggi, seguendo lo stesso schema preparato da de Lubac, l'"Opera Omnia" esce anche in francese presso le Editions du Cerf, che hanno da poco pubblicato in lingua originale i quaderni del Concilio.
Le vie di Dio non sono inaccessibili all'uomo, anzi sono tracciate per l'uomo
La sezione dellíOpera Omnia nella quale Ë collocato il presente volume si chiama líuomo davanti a Dio. Eí come la delimitazione di un campo. Sulla scena del mondo líuomo puÚ semplicemente negare Dio come fecero tanti pensatori del XX secolo: ha allora origine il dramma dellíateismo le cui conseguenze sono ancora di fronte a noi. Si possono invece riorganizzare schematicamente le conoscenze ricevute in modo ìscolasticoî e allora ha origine il sistema cui sfugge líessenziale. Si puÚ, infine, secondo la via scelta da de Lubac, mettersi in ascolto della tradizione per coglierne lo slancio vitale ad accogliere Dio e la sua rivelazione.
Tre sono i movimenti interni al volume. Vi Ë uníidea di Dio presente nellíuomo e in qualche modo costitutiva della sua persona. Solo líaffermazione di Dio, difatti, permette di sostenere la dignit‡ dellíuomo e il suo destino eterno. Al contrario le prove dellíesistenza di Dio come la sua conoscibilit‡ devono passare al vaglio purificatore della negazione: quello che conosciamo di Dio, infatti, Ë riduttivo e alienante rispetto alla sua grandezza. La poca conoscenza che líuomo ha di Dio si scontra poi con líinsufficienza delle sue capacit‡ espressive. Dio resta perciÚ un mistero che sovrabbonda le capacit‡ concettuali dellíuomo. Dio stesso perÚ si Ë messo in viaggio per farsi conoscere dallíuomo; questi deve a sua volta mettersi in viaggio per accogliere Dio, per fare in sÈ spazio alla sua immensa ricchezza.
La conclusione Ë un inno di ringraziamento a Dio per il suo amore manifestatosi nella creazione e nella redenzione. Uno dei volumi pi˘ affascinanti di de Lubac, uníopera che parla realmente di Dio, non degli artifici pi˘ o meno brillanti dei teologi.
Con questo volume si conclude l'Esegesi medievale di de Lubac e si giunge ad Erasmo, aprendosi così a quell'Umanesimo già insito nel Medioevo, che però l'Europa interpretò successivamente in forme riduttive. Nella "Memoria intorno alle mie opere" l'autore ricordò le circostanze in cui nacquero i quattro volumi che compongono "Esegesi medievale". A metà degli anni Cinquanta, esonerato dall'insegnamento, ebbe l'occasione per un lungo confronto con la tradizione cristiana nella gioia dell'incontro con la tradizione viva che, sgorgata dal Vangelo, prosegue senza interruzione nella vita della Chiesa. Interpretando e spiegando con rigore scientifico e entusiasmo, de Lubac ha compiuto un itinerario che i più recenti progressi filologici e storici non hanno annullato. Il testo presentato è il quarto volume della sezione quinta "Scrittura ed Eucarestia", ovvero il 20° volume dell'Opera Omnia.
Henri De Lubac fu studioso di patristica, docente di storia delle religioni, in dialogo con marxisti e atei, autore di uno studio sulla natura del cattolicesimo, e svolse un ruolo attivo nella resistenza francese. La corrispondenza fra il teologo e mons. Benedetti è durata circa trent'anni.