"Canto di Natale" ebbe immediato successo fin dal suo primo apparire nel 1843. Vi si narra l'inquietante notte di Natale di Ebenezer Scrooge, un uomo d'affari avaro ed egoista, che ha sempre preferito contare i suoi soldi piuttosto che pensare agli altri e festeggiare il Natale. Questa volta, però, lo aspetta una Vigilia molto speciale, durante la notte riceve infatti la visita di tre spiriti: il fantasma del Natale passato, il fantasma del Natale presente e quello dei Natali futuri, che gli faranno capire ciò che veramente conta nella vita... Questo primo racconto inaugurò una consuetudine natalizia che avrebbe visto Dickens scrivere negli anni successivi altri quattro "Canti di Natale". Cinque storie animate da fantasmi, folletti e fate, che della festività sacra propongono diverse interpretazioni, sottolineandone, di volta in volta, la giocosità, la solitudine, le miserie dell'infanzia, l'aspetto soprannaturale o di satira sociale.
Il vecchio William Dorrit è rinchiuso da molti anni per debiti nella prigione londinese di Marshalsea. A prendersi cura di lui è la devota figlia Amy, la piccola Dorrit, innamorata in segreto del giovane amico di famiglia Arthur Clennam. Ma un'improvvisa eredità cambierà completamente le cose. In questo romanzo il grande scrittore inglese concepì un potente apologo su povertà e ricchezza, scagliandosi come mai prima contro la società vittoriana e il ceto medio che la rappresentava. Scritto tra il 1855 e il 1857, La piccola Dorrit riflette con la forza di un linguaggio visionario la vis polemica di Dickens nei confronti delle istituzioni e smaschera attraverso la finzione letteraria l'ipocrisia di finanzieri spregiudicati e corrotti. Il titolo originario del romanzo, poi cambiato dall'autore, non a caso era Nobody's Fault, "Non è colpa di nessuno": allusione efficace, - come scrive Carlo Pagetti nell'Introduzione, - "a un mondo dove nessuno si assume le responsabilità delle proprie azioni, e dove gli stessi personaggi sono dei "nobodies", oscurati dalla propria mediocrità, dall'insoddisfazione psicologica e dalla cecità morale".
Racconti di Natale. Con saggio introduttivo di Stefan Zweig.
La triste vicenda di Louisa Grandgrin e di suo padre è una delle più belle storie raccontate da Dickens. Thomas Grandgrin, come molti suoi contemporanei, ha commesso il tremendo errore di fare della Filosofia dei Dati di Fatto, cioè la filosofia utilitaristica, la teoria guida della propria vita. E solo quando la figlia Louisa, intrappolata in un matrimonio senza amore, diventa preda di un ozioso seduttore, il padre si vede costretto a prendere le distanze dalle proprie convinzioni. "Tempi difficili" è uno dei grandi romanzi della maturità di Dickens, una macchina travolgente in cui ricorrono gli ingredienti consueti della sua scrittura, ma con in piú un tono di favola che stempera gli eventi in chiave comica.
"Oliver Twist", la storia del bambino che, nato in ospizio, maltrattato in un'impresa di pompe funebri, reclutato a Londra da una banda di ladri, è intrappolato nella malavita vittoriana, uscì a puntate nel 1837-38. Ora viene proposto nella traduzione di Silvio Spaventa Filippi con cura redazionale di Patrizia Schisa, in occasione dell'uscita del film diretto da Roman Polanski.
Secondo dei quattro «Christmas Books» dell'autore, questa «fantasia di Natale» ci offre tutti i caratteri della scrittura dickensiana: l'alternanza di comico e tragico, di momenti di cupa introspezione e di incontenibile allegria, delle figure dell'ombra e di quelle della luce; e l'infanzia, nelle sue componenti più inquietanti e in quelle più tenere. E vi ritroviamo naturalmente la magìa del Natale, con il suo messaggio augurale di dolcezza e benevolenza.
David, orfano di padre, vive una infanzia felice con la madre, ma questa poi si risposa con il signor Murdstone, un uomo crudele che la porta alla tomba. Privo di affetti, David sperimenta la dura scuola del maestro Creakle. Il patrigno gli impone un lavoro avvilente in un negozio di Londra. Disperato fugge a piedi a Dover, dove una zia, Betsey, accetta di occuparsi di lui. Lo manda a Canterbury, per educarlo, in casa del suo avvocato, padre di Agnes, una dolce fanciulla. Divenuto cronista parlamentare e conquistata anche fama letteraria, David sposa Dora che pochi anni dopo muore. Il giovane allora si accorge della dolce Agnes che sposa, dopo aver salvato il futuro suocero dalle trame del suo amministratore.
Cuentan que la pequeña Harriet Thackeray, hija del novelista in­glés Wiliam Thackeray, le preguntaba a su padre con conster­nación: "Papá, ¿por qué tú no escribes libros como NICHOLAS NICKLEBY?" Y es que, como apuntaba uno de los más importantes críticos de su época, Walter Bagehot, "no hay ningún escritor inglés contemporáneo cuyas obras sean leídas con tanto deleite por toda la casa, criados y señores, niños y adultos". Esta obser­vación se ajusta estupendamente a NICHOLAS NICKLEBY, una de esas largas novelas por entregas que los lectores de Dickens esperaban con tanta avidez. Con avidez semejante pero sin íncó­modas interrupciones podrá ahora disfrutar el lector contempo­ráneo de las aventuras y desventuras de Nicholas.
La novela es, en primer lugar, un feroz ataque satírico contra las escuelas de Yorkshire de la época, donde los menores recibían un trato brutal por parte de individuos avariciosos y crueles, que habiendo demostrado su absoluta incompetencia en todo tipo de oficios y negocios sólo tenían como último recurso hacerse maes­tros. Es posible que el lector contemporáneo halle exagerada la descripción del Sr Squeers y de su escuela. No obstante, asegu­ra el autor que es tan sólo el pálido retrato de una realidad suavi­zada a propósito para no ser tomada por imposible.
Pero no es es esta una novela amarga. Junto a la vileza y mez­quindad de algunos personajes, hay otros cuya generosidad y nobleza resultan tan irreales como los vicios de aquéllos. Y es que, en las novelas de Dickens, el humor que magníficamente im­pregna todas las páginas aun cuando se relatan los más tristes episodios, y el amor siempre triunfante por encima de cualquier mal designio, de cualquier circunstancia adversa o voluntad malé­vola, parecen estar ahí para recordarnos que la lectura, como la vida, debería tener siempre un