All'indomani della Seconda guerra mondiale si diffuse in Italia un forte richiamo all'impegno civile che generò quel movimento spontaneo definito neorealismo. Con opere soprattutto cinematografiche e letterarie, esso intendeva proporre una rappresentazione della problematica realtà italiana di quegli anni, affinché gli spettatori e i lettori si adoperassero perché si diffondesse un impegno a migliorare la società del Paese attraverso l'arte e la cultura. Del neorealismo furono protagonisti registi come Roberto Rossellini e Vittorio De Sica, scrittori come Elio Vittorini e Vasco Pratolini, ma questa esperienza lascerà tracce anche in chi, come Italo Calvino, Pier Paolo Pasolini e perfino Eugenio Montale, quel momento di grande slancio aveva solo attraversato.
Quasi un compendio delle vicende della cultura italiana del Novecento la tormentata attività artistica e intellettuale di Elio Vittorini (1908-1966). Scrittore innovativo, promotore culturale, organizzatore editoriale, fondatore di riviste (Il Politecnico nel 1945 e Il Menabò con Italo Calvino nel 1959), promotore di dibattiti, Elio Vittorini percorre l'intera parabola ideologica e politica del nostro secolo.