Ogni giorno ci capita di incontrare qualcuno che è Altro da noi, la qual cosa ci mette in difficoltà. Il punto è che, nell'incontro con il differente/diverso, il problema non è rispondere alla domanda "chi sei Tu?", oppure "chi sono Io?", perché confrontarsi sulle identità serve a poco se vogliamo comprenderci. Piuttosto la domanda da porsi è: "chi sono Io per Te e chi sei Tu per Me?", cioè chiederci quale sia la nostra relazione. Nella relazione c'è un confine che ci divide, il quale a seconda di come lo trattiamo può generare incomprensioni e conflitti o, al contrario, dei beni relazionali. Tale confine, per l'Autore del libro, è un effetto emergente, il Terzo fra l'Io e l'Altro, da cui dipende l'identità di ciascuno. Solo nel prenderci cura del confine come relazione in cui viene elaborata l'alterità è possibile riconoscere l'Altro, e quindi Noi stessi, trovando in questa relazione il senso di che cosa significa essere umani.
Uno de los grandes logros del sociólogo italiano, Pierpaolo Donati, es poner en el centro de la persona sus relaciones, pues somos sobre todo los vínculos que forjamos con otros. En este libro vuelve a hacerlo, para esta vez dar una respuesta o, más bien, abrir un camino de respuesta a la pregunta sobre la generación, tema de mucha actualidad. Desde hace algún tiempo se están difundiendo diversas formas de tener un hijo que prescinden de la relación entre dos padres naturales, utilizando técnicas de laboratorio que combinan gametos masculinos y femeninos recibidos de varias personas. La pregunta que surge entonces es: en estas condiciones, ¿quién o qué genera un niño? ¿Quién es un “padre”? ¿Es la persona que dona el material biológico, o los técnicos de laboratorio, o la persona que asume la tarea de acoger y criar al niño no nacido? La respuesta, dice Donati, debe darse desde el punto de vista del niño, y no sólo desde el lado de la paternidad. La identidad personal del niño reside en la relación entre quienes lo han generado. Los que generan no son los individuos como tales; los que generan son sus relaciones. Este es el punto que hay que entender. Lo que califica la generación de un niño como humana es la estructura hombre-mujer y la calidad intersubjetiva de esa relación.
Come sarà la vita sociale quando la pandemia del Covid-19 sarà stata debellata? Ritorneremo alla vita "normale" di prima, in continuità con i miti moderni del benessere e del progresso, o dovremo adottare un altro modus vivendi? Il libro intende mostrare che la pandemia ci ha rivelato qualcosa che la modernità ha rimosso: la realtà delle relazioni sociali. È attraverso le relazioni che le epidemie di ogni genere si diffondono. Serve una nuova visione creativa e soprannaturale delle relazioni affinché siano portatrici di bene. Il libro spiega come e perché possiamo uscire dalle pandemie con una visione relazionale della vita umana e dell'organizzazione sociale.
Da alcuni anni le scienze sociali hanno "scoperto" un tipo di beni che non sono né cose materiali, né idee, né prestazioni, ma consistono di relazioni sociali, e per tale ragione sono chiamati "beni relazionali". Riguardano tutte quelle relazioni che fanno fiorire le persone. Realizzano una "vita buona" e una "società buona", e in particolare una democrazia matura. Si tratta di esplorare queste realtà, a cui sono interessate un po' tutte le discipline che riguardano la vita sociale (in particolare sociologia, psicologia, economia, politologia, filosofia, pedagogia), per comprendere quale sia il loro apporto pratico. Il libro presenta una teoria generale dei beni relazionali. Segnala esempi concreti. Chiarisce chi e come li può creare. In breve, offre prospettive di azione per tutte le forme di organizzazione sociale che vogliano essere generative di beni, anziché di mali, personali e collettivi.
Lo social de hoy parece ser cada vez menos humano. Lo humano se hibrida con el no humano. Esto sucede, por ejemplo, en el uso de tecnologías digitales, en las interacciones entre humanos y robots, y en general en la difusión de relaciones virtuales. Es cada vez más difícil ver qué hay de propriamente humano en la vida social. Uno se pregunta entonces: ¿qué es lo humano en lo social? La respuesta del autor es que hay que evaluar la calidad y las propiedades causales de los diferentes tipos de relaciones y contextos sociales. Si por un lado la sociedad produce relaciones sociales cada vez menos humanas, por otro lado exige una nueva humanización de las relaciones, tanto interpersonales como colectivas. El problema es que aún no hemos desarrollada una cultura de relaciones sociales adecuada para este propósito. El libro aclara cómo la perspectiva relacional puede responder a esta necesidad, proporcionando un enfoque capaz de abordar la deshumanización de lo social.
