Il volume Cristo e Logos presenta autori e temi della cristologia del VI secolo in Oriente, seguendo un percorso cronologico al cui centro è il Concilio Costantinopolitano II dell'anno 553. In tal senso, l'autore tratta di dodici teologi calcedonesi preconciliari, da Nefalio a Leonzio di Bisanzio, ai monaci Acemeti, ai monaci Sciti fino al monaco Eustazio, e di sette teologi calcedonesi postconciliari, da Eutichio di Costantinopoli a Leonzio di Gerusalemme fino al trattato De Sectis. L'opera vuole essere un contributo alla ricerca teologica teso a registrare l'evoluzione della teologia cristologica, definita come calcedonismo, dalle forme più conservatrici che non aprivano nessuno spiraglio al dialogo con i monofisiti, fino al cosiddetto neocalcedonismo, la forma più evoluta del calcedonismo, che aveva integrato in sé la teologia di Cirillo di Alessandria con la definizione di Calcedonia, divenendo poi la cifra dell'ortodossia cristiana e cattolica.
Il presente volume vuole esporre sinteticamente l’apporto della Patrologia allo studio della teologia nei suoi vari ambiti o trattati; per questo la materia è stata disposta in dieci capitoli che corrispondono, grosso modo, all’impianto degli studi teologici per la formazione sacerdotale, allo scopo di far conoscere a coloro che si avvicinano agli studi teologici la bellezza, il valore e l’attualità della riflessione dei Padri. Pur tenendo presenti gli esiti degli studi filologici e storico-letterari, in questo volume l’oggetto della ricerca patristica non è stato ridotto alla pura filologia o critica letteraria, perché i Padri non sono semplici autori di opere letterarie, bensì autorevoli testimoni della Tradizione; per questo si è privilegiata la matrice dottrinale, spirituale, liturgica e catechetica, che meglio si adatta e illustra le opere dei Padri. Dovendo, quindi, presentare i temi della teologia patristica, dall’esegesi alla cristologia e trinitaria, ecclesiologia, antropologia, escatologia, morale, spiritualità, liturgia, catechetica, fino alla canonistica, si è preferito fare ricorso diretto ai testi dei Padri, di cui si offrono diversi estratti in lingua italiana nelle traduzioni più diffuse. Essendo questo volume destinato a coloro che si avvicinano per la prima volta alla teologia patristica, ossia coloro che Agostino amava chiamare rudes, si è evitato di soffermarsi sulle questioni adhuc sub judice, preferendo presentare brevemente le diverse problematiche adottando le opinioni più attestate tra gli studiosi.
I Padri apostolici sono gli autori più antichi, dopo il Nuovo Testamento. I loro scritti, composti entro la prima metà del II secolo, riflettono l'ambiente delle prime generazioni cristiane e rivestono per questo uno speciale interesse. In essi, infatti, si coglie il nucleo del primo annuncio della fede e della morale cristiana a confronto con il paganesimo e il giudaismo. Gli autori non erano scrittori di professione, ma scrivevano per i cristiani con un linguaggio comprensibile e semplice; uno stile umile che fa cogliere attraverso le parole i sentimenti più profondi dell'anima e della vita umana.