«Voi sezionate gli animali e io li studio vivi. Voi ne fate un oggetto che ispira orrore e pietà, mentre io li faccio amare. Voi lavorate in laboratori di torture, io conduco le mie indagini sotto l’azzurro del cielo, al canto delle cicale. Voi sottoponete la cellula e il protoplasma ai reagenti, io studio l’istinto nelle sue espressioni più alte. Voi scrutate la morte, io osservo la vita. Ma vorrei dire di più: come i cinghiali hanno intorbidato la limpida acqua delle fonti, la storia naturale, questo meraviglioso studio delle prime età, a forza di perfezionamenti è diventata cosa odiosa e respingente. E se scrivo per gli scienziati e per i filosofi, che un giorno tenteranno di gettare luce sull’arduo problema dell’istinto, scrivo anche e soprattutto per i giovani, ai quali vorrei tanto far amare questa storia naturale, che voi invece riuscite solo a fare odiare».