Il lavoro è una questione sociale "emergente" in due sensi: da un lato, ci troviamo di fronte a rischi crescenti di disoccupazione e alla diffusione di lavori precari, sfruttati, alienati; dall'altro, nonostante tutto ciò, assistiamo all'emergere di una gamma di potenziali lavori "virtuali" propri di un'economia dopo-moderna. Questi due processi sono correlati fra loro. Ciò che li connette è l'affermarsi di una società reticolare che richiede una nuova soggettività dell'agire lavorativo e forti innovazioni nelle forme organizzative. Per comprendere questa trasformazione epocale occorre considerare il lavoro come relazione sociale, anziché come mera prestazione, nella prospettiva di un'economia relazionale.
Da tempo si stanno diffondendo varie modalità di avere un figlio che prescindono dalla relazione fra due genitori naturali, mediante tecniche di laboratorio che combinano i gameti maschili e femminili ricevuti da varie persone. Ci si chiede allora: in queste condizioni, chi o che cosa genera un figlio? Chi è 'genitore'? Lo è chi dona il materiale biologico, o lo sono i tecnici del laboratorio, o chi si assume il compito di prendere con sé e allevare il nascituro? La risposta, dice Donati, deve essere data dal punto di vista del figlio, e non solo dal lato della genitorialità. L'identità personale del figlio giace nella relazione fra coloro che lo hanno generato. Chi genera non sono gli individui come tali; chi genera è la loro relazione. Questo è il punto che bisogna comprendere. Ciò che qualifica come umana la generazione di un figlio è la struttura uomo-donna e la qualità intersoggettiva di quella relazione.
La vita umana è appesa al filo delle relazioni, quelle con sé stessi, con gli altri e con il mondo. Eppure di queste relazioni sappiamo poco o nulla. Le usiamo, ma non le vediamo. Di solito pensiamo che tutto dipenda dagli individui e solo da essi. Oppure pensiamo che ciò che accade sia dovuto alle 'strutture' della società. Il fatto è che pensare la relazione in sé stessa, e ciò che genera, significa affrontare un enigma che ci rende muti, incerti, disorientati. La modernità ha rifiutato di confrontarsi con l'enigma della relazione. Si è rifugiata nell'autoreferenzialità del Soggetto individuale. La globalizzazione fa esplodere le relazioni sociali, soprattutto virtuali, e così moltiplica a dismisura gli enigmi che portano con sé. Le conseguenze si constatano oggi nei vuoti esistenziali, nella frammentazione e nella solitudine di un numero crescente di persone. La ragione occidentale è in declino e non potrà più essere un motore di civiltà se non sarà capace di affrontare gli enigmi insiti nel 'vivere in relazione'. Ma com'è possibile rispondere alle sfide degli enigmi nascosti nelle relazioni sociali generate dalla società emergente?
La familia puede sufrir mutaciones. Genera bienes, pero también puede generar males, comosucede ya en la sociedad. Es necesario elaborar una cultura que razone su defensa.
Este libro responde a una pregunta fundamental que todo el mundo se plantea hoy día: la familia ¿es una institución del pasado que podemos modificar según nuestros sentimientos y mociones afectivas, o es una realidad que tiene una forma propia, respecto a la que se mide el carácter más o menos humanizante de la sociedad? Para responder a ella, es necesario dar razones sociológicas que sostengan que la familia es una institución del futuro y no solo del pasado, porque tiene bases naturales sobre las que cada cultura podrá erigir formas diversas, pero no que anulen su naturaleza propia.
Pierpaolo Donati (Budrio, 1946), sociólogo y filósofo italiano, es director del Centro de Estudios de Política Social y coordinador del Doctorado en Sociología de la Universidad de Bolonia. En sus numerosas obras, de carácter teórico y empírico, ha propuesto una nueva perspectiva para la sociología contemporánea basada en una filosofía que mira a la persona humana como un ser relacional.