Enzensberger è autore poliedrico: saggista, pamphlettista, romanziere, scrittore per l'infanzia, memorialista. Però forse i suoi libri entrati più vigorosamente fra i classici del Novecento sono quelli di poesia. E "Mausoleum", uscito in Germania nel 1975, è una pietra miliare del suo itinerario poetico. E un libro costituito da trentasette ballate dedicate ad altrettanti personaggi che hanno fatto, come dice il sottotitolo, «la storia del progresso»: da Giovanni de' Dondi che nel Trecento costruì l'orologio di Padova a un altro italiano, Ugo Cerletti, che sei secoli dopo inventò l'elettroshock. In mezzo: Campanella, Leibnitz, Linneo e tanti altri pensatori e scienziati. Se già Leopardi diffidava delle «magnifiche sorti e progressive» del mondo, Enzensberger ha uno sguardo ancora più perplesso sulla modernità. Per lui l'aspirazione al dominio totale della natura ha creato un modello destinato a portare l'umanità al disastro. E a volte ha forgiato un tipo di scienziato squilibrato, sadico, dai deliri onnipotenti, come quello della ballata dedicata a Lazzaro Spallanzani che si eccitava compiendo mostruosità sugli animali «a fini di studio».
El autor nos ofrece una obra compleja, en la línea de El corto verano de la anarquía, centrándose en la figura del barón Kurt von Hammerstein-Equord (1878-1943), el general que en 1930 asumió el mando del ejército y se retiró después de que, en 1933, Hitler revelara sus planes en una reunión secreta. La biografía de Hammer­stein tiene ramificaciones e implicaciones históricas que traspasan las fronteras del Reich, primero, y las de la República Federal después. Así pues, gracias a la historia de la familia Hammerstein, el autor recupera todos los motivos y las contradicciones decisivas del «caso alemán»: desde las maniobras de Hitler para hacerse con el poder hasta la vacilación alemana entre el Este y el Oeste; desde la caída de la República de Weimar hasta el fracaso de la resistencia, y desde la fuerza de atracción de la utopía comunista hasta el final de la guerra fría.
«El interés por esos doce años de terror no debe agotarse nunca» (Ulrich M. Schmid, Neue Zürcher Zeitung); «A la vez ensayo histórico, novela familiar, reflexión sociopolítica, cuestionamiento filosófico y soberana libertad literaria, he aquí un libro duro, profundo, magnífico» (Serge Kaganski, Les Inrockuptibles).
Operaio metallurgico, Buenaventura Durruti è stato, nel 1936, uno dei protagonisti della rivolta anarchica catalana e della guerra civile spagnola. Rivoluzionario sin dall'adolescenza, è stato perseguitato, imprigionato, esiliato, ha guidato la leggendaria colonna anarchica sul fronte d'Aragona ed è morto in circostanze oscure. "Mai nessuno scrittore si sarebbe deciso a raccontare la storia della sua vita; rassomigliava troppo a un romanzo d'avventure": così diceva lo scrittore sovietico Il'ja Erenburg sin dal 1931, dopo averlo conosciuto di persona. Quarant'anni più tardi, Hans Magnus Enzensberger raccoglie la sfida e scrive un romanzo "di montaggio", che non rinuncia al respiro epico del personaggio ma al contempo offre gli strumenti per tornare al clima, alla complessità, alle contraddizioni di quella "breve estate" di lotta per la libertà, che tuttora continua a interrogare la nostra memoria storica. È così che l'opera di Enzensberger è diventata un testo indispensabile per riprendere il filo degli eventi, per tornare sulle tracce di una figura straordinaria, e anche per concludere, con serenità e lucidità, che "non si fa due volte la stessa rivoluzione".